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120° Anniversario del Regicidio di Umberto I

UN PASSAGGIO SECOLARE
NELLA STORIA DEL REGNO D’ITALIA

Il Novecento inizia con due eventi, solo apparentemente distanti, il Regicidio del Re d’Italia Umberto I e la creazione di un’opera d’arte, estremamente inquietante, il Quarto Stato di Giuseppe Pellizza da Volpedo. Infatti, il 29 Luglio 1900,  fu proprio la mano di un operaio anarchico, che con tre colpi di pistola, in ultimo, pose fine alla vita del Sovrano. Quest’anno ricorre il 120° Anniversario dell’infausto evento.

Il Contesto Europeo
Il periodo che va dalla fine dell’Ottocento all’inizio del Novecento viene detto Belle Epoque, Epoca della Bellezza. Un progresso scientifico e industriale ormai imperante e irrefrenabile, come un fiume in piena travolse l’Europa. Il futuro si imponeva con tutta la sua forza. Tutto era scritto, tutto era già nelle cose. Nelle esposizioni universali delle maggiori città europee si mostrava il progresso della civiltà e le conquiste dell’umanità.
Confronto-scontro tra tradizione e modernità. Due sistemi di pensiero, due visioni del mondo. L’idea di leggi immutabili e inesorabili veniva sostituita dal richiamo continuo a punti di vista e a proiezioni intellettuali inusitate, cambiando così il modo di concepire l’oggetto fisico e le categorie di spazio-tempo.

Il tempo dell’orologio sostituiva il tempo della campana.
Cambiamento antropologico in atto. Le masse mutavano i loro desideri e le loro aspirazioni, i loro gesti e le loro abitudini; orientate non più dal suono della campana, ma dal rumore delle sirene.

Ai tempi lenti del pensiero e della riflessione si opponevano i tempi veloci della macchina. La velocità era la caratteristica dei Tempi Moderni, prendeva il sopravvento su tutto, sia nella vita civile e pacifica, che in quella che venne giudicata, da certi ambienti, come una nuova forma di guerra.

Città illuminate, strade ferrate, fili telegrafici isolati (Siemens), cannone d’acciaio (Krupp), sapone e dentifricio, macchina da scrivere e stilografica, dinamite (Nobel), fertilizzanti artificiali, navi a vapore, dirigibili rigidi (Zeppelin), siero antirabbico e vaccinazioni (Pasteur), raggi X (Rontgen), il radio (coniugi Curie), macchina fotografica e cinematografia (Lumière), invenzione radiotelegrafica (Marconi), lampadina elettrica (Edison), telefono ( Meucci), leghe leggere, ascensore, bicicletta, ferrovie, giornali e manifesti, mitragliatrice, teoria della relatività (Eistein), enciclica pascendi contro il modernismo, futurismo.

Casa Savoia, con la sua Millenaria Tradizione, si poneva al centro sia del processo di Unificazione Nazionale, che del processo di modernizzazione della penisola.

Se con il Re Carlo Alberto di Savoia, la Monarchia da Assoluta diventava Costituzionale, se con il Re Vittorio Emanuele II si giungeva alla Proclamazione del Regno d’Italia con Roma Capitale, è proprio con il Re Umberto I e  la regina Margherita di Savoia, sua consorte, che si costituiva quell’assetto istituzionale e amministrativo, ma anche sociale e culturale, che sta ancora a fondamento dello Stato Italiano. L’Eroe di Villafranca, delle epiche battaglie risorgimentali, cedeva il posto all’Uomo di Stato.

I giovani Sovrani avevano un unico obiettivo: tenere insieme l’Italia, che con tanto sangue e sacrifici si era finalmente unificata, dopo secoli di divisioni, essendo stata  fino ad allora percepita solo come campo di battaglia per le contese delle dinastie europee.
A tal fine, dopo il matrimonio avvenuto a Torino il 22 Aprile 1868, i sovrani scelsero Napoli come residenza, e come luogo dove far nascere l’erede al trono Vittorio Emanuele III, nominato Principe di Napoli.

Poi, con Roma Capitale si trasferirono nella Città Eterna. Ricordiamo che quest’anno ricorre il 150° Anniversario di Porta Pia e il 200° Anniversario della Nascita del Re Vittorio Emanuele II. Il primo segno tangibile del passaggio storico epocale si ebbe proprio con l’ingresso ufficiale dei giovani sposi, il Principe Umberto (26 anni) e la principessa Margherita (19 anni), che arrivavano alla stazione Termini, il 23 Gennaio 1871 in una giornata invernale e piovosa. Scortati dai Corazzieri Reali da Termini al Quirinale, la Principessa si distinse da subito, nel voler manifestare il suo benevolo sentimento al popolo, accorso ad acclamarli, ordinando di scoprire la carrozza.

