17 Marzo 1861 “Giornata Nazionale dell’Unità, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera”
DANTE DOCET
Il 17 Marzo del 1861 è una data fondamentale per gli Italiani, è il giorno della Proclamazione del Regno d’Italia. Dal 2012 è stata indicata come la
GIORNATA NAZIONALE dell’UNITÀ,
della COSTITUZIONE, dell’INNO e della BANDIERA,
concetti chiave e fondativi per la Storia d’Italia.
Ahi, serva Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta.
È importante ricordare brevemente la storia di questi termini.
Apri la mente a quel ch’io ti paleso e fermalvi entro;
ché non fa scienza sanza lo ritenere, avere inteso.
L’Unità richiama il primo atto del Processo di Unificazione Nazionale, atto compiutosi proprio il 17 Marzo del 1861, con la Proclamazione del Regno d’Italia voluta dal Re Vittorio Emanuele II “Re d’Italia per Grazia di Dio e Volontà della Nazione”.
Infin che ‘l Veltro verrà, … Di quell’ umile Italia fia salute.
La Costituzione segna il passaggio dalle monarchie assolute alle monarchie costituzionali, ovvero la nascita dello Stato Moderno. Con i Moti del 1848 in Europa e in Italia tutti i Sovrani, anche il Pontefice, concedono le Carte Costituzionali, ma sedati i moti, le ritireranno, firmando così la loro condanna a morte. L’unico Stato, nella persona del Sovrano, il Re Carlo Alberto a concedere una Carta Costituzionale e a non ritirarla, fu il Regno di Sardegna, si tratta del cosiddetto Statuto Albertino, che rimarrà in vigore ininterrottamente fino al 1946, data che segna il passaggio “forzato” dalla Monarchia Costituzionale alla Repubblica Democratica. Con questo gesto Casa Savoia si assicurò la guida dell’Unità d’Italia.
Cesare fui e son Giustiniano, che, per voler del primo Amor ch’i’ sento,
d’entro le leggi trassi il troppo e ‘l vano.
L’Inno scritto da Goffredo Mameli, e da Questi dedicato al Re Carlo Alberto, è il nostro attuale Inno Nazionale. Il giovane garibaldino morì valorosamente, poco più che ventenne, nel 1849 nella eroica difesa della Repubblica Romana, riposa insieme ad altri garibaldini nell’Ossario sul Gianicolo a Roma.
O somma Luce che tanto ti levi da’ concetti mortali…
fa la lingua mia tanto possente,
ch’una favilla sol della tua gloria possa lasciare alla futura gente.
La Bandiera il Tricolore Verde Bianco e Rosso. Nel 1848 il Re Carlo Alberto pose sul fondo bianco lo Scudo di Casa Savoia, e con questo gesto unì le sorti della Monarchia al destino d’Italia. In nome di questa Bandiera si portò a compimento l’Unità d’Italia. Con il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica nel 1946 dal Tricolore si tolse il “Cuore”.
Sopra candido vel, cinta d’uliva, donna m’apparve,
sotto verde manto, vestita di color di fiamma viva.
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Questo fondamentale Evento Storico è stato celebrato con due cerimonie istituzionali, svoltesi la mattina dello scorso 17 Marzo prima al Vittoriano, Monumento dedicato al Primo Re d’Italia, Vittorio Emanuele II, Padre della Patria, artefice dell’Unità d’Italia e poi al Pantheon, luogo di sepoltura del Sovrano. Due luoghi significativi che evocano l’Unità d’Italia. L’idea di Unità infatti risale al periodo augusteo imperiale, dopo la caduta dell’Impero l’Italia è sempre stata divisa. Bisognerà attendere proprio il 17 Marzo 1861, prima tappa significativa del Processo di Unificazione Nazionale, che troverà il suo compimento con la conclusione della Grande Guerra, il 4 Novembre 1918. Quest’anno ricorre il Centenario della Vittoria. Il concetto di Unità lega con un “Nodo d’Amore” il Pantheon, luogo di sepoltura del Padre della Patria all’Altare della Patria, luogo di sepoltura di uno dei tantissimi soldati italiani, che combatterono fino al “Dono della Vita”, per un’Italia Unita, Indipendente e Libera, valori risorgimentali “Sempre Attuali”.
