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8 MARZO ed “IPOCRISIA di GENERE”

Scritto da Cristiana Rossi il . Pubblicato in .

UN GIORNO IN UN ANNO, L’ 8 MARZO non parliamo solo della “FESTA della DONNA” 
….. E NON REGALIAMO A LORO SOLO LE  “MIMOSE”   


Per la prima volta in occasione della “Festa della Donna” non riesco proprio a stare in silenzio perché i Magistrati, compresi i Procuratori,  a parer mio non dovrebbero rilasciare interviste sul tema se non per particolari esigenze legate esclusivamente ai procedimenti penali di cui si occupano, soprattutto per non rischiare di essere fraintesi e percepiti come soggetti che utilizzano un argomento così delicato e forte presa sull’opinione pubblica per accrescere la propria visibilità e con essa il proprio potere sociale.
Eh, sì purtroppo bisogna prendere socialmente atto che il tema ha un grande “appeal” sull’opinione pubblica e spesso a mio avviso è strumentalizzato da alcuni soggetti per acquisire maggiore visibilità.

Come Donna – vittima di violenza e di stalking – e  come Cittadina, non mi interessano le statistiche e le opinioni del singolo magistrato, ma piuttosto il comportamento concreto dello stesso nell’ambito dei procedimenti da lui stesso curati nonché la concreta azione di contrasto effettivamente attuata dalle Istituzioni deputate all’interno delle quali la magistratura opera.
È Donna il pubblico ministero che si occupò del procedimento nei confronti del padre di mia figlia, ma evidentemente non ritenne importante ascoltarmi in qualità di  vittima, e non ritenne neanche di scrivere l’atto di impugnazione della sentenza di assoluzione di primo grado producendo direttamente invece quello della parte offesa, accompagnato da due righe di deposito, rendendolo inammissibile in appello. Eppure, il mio avvocato avrebbe fornito con piacere il file word per fare almeno il copia e incolla!

È Donna il giudice che mi tolse mia figlia legalmente affidandolo senza una reale ragione al servizio sociale, obbligandola ad incontri protetti padre-figlia mai desiderati, ed utilizzando strumentalmente la scusa del conflitto genitoriale per raggiungere tale fine. Eppure, sarei curiosa di sapere se lei – al mio posto – per non entrare “in conflitto” avrebbe aspettato di avere il coltello nella gola per difendersi. 
E si parla in questi giorni di riforma della Giustizia, ma la separazione delle carriere per quanto doverosa non è ancora sufficiente. Difatti lo stesso giudice donna che affidò mia figlia al servizio sociale nel giudizio civile – dopo qualche anno – l’ho ritrovata nel collegio del giudizio d’appello penale, mentre l’avvocato evidentemente dormiva.

È Donna il giudice che voleva togliermi mia figlia e collocarla in casa-famiglia senza la sussistenza di un effettivo pregiudizio per lei, anche se in questo caso sono riuscita – difendendomi da sola – a scongiurare il peggio e liberarla definitivamente. 
È Donna anche il giudice che emise la sentenza di assoluzione nel giudizio penale di primo grado pur accertando la violenza dei fatti esposti in querela e ricostruiti nel corso del processo e dando maggior credito alla relazione del servizio sociale nel giudizio civile di affido, piuttosto che attenersi a quanto provato sotto il profilo penale.

Veniamo qui al cosiddetto fenomeno di vittimizzazione secondaria. 
Mai sentito che un giudizio civile incida con maggior validità sulla procedura ed il Codice penale. E che dire poi del magistrato sostituto procuratore generale che intervenne nel corso dell’ultima udienza del giudizio d’appello prima della pronuncia dell’ulteriore sentenza di assoluzione – non impugnata poiché non trasmessa nei termini dal mio avvocato – il quale per ben tre volte fu richiamato dal presidente del collegio perché non sapeva cosa stesse dicendo parlando di altri processi o chiedendo addirittura l’assoluzione!

Eppure, nessuna di queste persone ha mai pagato per i 14 anni di vita mia e di mia figlia distrutti.

Ecco. la magistratura dovrebbe occuparsi di violenza di genere, stalking e femminicidio nelle sedi opportune ogni giorno con grande senso di responsabilità e senza cercare la gloria dei media; mentre le donne che arrivano nella vita a ricoprire importanti ruoli sociali dovrebbero mostrare solidarietà e sorellanza nei confronti di un’altra donna, anche se quest’ultima nella sua vita ha parimenti costruito  la sua posizione sociale, senza invece scagliarsi contro di essa con un accanimento antigiuridico portato fino alla sua forma più esasperata.

Questo ritengo sia il compito dei magistrati ovvero rendere un servizio fondamentale ed essenziale alla collettività, altrimenti agitare la Costituzione non ha alcun valore!


Foto autore articolo

Cristiana Rossi

Commercialista e Revisore Legale / Ammin.re Giudiziario per “beni sequestrati e confiscati” / Docente Universitaria / Relatrice in Convegni/ Autrice Testi Giuridici e di Cultura – Collaboratrice in Testate Giornalistiche, Media ed Emittenti Radio-TV
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