22.7.1968 – 50 anni fa, la scomparsa di Giovannino Guareschi
NON MUOIO, NEANCHE SE MI AMMAZZANO !
GIOVANNINO GUARESCHI “RICORDATO” DA ALESSANDRO RICCI
A fine maggio, in questa testata, avevo pubblicato un breve intervento, su cui campeggiava la frase qui sopra riportata, con cui volevo ricordare che, nel momento particolare che sta vivendo il nostro Paese, ci manca un caro amico, Giovannino Guareschi.
Ci mancano i suoi racconti di quel “mondo piccolo” che sapeva ben descrivere e ci manca la sua satira così pungente …. fra qualche giorno sarà il 22 luglio, saranno passati 50 anni da quel tragico 22 luglio 1968 che un infarto ce lo portò via a soli sessanta anni.
Parlare di lui non è cosa semplice, è stato un giornalista, scrittore, caricaturista, un ufficiale del regio esercito che, dopo l’8 settembre, si è fatto due anni di prigionia in Germania, è stato uno dei pochi condannati in Italia per vilipendio al Capo dello Stato a causa di una vignetta pubblicata sul Candido di cui era condirettore, è stato in prigione per questo ed anche per uno scoop contro De Gasperi.
Dopo la prigionia, rientrato in Italia, nel 1945 con Giovanni Mosca e Giaci Mondaini fondò una rivista “Candido settimanale del sabato”, che durò fino al 1961 quando l’editore Angelo Rizzoli chiuse il settimanale per un diverbio con Giovannino, ma quella testata non cessò di esistere, se ne interessò Giorgio Pisanò che nel 1968, prese contatti con Guareschi ed il primo numero di questo nuovo Candido vide la luce il 27 luglio pochi giorni dopo la scomparsa di Giovannino. Il Candido di Pisanò cessò le sue pubblicazioni nel 1992. Ma ancora una volta, il Candido ha provato a rinascere, è accaduto nel 2014. Luciano Lucarini riedita la testata in versione quindicinale, ma avrà breve durata e se è accaduto che “non c’è due senza tre” non potrà esserci una quarta.
Per dovere di cronaca va segnalato che un Candido (straordinario) “Nuova serie” Anno I, N 1, al prezzo di L. 700, vide la luce nel mese di novembre 1993, direttore Romano Misserville, per sostenere la candidatura di Gianfranco Fini a Sindaco di Roma, in occasione del ballottaggio del 5 dicembre 1993, con un titolo a tutta pagina: RUTELLI, NON CE LA FAI! a firma del direttore.
A Giovannino si deve anche il merito di aver creato la parola ”trinariciuto” così definita nel vocabolario on line TRECCANI:[agg. e s. m. (f.-a) composto di tri– e narice] – Che ha tre narici e ha pertanto caratteri non umani; appellativo polemico coniato dal giornalista e scrittore G. Guareschi (1908-1968) negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale, per indicare, mettendoli in ridicolo, i militanti del Partito Comunista Italiano, con l’intento di stigmatizzarne la presunta estraneità al mondo civile,
Oggi di lui si parla poco, aveva raggiunto una forte notorietà al tempo dei film su Don Camillo e Peppone ma, per la sua satira pungente, non è morto mai; proprio il Museo della Satira e della Caricatura di Forte dei Marmi ha organizzato la mostra “Don Camillo, Peppone e il Crocefisso che parla” dal 14 giugno al 15 luglio 2018.
Qui mi fermo e, per ricordarlo a chi non lo conosce, chiamo in mio aiuto Biagi, Montanelli, Gerosa, Sergio Romano, Scalfari, altri giornalisti o direttori di periodici; alcuni gli sono stati amici, altri hanno avuto modo di conoscerlo ed in varie occasioni hanno scritto di lui.
Giovannino era nato il primo maggio del 1908 ed Enzo Biagi, in una rubrica settimanale “Strettamente personale” sul Corriere della Sera, il 4 maggio del 2000 scriveva: «… Passato il primo maggio: … io ricordo le bevute dei soci delle cooperative. E ricordo che un primo maggio nacque Giovannino Guareschi e il padre, affacciandosi a una finestra che dava, credo, su una società bocciofila, presentò la creatura e gridò: “Compagni, è nato un altro compagno!”. Non era una eresia, ma quello era un altro socialismo …»
Nella stessa rubrica, il 23 marzo del 2000, Biagi raccontò «… Spiegò a un intervistatore: “Io sono socialista, monarchico e cristiano, ma il socialismo di oggi non è più quello della mia infanzia”. Gli chiesi una volta le ragioni del suo attaccamento al sovrano e mi diede una spiegazione sentimentale: “Perché sono figlio di una maestra”».