La Principessa all’epoca, poi dal 1878, prima Regina d’Italia, donna colta e cattolicissima, vicina al popolo, svolse un ruolo fondamentale di conciliazione fra l’aristocrazia nera pontificia e l’aristocrazia bianca liberale, mediante i suoi salotti e le sue serate di beneficenza. Riuscendo con la sua grazia e intelligenza a conquistare persino i repubblicani colti, come il poeta Giosuè Carducci, che gli dedicò la celebre Ode Alla Regina d’Italia.

Il 9 Gennaio 1878, alla  morte prematura del padre, il Re Vittorio Emanuele II, a soli 58 anni, per via di una malattia, il giovane erede al trono Umberto I emanò un proclama alla Nazione affermando, Il vostro primo re è morto; il successore vi proverà che le istituzioni non muoiono!  Compito arduo in un momento di grandi cambiamenti epocali, con scioperi, agitazioni, congiure e attentati in tutta Europa.

Il Giovane Regno d’Italia
Molti problemi, sia di politica interna che di politica estera, opprimevano il giovane Regno d’Italia. In primis la Questione Romana. Non dimentichiamo l’intransigenza del pontefice Pio IX, che subito dopo la Breccia di Porta Pia, lanciava la scomunica agli invasori dello Stato Pontificio. Ricordiamo, che nel mese di Luglio 1870, proprio a causa degli eventi in corso, era stato interrotto il Concilio Vaticano I, dopo aver stabilito il singolare Dogma dell’Infallibilità del Pontefice, in materia religiosa. Quest’anno dunque ricorre il 150° Anniversario di questo significativo Concilio Ecclesiastico. 

La Storia prosegue la sua retta via. Il Governo del Re Vittorio Emanuele II, dopo l’approvazione della legge per l’accettazione dei Plebisciti, il 3 Febbraio approvava quella sul trasferimento della Capitale da Firenze a Roma, e il 13 Maggio l’importante legge sulle guarantigie, ossia le garanzie che venivano riconosciute alla Chiesa e al Papa. Pio IX con l’enciclica Ubi Nos respingeva la legge, non solo, si considerava un prigioniero in Vaticano, non accettava le condizioni di resa, rifiutava la città leonina e cominciava un’azione diplomatica internazionale al fine di riavere tutto lo Stato Pontificio. Questo stato di cose durò fino al Concordato del 1929, giunto a buon fine grazie all’Uomo della Provvidenza, Benito Mussolini. Fatalità. Il Duce del Fascismo era nato proprio il 29 Luglio, ma del 1883, giorno del regicidio del Re Umberto I.

La Questione Romana irrisolta, a cui si aggiunse la Questione Coloniale, con le sue alterne e complesse vicende, spinsero il giovane Sovrano a firmare il 20 Maggio 1882 la Triplice Alleanza con l’Austria cattolica e la Germania luterana, confidando nelle diverse mire espansionistiche.

Roma, non più città pontificia, ma ormai Capitale del Regno d’Italia, cominciava un lento processo di modernizzazione, sia urbanistico, al punto che si metteva in opera uno stile architettonico detto Stile Umbertino, sia di moda e di costume, che viene detto Margheritismo.

A questi problemi si devono aggiungere le varie calamità naturali, che in quel periodo colpirono l’Italia, terremoti, alluvioni ed epidemie. Il Sovrano si distinse fin da subito per la sua prodigalità, basti pensare all’epidemia di colera che scoppiò a Napoli nel 1884. Per il suo intervento immediato e personale gli fu attribuito l’appellativo di Re Buono. A ricordo del triste evento fu incisa su una stele una sua frase A Pordenone si fa festa, a Napoli si muore. Vado a Napoli.

Inoltre fondamentale la promulgazione del cosiddetto Codice Zanardelli, durante il Periodo Umbertino, caratterizzato da una serie di interventi innovativi e a suo tempo considerati straordinari dall’opinione pubblica, come ad esempio l’abolizione della pena di morte.

