25 novembre un Convegno del Zonta Club
sul tema della “Violenza alle Donne”
Il 25 novembre del lontano 1960 le tre sorelle Mirabal, giovani, libere, colte ed indipendenti, furono assassinate dagli agenti del regime dittatoriale nella Repubblica Dominicana; la loro fine suscitò un’ondata di sdegno che, in un certo modo, accelerò la caduta del regime nell’isola caraibica.
Nell’anno 1999, il giorno 25 novembre, è stato scelto dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per celebrare “la giornata internazionale contro la violenza sulle donne“.
Lo Zonta International – Club Service fondato nel 1919 a Buffalo negli Stati Uniti – è la più antica organizzazione del genere; in Europa il primo Club venne fondato a Vienna nel 1930, attualmente è diffuso in 63 Stati e conta 1200 club con 29.000 socie; il nome deriva da un’espressione del linguaggio dei Sioux che vuol dire “onesto e degno di fiducia”.
Nell’ambito delle manifestazioni contro la violenza sulle donne, lo Zonta non poteva non celebrare la giornata del 25 novembre in modo migliore, organizzando un incontro / dibattito su questo argomento che riguarda tutta la società intera in una sala messa a disposizione per l’occasione dal II Municipio di Roma Capitale; sono stati invitati a parlare su questa materia delicata e importante, professionisti competenti.
Nella sala del II Municipio davanti a un folto pubblico, Zelinda Legge – Vice Governor District 28, dopo un saluto di benvenuto ai Partecipanti, ha aperto il convegno con una breve introduzione e. a seguire, la presentazione dei Relatori.
Tra costoro, la prima ad analizzare con un linguaggio chiaro ed efficace, la violenza nei confronti delle donne e le sue ricadute sulla vita sociale è l’Avv. Rosa De Caria, esperta in diritto di famiglia.
La violenza è un fenomeno trasversale, riguarda tutte le classi sociali e le culture; c’è la violenza domestica in cui è il fidanzato, il marito, il convivente o l’ex a essere violento; a volte anche i genitori o altri membri del nucleo familiare impongono comportamenti dettati dalla religione o dalla morale per sottomettere le donne.
La violenza ha molte facce: può essere fisica, psicologica, sessuale, economica, sociale per arrivare fino alla forma estrema rappresentata dal femminicidio.
Si passa dagli atti e dai gesti che feriscono, alle intimidazioni, alle minacce e alle forme di controllo che creano ansia, paure e sottomissione; le molestie e lo stupro sono gli aspetti della violenza sessuale, la forma più conosciuta di violenza sulle donne, le vittime tendono a rimuovere, si bloccano e non reagiscono.
Una forma di violenza più “sottile” è quella economica e sociale. il controllo dello stipendio, delle risorse, l’isolamento della vittima dai contatti sociali e amicali aumentano il potere sulla sua vita.
Ed infine si arriva alla uccisione che è l’ultimo atto di violenza: il più efferato.
Il secondo ospite è lo scrittore Maurizio Cohen, autore di un libro singolare intitolato “L’ombra di Artemisia”, la protagonista è Jenni, una giovane attrice che interpreta in un film, il ruolo della celebre pittrice del Seicento, stuprata ancora minorenne da un amico del padre; anche Jenni viene violentata; le due figure si sovrappongono e si confondono in una sola donna che deve affrontare le conseguenze della violenza subita: Jenni non sa distinguere quando finisce la finzione del film e inizia la realtà della sua storia personale.
I due episodi di violenza sono separati da una distanza temporale di 400 anni ma nulla è cambiato dal Seicento in poi; lo scrittore parla di patriarcato, termine che sembrerebbe andare molto di moda in questi ultimi tempi, è una parola superata, arcaica perché le donne sono cambiate, molte occupano posizioni apicali, in politica ce ne sono tante; in Italia il patriarcato non esiste più dal 1975, quando venne introdotta una legge di riforma nello sviluppo sociale e giuridico che riconosce alle donne condizioni di completa parità con gli uomini nell’ambito della famiglia.
La parola passa alla Dr.ssa Lucia De Grimani – Presidente di CNA Impresa Donna: nelle aziende alle donne deve essere dato un ruolo importante, le donne devono essere messe nella condizione di poter lavorare mentre spesso il loro apporto viene sottoutilizzato; quando capita che le donne siano discriminate sul posto di lavoro, nella maggior parte dei casi non denunciano perché correrebbero il rischio di perdere il lavoro.
La Dottoressa parla del lavoro assiduo dell’Associazione Differenza Donna, impegnata nella difesa delle donne e nella lotta contro le violenze di genere; l’obiettivo è quello di aiutare le donne a costruirsi una vita libera da ogni forma di violenza.
La discriminazione, l’emarginazione, la sopraffazione sono fenomeni sociali diffusi, gravi e complessi che solo le competenze specifiche possono combattere, vanno cercate forme efficaci per combattere e superare le difficoltà più diffuse tra le donne.
Per ultima prende la parola la Dr.ssa Serena Pascucci – Vicepresidente Assoc.ne ADHD Lazio che illustra ai presenti le caratteristiche della sindrome ADHD, un disturbo del neuro-sviluppo, spesso associata ad aggressività, impulsività e condotte violente; la sindrome si manifesta con difficoltà di attenzione e di concentrazione, con incapacità di autocontrollare l’impulsività; a livello di attività motoria il soggetto non regola il comportamento, ha difficoltà nelle relazioni interpersonali nell’ambiente scolastico o professionale.
Per aiutare le famiglie è necessario rafforzare le associazioni, creare linee-guida, puntare sull’inclusione.
Terminato l’ascolto delle interessanti esposizioni svolte dai vari Relatori, si è aperto un breve approfondimento su alcuni punti degli argomenti esaminati; quindi l’incontro si è concluso con l’impegno da parte degli organizzatori a predisporre un calendario di prossime iniziative.
___________________LIDIA D’ANGELO