Era profondamente monarchico, e per questo, forse, Guido Gerosa, su EPOCA, alcune decine di anni fa, in un lungo articolo sul 1943 scriveva: «… La festa per l’eliminazione della dittatura si sfoga nelle barzellette: pungenti ma anch’esse contegnose. Guareschi disegna un padre enorme, con baffoni, che brandisce il battipanni. Il calendario segna il 26 luglio. Il bambino, figlio della lupa, ancora con fez e camicia nera, si succhia il dito, perplesso: la madre immensa soffre dietro la porta: Il padre sbotta: “E adesso facciamo i conti con te; sono vent’anni che aspetto “. Il battipanni è il tema del giorno. …»
I tempi passano ma talvolta si ripresentano gli stessi problemi, alcuni anni dopo, sul n. 22 del 1946 del Candido nella vignetta “IL PADRE SI RIBELLA” si vede un bambino, seduto su una sedia, vicino ad un tavolo, dove si intravede la prima pagina de l’Unità, di fronte c’è nuovamente un padre enorme, con baffoni, ha sbattuto il pugno della mano destra sul tavolo, e con l’indice della mano sinistra puntato verso il viso del bambino esclama “ Taci tu, che fino a tre anni fa eri figlio della lupa!”.
Con una vignetta salutò il passaggio dalla monarchia alla repubblica, su uno sfondo, di cielo e terra, totalmente di colore azzurro (Savoia) si vede in lontananza un sole che sta tramontando, in primo piano una donna con un berretto con la scritta RI ha fatto l’ammaina bandiera, il bianco del tricolore non ha più lo scudo Savoia, lo scudo sta salendo verso il cielo, forse è il Re di maggio, Umberto II che vola verso l’esilio.
Negli anni della guerra, dal 1939 al 1943 con Barbara, Bioletto, Cattaneo, De Rosa, De Seta, Molino, Mosca e Onorato pubblicava le sue vignette su La Stampa ce n’erano spesso alcune politiche anche contro la “perfida Albione”. Su La Stampa del 25 giugno 1941, ad esempio, tre vignette sono dedicate al primo ministro inglese: Nella prima, CHURCHILL PERPLESSO, il maggiordomo pone una domanda: “Non fate il bagno, Sir?” Churchill risponde:”No Battista: se non sono pattugliato non mi fido. Nella seconda, CHURCHILL DALL’INDOVINA, l’indovina gli comunica: “Una donna vi aspetta ansiosamente”. Churchill domanda:”Chi è?” L’indovina risponde “La regina Vittoria”. Nella terza, CHURCHILL PRUDENTE, il maggiordomo pone una domanda: “Fate il bagno col salvagente, sir? Churchill risponde: “Si, Battista: con questi dannati sommergibili non si sa mai!
A 35 anni dalla scomparsa di Giovannino a Milano, presso la Fondazione Mazzotta, dal 16 luglio al 24 settembre 2003 si tenne la mostra “Seduzioni e miserie del Potere Visto da sinistra-Visto da destra” che presentava le opere di cinque tra i massimi esponenti italiani del disegno satirico e della caricatura. Il percorso espositivo si componeva di circa 400 disegni e acquarelli di Galantara, Scalarini, Sironi, Guareschi e Altan, partendo dagli anni dell’unificazione d’Italia per arrivare ai tempi moderni, attraverso la monarchia, le guerre, il ventennio fascista, la ricostruzione, il passaggio dal mondo rurale all’industrializzazione, le lotte sociali e così via.
Una Caricatura, quella su Einaudi, pubblicata sul Candido anno VI n. 25 del 18 giugno 1950, disegnata da Carletto Manzoni fu fatale per Guareschi, direttore responsabile. Nella vignetta “AL QUIRINALE” 13 bottiglie a destra, 13 bottiglie a sinistra, bene allineate, recanti un’etichetta con l’indicazione che il Nebiolo proveniva dai vigneti del senatore Einaudi; al centro, in lontananza, un omino con un bastone che sembrava passasse in rassegna quelle bottiglie ed in basso, sotto la fila di sinistra, la scritta “I corazzieri”.
L’on. Treves (PSI) e l’on. Bettiol (DC) presentarono un’interrogazione al ministro di Grazia e Giustizia per chiedere la condanna del direttore responsabile del Candido che l’aveva pubblicata, Giovannino fu condannato a 8 mesi con la condizionale. Guareschi affermò che non si poteva indicare nell’etichetta “Sen. Einaudi” perché automaticamente si indicava che si trattava del presidente della Repubblica, scrisse “la Repubblica è una cosa e la pubblicità un’altra”.