Per quanto riguarda la Questione Sociale, ricordiamo solo alcune delle tante leggi di tutela pubblica, varate durante il suo Regno, come l’importante, ma precedente, Legge Coppino per l’istruzione pubblica e obbligatoria 1877, sulla Cassa pensioni per gli impiegati statali 1881, sulla prevenzione degli infortuni 1898, sulla Cassa nazionale di previdenza per l’invalidità e la vecchiaia 1898, sul divieto del lavoro dei fanciulli negli opifici e nelle miniere 1886, sugli infortuni 1900. Anche nel settore della Sanità si provvide a realizzare strutture ospedaliere e a promuovere la ricerca in campo medico.

Ricordiamo, che la Monarchia Sabaudia era una Monarchia Costituzionale Parlamentare, non era dunque una Monarchia Assoluta. Sotto il Regno di Umberto I si alternarono diversi governi di sinistra e di destra, da Depretis a Crispi, politica che venne definita del Trasformismo.

La Crisi di Fine Secolo

Il Sovrano subì nella sua breve vita quattro attentati per mano di anarchici, i primi due quando era ancora principe, l’ultimo da Re a Monza gli fu fatale. Il Re aveva profetizzato Quando dal pugnale passeranno alla pistola […].
Questi gesti si devono inquadrare nel contesto storico della Crisi di fine secolo, caratterizzato da scioperi e agitazioni popolari, spesso difficili da distinguere dalle modalità dei Moti e delle Insurrezioni. Al punto che il Governo Crispi arrivò a sciogliere il Partito Socialista, le Camere del Lavoro e le Leghe Operaie. La situazione si inasprì al punto che in alcuni casi il Sovrano si trovò costretto a firmare lo stato d’assedio.

Non dimentichiamo, che nel 1898 ricorrevano i 50 anni dalle insurrezioni e dai  moti del 1848,  al punto che in quel momento si temevano congiure in tutta Europa. E’ in questo quadro storico che si devono leggere gli scioperi di Milano del 1898, dove furono sollevate palizzate e barricate, con dispiegamento insurrezionale, e che videro un’ampia partecipazione di anarchici, socialisti e repubblicani, oltre che di povera gente. Questa rivolta si concluse nel sangue e il generale Fiorenzo Bava Beccaris venne insignito con la Croce di Grand’Ufficiale dell’Ordine Militare di Savoia,  per il servizio reso alle istituzioni e alla civiltà, e fu anche nominato Senatore del Regno. Questa la motivazione della vendetta, che possibilmente guidò la mano dell’assassino del Re Umberto I a Monza, il 29 Luglio 1900.

I Sovrani, in quell’estate del 1900, risiedevano come di consueto nella bellissima Villa Reale a Monza. Località preferita da Casa Savoia per via della sua Alta Valenza Simbolica, dal momento che nel Duomo di Monza si conserva la Corona Ferrea. Nei pressi della Villa aveva sede la Società Sportiva Forti e Liberi, che invitò il Re alla cerimonia del 29 Luglio, in occasione del concorso ginnico. Il Sovrano, quel giorno fatale, nonostante le premure della Regina, che gli consigliava di evitare la cerimonia, non mancò alla promessa di partecipare all’evento.

Motivo dell’intervento del Sovrano, era dato dalla presenza alla competizione atletica delle squadre di Trento e Trieste, allora sotto il dominio Austriaco.  Non poteva esimersi dallo stringere la mano degli atleti dicendo Sono lieto di trovarmi tra italiani.

Sancendo un Patto, nell’ultima ora fatale della sua vita, di Fedeltà all’Unità d’Italia, che si realizzerà con la Grande Guerra. Grazie al coraggio di altri giovani Forti e Liberi, si portò a compimento il processo di Unificazione Nazionale. Ricordiamo, che proprio il 29 Luglio 1917 furono istituiti i Reparti d’Assalto, gli Arditi, che con il loro coraggio ed entusiasmo, diedero un contributo decisivo alla Vittoria della Grande Guerra.

L’Infausto Gesto
Dopo la cerimonia, il Sovrano con una carrozza scoperta si diresse verso la Villa Reale, tra una folla festante, che lo applaudiva al ritmo della Marcia Reale. Improvvisamente, un giovane di trent’uno anni sparò al Re, a distanza ravvicinata, tre colpi mortali. Al rientro precipitoso della carrozza in Villa, la Regina, resasi conto della morte del Sovrano, stigmatizzò l’accaduto con queste solenni parole: Hanno ucciso te, che tanto amavi il tuo popolo! Eri tanto buono, non facesti male a nessuno e ti hanno ucciso! Questo è il più gran delitto del secolo!