Omai convien che tu così ti spoltre… ché seggendo in piuma,
in fama non si vien, né sotto coltre… Va, ch’io son forte e ardito.
Ricordare questi eventi attraverso i monumenti, che portano scritto nella pietra e nel bronzo la Nostra Storia è di fondamentale importanza. Rappresentano dei punti di riferimento da cui si può ripartire nei momenti, come quello attuale, di forte smarrimento.
Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura,
ché la diritta via era smarrita.
L’Italia, Patria Universale dell’Arte e della Civiltà, con un Patrimonio Storico ineguagliabile e inestimabile, ormai riconosciuto patrimonio dell’umanità dal mondo intero, sta attraversando una profondissima crisi identitaria e morale, prima ancora che economica e politica.
Gente avara, invidiosa e superba… la gente nova e i sùbiti guadagni,
orgoglio e dismisura han generata… Io userei parole ancor più gravi;
ché la vostra avarizia il mondo attrista, calcando i buoni e sollevando i pravi.
Il disorientamento, lo spaesamento, lo sconfinamento sono stati i concetti guida della formazione delle ultime generazioni, con il risultato che è ormai sotto gli occhi di tutti, portando ad una forte sfiducia nello Stato, nelle Istituzioni, in tutto ciò che è Autorità. Formazione che ha alimentato una visione miope della realtà, ormai volta ad un eterno presente, instabile e precario, senza passato e senza futuro. Questa nostra considerazione trova il suo rispecchiamento nello svolgimento delle due cerimonie, tutto perfetto, ma la nota dolente era la mancanza degli Italiani, questa assenza deve far pensare.
Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.
Un cerimoniale adeguato si è svolto all’Altare della Patria, presenti le Autorità Istituzionali, le Forze Armate, schierate in parata davanti al monumento sulla piazza, le Associazioni d’Arma, i Corazzieri disposti lungo la gradinata. La deposizione della Corona al Milite Ignoto è stata accompagnata dalle note della Leggenda del Piave, quindi è stato reso Onore ai Caduti con le note del Silenzio, e subito dopo, questo momento sacro è stato immortalato dallo spettacolare passaggio delle Frecce Tricolori e dall’Inno “Fratelli d’Italia”.
In questo miro e angelico templo, che solo amore e luce ha per confine.
La Cerimonia Istituzionale è proseguita al Pantheon. E’ stata deposta una Corona alla Tomba del Padre della Patria, presenti le Autorità Istituzionali, un drappello dei Lancieri di Montebello, i Carabinieri e le Guardie d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon. Si è reso Onore al Padre della Patria, con le note del Silenzio. Anche in questo caso però mancavano gli Italiani. Alla Cerimonia era presente una rappresentanza dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon. L’Istituto patriottico nato nel 1878 , subito dopo la morte del Re Galantuomo, come sodalizio fra i combattenti delle Battaglie Risorgimentali, ha come fine quello di mantenere viva la memoria del Processo di Unificazione Italiana, mediante un gesto esplicito e silenzioso, la Guardia d’Onore alla Tomba del Padre della Patria. Un gesto di gratitudine e riconoscenza estesosi nel tempo a tutti i Sovrani d’Italia.
Sta come torre ferma che non crolla, giammai la cima per soffiar dei venti.
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Un invito alla futura classe dirigente e politica:
Amate la Giustizia, Voi che siete chiamati a governare la Terra.
Se questo invito non viene colto e anche velocemente, l’alternativa è ben delineata:
Vieni a veder la tua Roma che piagne, vedova e sola,
e dì e notte chiama: “Cesare mio, perché non m’accompagne?”
…Ché le città d’Italia tutte piene son di tiranni,
ed un Marcel diventa ogni villan che parteggiando viene.
Fiduciosi nel futuro, sostenuti da una “Fede Incrollabile” nella Grandezza della Storia d’Italia e confidando nell’intelligenza degli Italiani, riteniamo che mai come in questi ultimi anni il fondo sia stato toccato. Ora è possibile risalire la china, non senza fatica, ma con forza, concordia, sacrificio e diritto, valori guida per gli uomini del Risorgimento e per Noi, uomini nuovi.
Secol si rinova, torna giustizia e primo tempo umano, e progenie scende da ciel nova.
Massimo Fulvio Finucci
Clarissa Emilia Bafaro