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25 Aprile 1945, un ricordo di Maceo Carloni ….. un sindacalista fascista di Terni “giustiziato dai liberatori”

I MORTI ATTENDONO PIETA’

Commemorare o meno il 25 aprile, quella data che settantaquattro anni fa segnò la conclusione del conflitto iniziato cinque anni prima, rappresenta, malgrado il lungo tempo trascorso,  un dilemma irrisolto. Una festa nazionale, che, nei fatti, non è condivisa, al contrario è motivo di recriminazioni, di vetuste contrapposizioni ideologiche e mistificazioni.

Insomma, una non-festa, soltanto una anomala ricorrenza dove i conti non trovano quella quadratura che potrebbe placare tanti dissenzi e rimandare alla storia la rilettura non faziosa di fatti e misfatti. Quasi tutti gli appartenenti a quelle che furono le generazioni travolte dalla spirale della guerra civile, feroce come tutte le guerre civili, sono ormai scomparse, ma l’eco assordante di quegli avvenimenti stenta a spegnersi.

E’ questo il frutto avvelenato di settanta e più anni di travisamenti, di imposizioni ideologiche, di falsi miti.

Di recente  la pubblicazione del volume “Maceo Carloni – Storia e Politica” scritto a più mani nel ricordo di un uomo che la sua vita aveva speso, a tutto campo, in difesa dei lavoratori delle acciaierie di Terni e dell’indotto, quando da Borgo prevalentemente agricolo ebbe a trasformarsi, con l’inizio del novecento, nella città industriale che conosciamo.

Carloni, proveniente dall’area socialista, aderì già nei primi tempi del regime, ai sindacati, dove divenne l’uomo di punta per tutte le  esigenze delle classi lavoratrici della provincia ternana. Una lunga cavalcata sempre protesa verso l’obiettivo della umanità del lavoro e i miglioramenti economici certamente necessari per una società moderna che andava sempre più affermandosi. Sono ancora tramandate le tante vicende che videro Maceo Carloni ottenere la vivibilità di luoghi insani e pericolosi dove le maestranze erano costrette a una produzione sicuramente onerosa per l’impegno lavorativo. Quando l’Armistizio, inatteso, creò quella grande tragedia nazionale nota come l’8 settembre Carloni rimase al suo posto di lavoro, esempio del grande attaccamento al proprio mestiere.

Erano i giorni dell’odio, della disillusione, che, di tanto in tanto, sfociavano nell’aperta vendetta  non solo politica, ma dell’uomo contro l’uomo, erano i giorni in cui la violenza segnava ogni cosa ed ogni cosa cadeva con le ultime speranze di una possibile convivenza pacifica. 
Carloni, sfollato con la famiglia nella campagna ternana per proteggere i figli dalle continue incursioni aeree, continuò a svolgere il proprio lavoro senza prendere la tessera del neonato partito FASCISTA REPUBBLICANO. 
Malgrado l’unica propaganda svolta fosse esclusivamente a favore dell’integrità delle acciaierie, i partigiani comunisti, dopo averlo prelevato dal casolare, lo assassinarono a pugnalate: uno degli uomini che aveva preso parte alla spedizione di morte, fu poi trovato in possesso dell’orologio del sindacalista.

Anche l’Umbria, dunque, la verde apparentemente tranquilla Umbria, ebbe i suoi scheletri innocenti, che ancora attendono una ormai impossibile giustizia, che non sia quella DIVINA.

Alessandro Publio Benini

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In data 29 marzo, presso il Caffè Letterario HoraFelix in Roma, ha avuto luogo la presentazione del volume “Maceo Carloni – Storia e Politica”, scritto da  Fabrizio Carloni, Stefano Fabei, Danilo Sergio Pirro e Vincenzo Pirro.
Dopo una introduzione di D.S. Pirro – Presidente dell’Associazione “Amici della Fondazione Spirito-De Felice” di Terni, sono intervenuti con ampi approfondimenti – innanzi ad una numerosa platea –  Rodolfo Sìderi, storico e Marco Petrelli, giornalista. 

 

 

 

 

 

 


Foto autore articolo

Alessandro P. Benini

Esperto di Finanza e di Storia dell’Economia.
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