CORONAVIRTUS VS CORONAVIRUS

QUESTO È IL PIÙ GRAN DELITTO DEL SECOLO

Gaetano Bresci, l’esecutore materiale del regicidio, era un anarchico di Prato, emigrato in America, subito dopo l’amnistia del 1896. Operaio tessile, conoscitore dell’inglese e giovane alla moda con la sua macchina fotografica, ritorna in Italia a Luglio del 1900, con sete di vendetta.
Prima visiterà a Parigi, l’Esposizione Universale, e forse l’ultima regina del Regno delle Due Sicilie, Maria Sofia di Borbone, detta la regina degli anarchici, la quale alimentava il sentimento antiSavoia. I suoi salotti parigini erano frequentati da anarchici, i quali miravano alla rivoluzione, mentre i Borboni miravano alla restaurazione. Obiettivi vani, anzi, dopo il regicidio le forze politiche si compattarono e il nuovo Re apriva un periodo fecondo per l’Italia.
Dopo l’attentato, l’anarchico affermò, Io non ho ucciso Umberto. Io ho ucciso il Re. Ho ucciso un principio. Fu subito arrestato dai Carabinieri Reali e condannato all’ergastolo, e quindi internato nel duro carcere di Ventotene, dopo regolare processo. Il socialista Filippo Turati si rifiutò di difenderlo in tribunale, deplorando il gesto. Il poeta Giovanni Pascoli, avuta l’infausta notizia, compose di getto l’Inno al Re Umberto. Il 22 Maggio 1901 l’attentatore fu trovato misteriosamente morto nella sua cella. Fatalità. Il 22 Maggio 1859 moriva a Napoli il Re Ferdinando II di Borbone. Il giovane anarchico, Gaetano Bresci, dunque moriva nel giorno di morte di un Borbone e nasceva nello stesso giorno e anno del Re Vittorio Emanuele III di Savoia, l’11 Novembre 1869.

Morto il Re. Viva il Re
Il Principe ereditario al momento del tragico evento si trovava con la sua Elena in crociera, di ritorno dalla Grecia.  Solo il 31 Luglio il Sovrano veniva a conoscenza del triste evento, avvisato dai fari costieri,  posti a vigilanza dello Ionio. Momento immortalato dal celebre verso del poeta Gabriele d’Annunzio, Fosti Re sul mare. Sbarcato a Reggio Calabria in treno raggiungeva Monza, dove prendeva atto dell’accaduto. Si apriva un nuovo corso della Storia del Regno d’Italia.

I Solenni Funerali furono celebrati a Roma nel Pantheon, Sacrario dei Re d’Italia, il 9 Agosto 1900, con il dispiegamento di un imponente cerimoniale, richiamato in vita 21 anni dopo con il Viaggio del Milite Ignoto, da Aquileia a Roma. Nel 2021 ricordiamo che ricorrerà il Centenario di questo Sacro Evento Nazionale.

La salma del Sovrano da Monza, con un convoglio ferroviario, fu portata a Roma. All’Augusto Feretro, nelle varie stazioni d’Italia, furono resi gli Onori da parte delle Autorità e Preghiere da parte del Popolo. Il vagone funebre arrivava alla Stazione Termini. A rendere gli onori, c’era ad attenderlo una schiera di bandiere dei reggimenti di fanteria, il Re, la Famiglia Reale e le Alte Cariche dello Stato.  I Corazzieri, in numero di dieci,  portarono a spalla la bara, seguita dalla Corona Ferrea di Monza.

Un lungo corteo si dispiegò lungo Via Nazionale tra due ali di gente accorsa da ogni dove, si giunse infine al Pantheon per la tumulazione. Nel Sacro Tempio alla Tomba del Padre della Patria, il Re Vittorio Emanuele II, si aggiungeva la Tomba del figlio, il Re Umberto I, poi nel 1926 vi sarà sepolta anche la Regina Margherita. La Tomba verrà decorata dall’architetto Giuseppe Sacconi, autore anche del Monumento al Re Vittorio Emanuele II, il Vittoriano, così come della Cappella Espiatoria a Monza.