Nel 2014, è stato pubblicato il libro Bombardate Roma! Guareschi contro De Gasperi: uno scandalo della storia repubblicana, l’autore Mimmo Franzinelli, sulla base di documenti inediti, conservati negli archivi di Alcide De Gasperi, di Giovannino Guareschi e di Giorgio Pisanò, ha cercato di far luce su una vicenda avvolta nel mistero. Negli anni spesso si è parlato del mistero di quelle lettere, ne la Repubblica del 5 febbraio 1992, dopo che Panorama aveva pubblicato una lettera attribuita a Togliatti, ne parlò Scalfari, « … in quegli stessi mesi ed anni molti antifascisti non comunisti, e anzi anticomunisti, erano animati anch’essi da sentimenti “antipatriottici”. Si fanno i nomi di Salvemini, di Carlo Sforza e di parecchi altri insigni democratici, i quali auspicavano che l’Italia fosse bombardata e invasa dalle truppe alleate affinché la dittatura fascista cadesse. Guareschi nel suo Candido lanciò analoghe accuse contro Alcide De Gasperi negli anni Cinquanta. L’accusa si rivelò falsa e Guareschi finì in galera per diffamazione; non toglie tuttavia che altri “padri della patria” furono animati da quei sentimenti e non ne fecero mistero…
Sul Corriere della Sera, il 26 febbraio 1998, fu pubblicato l’articolo “Lettera aperta sull’informazione IO, L’ORDINE E LA PROFESSIONE” in cui tra l’altro Indro Montanelli scriveva « … quando mi sentii in dovere di difenderlo (Alcide De Gasperi) a spada tratta dall’accusa infamante di avere, durante la guerra, sollecitato gli Alleati al bombardamento di Roma. Fu per me un grosso sforzo, perché la spada dovevo trarla contro uno dei miei più cari e congeniali amici, Giovannino Guareschi, che De Gasperi aveva dovuto (in quel caso non poteva farne proprio a meno) trascinare in tribunale. Con me, De Gasperi non si fece vivo. Ma dopo qualche tempo Attilio Piccioni, l’uomo allora considerato a lui più vicino e probabile delfino, mi disse: “Il Presidente le è molto grato di ciò che lei ha scritto anche perché capisce lo sforzo che dev’esserle costato. …»
In una risposta ad una lettera al Corriere della Sera, di Alberto e Carlotta Guareschi, Sergio Romano riportò le parole di un intervista fatta a De Gasperi, dopo la sentenza: «Sono stato anch’io in galera e può andarci anche Guareschi». … «E le assicuro che le carceri dello Stato democratico sono meglio di quelle della dittatura». Romano commentò che “Sono parole dure quasi sprezzanti. Ma De Gasperi cercò di spiegare questa reazione dicendo altresì: «Ho fatto questo processo di malavoglia. È triste per un uomo che è vissuto in una casa di vetro dovere dimostrare di essere, che so, un ladro, un falsario. È stata un’umiliazione dopo tanti anni dovere dimostrare di essere un onest’uomo. (…) Nel processo di diffamazione, succede sempre che il querelante deve difendersi. È praticamente un processo contro di me». De Gasperi morì il 19 agosto del 1954 mentre Guareschi era in galera, Biagi nella sua rubrica nel Corriere della Sera, il 23 marzo del 2000 scrisse “…Mi confidò poi: «Mi sono sbagliato con De Gasperi. Se ci ripenso era il migliore. Se ne andò quando ero dentro, e me ne dispiacque».”
Nel 2015, Aldo Cazzullo sul settimanale SETTE del Corriere della Sera parlò degli IMI (Internati Militari Italiani) dimenticati, tra loro c’era anche Guareschi nel campo di Wietzendorf, una lettrice scrisse che “ … anche il cugino della mia nonna materna divenne un Imi nello stesso lager di Guareschi. Ci raccontò che, senza Guareschi a sollevare il morale, molti non sarebbero sopravvissuti, perché, si sa, non di solo pane…
Nel lager di Wietzendorf, dove stavano Enzo Paci, Giuseppe Lazzati, Alessandro Natta e Giovanni Guareschi, li raggiunse Bepo Novello, anche lui un disegnatore satirico, catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre. Guareschi descriverà l’incontro così: «Vedo Novello. Un capitano degli alpini che sembra disegnato da Novello. È Novello».
Nel 1998, nella STANZA di Montanelli fu pubblicata questa lettera del signor Tamiozzo: «Nella “stanza” si è parlato spesso di Guareschi, che ho conosciuto durante la prigionia nel campo di concentramento di Wietzendorf dove eravamo… ospiti. Ora, mi pare che non si sia mai accennato a quanto avvenne proprio a Wietzendorf negli ultimi mesi di quel tremendo inverno 1944 / 45. Quasi tutti i giorni, Guareschi, accompagnato dalla fisarmonica di Vezzosi, dal violino di Coppola e con l’aiuto di Novello (artista ed umorista di prim’ordine), inscenava nelle varie baracche uno spettacolino vivace ed allegro che aveva il grande pregio di rasserenare e divertire dei morti di fame. Fame che era veramente atroce. Guareschi è stato un grande anche durante la prigionia: lo ricordo ancora con tanta nostalgia e tanto affetto. La realtà dell’ospitalità dei lager tedeschi è descritta, con tragico senso dell’umorismo, dal grande Giovannino Guareschi nel libro “Diario clandestino”.