La Monumentalità a Perenne Ricordo
Nel punto esatto dove il Sovrano esalò l’ultimo respiro, per volontà della Regina Margherita e del Re Vittorio Emanuele III, venne eretta una Cappella commemorativa, inaugurata nel 1910, in prossimità della Villa Reale. L’opera fu commissionata all’architetto Giuseppe Sacconi, ma a causa della sua morte prematura, la Cappella, con alcune modifiche, fu portata a termine dal suo allievo Guido Cirilli. La cerimonia della posa della prima pietra avvenne il 29 Luglio 1901, primo anniversario del Regicidio.
Il Monumento è costituito da un solido basamento poligonale sul quale si solleva un’ alta stele in pietra di Oggiono, a forma di Faro, con due croci latine di alabastro, proveniente da una cava romana in Algeria. Al centro del basamento è stata posta un’opera di Ludovico Pogliaghi, in bronzo, rappresentante la Pietà. Al vertice della stele un’Urna, che riprende quella presente alla Tomba del Re al Pantheon, con sopra un cuscino, su cui sono posati i Simboli Reali di Casa Savoia, lo Scettro, il Collare dell’Annunziata e la Corona.

Il Monumento è protetto da un ampio muro di cinta, decorato all’interno con un mosaico grigio, e da una cancellata in ferro battuto. L’interno del luogo sacro è ricco di simboli e segni, che richiamano la Storia e la Millenaria Tradizione di Casa Savoia.
La pianta circolare è a croce greca, gli interni sono rivestiti con mosaici di ispirazione bizantina e marmi policromi, nelle vele sono raffigurati angeli, i simboli della Passione di Cristo e nei tondi sono rappresentati i santi e i beati di Casa Savoia. Su tutto il Monumento sono presenti decorazioni che richiamano la margherita, in omaggio alla Regina.
Nella cripta al centro è presente un cippo di marmo nero, con incisa la data del 29 Luglio 1900, a indicare il giorno e il luogo preciso, dove il Re Umberto fu colpito a morte.

Ricordiamo che anche a Roma è presente un monumento a forma di Faro, posto nel 1911 sul Gianicolo. Dono degli Italiani emigrati in Argentina, occasionato dal 50° Anniversario della Proclamazione del Regno d’Italia e a riconoscenza dell’opera diplomatica di pacificazione, tra Argentina e Cile, svolta dal Re Umberto I.

Inoltre nel 1901 la bellissima Villa Borghese a Roma fu ribattezzata Villa Umberto I e trasformata in Parco Pubblico. Immerso nel verde, fu eretto il Monumento al Re Umberto I, nei pressi di Piazza di Siena, a sottolineare la passione del Re per i cavalli. Fu proprio a ridosso di Villa Borghese, che la Regina Margherita, dopo il regicidio, scelse la sua residenza romana, Palazzo Margherita. Il prestigioso complesso architettonico oggi ospita l’Ambasciata Americana, in Via Vittorio Veneto.

Senza Passato non c’è Futuro. Il Nostro Presente
Tutti gli anni a Monza, dal 1911, alla Sacra Cappella Espiatoria, il 29 Luglio viene commemorato il Regicidio con una Solenne Cerimonia, promossa e organizzata dall’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, che nello stesso giorno a Roma al Pantheon, dedica una Santa Messa a ricordo del Sovrano.

Questo storico Istituto, fondato nel 1878, subito dopo la morte del Re Vittorio Emanuele II, avente la sua  sede centrale a Roma, sita vicino al Pantheon, conta numerosi iscritti nelle diverse sue delegazioni, presenti in tutta Italia e nel mondo. Un tempo aperto solo ai militari, da qualche decennio, tra i suoi soci vede presenti anche i civili.
Lo scopo dell’Istituto è di mantenere viva la memoria del processo di Unificazione Nazionale e di onorare Casa Savoia, che fu artefice dell’Unità d’Italia. Le Guardie d’Onore, custodi di valori antichi sempre attuali, portano avanti la missione scientifica di studiare e far conoscere uno dei periodi più importanti della Storia Nazionale. Inoltre compiono un gesto di riconoscenza, silenzioso ed esplicito, che va avanti dal 1878. Si tratta del prestigioso e storico servizio di Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, atto estesosi nel tempo a tutte le Tombe dei Re e Regine d’Italia.

Un punto di riferimento saldo, per quanti sentono ancora forte il legame con la Tradizione, la Storia e i Valori. Un luogo immortale e immemore, dove ancora ha un senso parlare di Patria, di Sovranità e di Identità Nazionale.

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                                 Massimo Fulvio Finucci e Clarissa Emilia Bafaro

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