Con la STANZA di Montanelli fu pubblicato questo scritto tratto da “La scoperta di Milano” di Guareschi: «Mio diletto novantenne, perché non fai un salto a Milano? Sono ormai cinquant’anni che tu manchi da questa straordinaria città, che tu non vedi più la Madonnina. Tutto è cambiato, mio onorevole vegliardo: Milano, in mezzo secolo, è diventata qualcosa che neppure la tua pregiata fantasia potrebbe immaginare. Gli occhi che hanno visto novanta primavere si spalancherebbero stupiti appena tu scendessi alla nuova stazione di piazzale Lodi (ai tuoi tempi Lodi era una città, o sbaglio?).
… Milano, questa straordinaria città, oggi è tutta un’altra cosa, mio vecchio nonno. Una sera del mese scorso sono andato all’inaugurazione della nuova Bagutta. Hanno festeggiato i cento anni di Orio Vergani e l’illustre accademico ha fatto un discorso brillantissimo. C’era anche il pittore Beltrame. Anzi, a proposito di lui, ti dirò che alla “Domenica” sono preoccupatissimi: infatti l’illustre pittore, che ha raggiunti i centoquaranta anni proprio in questi giorni, ha dichiarato che ora non vuol più lavorare…»
Se fosse ancora qui con noi Giovannino avrebbe 110 anni. Sulla STAMPA SERA del 22 luglio 1968 nella prima pagina fu data la notizia della morte. Enzo Biagi, nella sua rubrica nel Corriere della Sera il 22 febbraio 2001 scrisse «… Al funerale, in un giorno piovigginoso, dei colleghi ricordo solo Nino Nutrizio e poi, quasi nascosto, Enzo Ferrari..».
Si poteva parlare anche delle elezioni del 1948, penso che sia sufficiente quanto scritto nel 1998 dal lettore Gagliardi a Montanelli : «Da sindaco del mio paese, Toritto, in provincia di Bari, democristiano e fervido ammiratore di De Gasperi, nel 1991 ho voluto intitolare a Giovanni Guareschi una piazza cittadina. Ciò, non solo per onorare un fecondo scrittore, ma anche per gratitudine. La mia generazione (sono nato nel 1948) deve molto a Guareschi, autore di un memorabile manifesto, quello del soldato dell’Armir che invoca la mamma perché “voti contro (il fronte popolare) anche per lui”. È stato anche merito di Guareschi se abbiamo potuto vivere in libertà la nostra infanzia e siamo debitori a Guareschi della serenità che don Camillo e Peppone hanno saputo donare ai fortunati lettori, come amava ricordare Papa Giovanni, che non si vergognava di confessare che delle storie di don Camillo soleva tenere una copia sul proprio comodino».
Indro Montanelli, il 15 aprile 1998, cinquanta anni dopo quelle elezioni, sul Corriere della Sera scrisse: «… Lo slogan vincente fu quello coniato sul Candido da Guareschi: “Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no”. Mai vigilia elettorale, e forse non soltanto in Italia, fu vissuta con altrettanta intensità e tensione, che finirono per contagiare anche la gente più distratta e timorosa…»
NOTE, INFORMAZIONI, CURIOSITA’
Nel motore di ricerca Google digitando: Guareschi vengono proposti 1.540.000 risultati // Don Camillo 15.600.000 risultati // Mondo Candido Guareschi 10.700 risultati // Candido Guareschi 60.300 risultati
Per approfondire: www.fondazionemondadori.it // www.giovanniguareschi.com (Alberto e Carlotta Guareschi)
Archivio LA STAMPA e LA STAMPA SERA: Bombardate Roma! di Mimmo Franzinelli // Mondo Candido 1948-1951 // Mondo Candido 1951-1953 // Mondo Candido 1953-1958 // Diario clandestino
Le stanze di Montanelli : Questo era il mio amico Giovannino Guareschi – del 5 febbraio 1998 // Giovanni Guareschi? Uno scrittore inimitabile – del 16 aprile 1998 // Ma Guareschi credeva d’essere un esperto idraulico – del 29 aprile 1998
LETTERE AL CORRIERE risponde Sergio Romano: Quando Giovanni Guareschi scelse di andare in prigione // – del 20 novembre 2009
Strettamente personale di Enzo Biagi: Ora anche la sinistra riscopre Don Camillo – 23 marzo 2000 // Quei dibattiti tra pulpiti e urne – 22 febbraio 2001