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9 Maggio dedicato alle vittime del terrorismo

Per ricordare i numerosi appartenenti alle Forze dell’ordine, i giornalisti, i politici e tutti coloro che hanno perso la vita a causa del terrorismo e degli attentati di tale matrice e in sostegno ai familiari, dal 2007, è stata istituita con legge 56 del 4 Maggio, la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo nazionale e internazionale, e delle stragi di questa matrice.

Come ogni anno da Nord a Sud tutta l’Italia si stringe in ricordo delle vittime. Tanti sono gli eventi che si svolgono in tutta la Penisola, da messe a celebrazioni di piazza, anche il palinsesto televisivo omaggia le vittime dello stragismo con programmi che riprendono le manifestazioni istituzionali o dedicati al ricordo di un personaggio particolare.

In ricordo delle vittime della “madre di tutte le stragi” quella di Piazza Fontana, dove il 12 dicembre del 1969 un’ordigno esploso presso la Banca Nazionale dell’Agricolturacausò la morte di 17 persone e 88 feriti. Considerata da molti il più grave atto terroristico dal dopoguerra e l’inizio degli anni di piombo e della strategia della tensione, a Milano, all’indomani della presentazione del progetto di un monumento in ricordo di quanto avvenuto, presso la Sala Alessi di Palazzo Marino si svolge un incontro tra familiari delle vittime e istituzioni, promosso dal Comune lombardo, dall’Associazione italiana vittime del terrorismo e dall’Associazione Piazza Fontana 12 Dicembre 1969.

Tra questi interverranno Maurizio Campagna, coordinatore Aiviter (Associazione italiana vittime del terrorismo) per la Lombardia, alcuni rappresentanti dell’Associazione Piazza Fontana.

Anche alcuni istituti scolastici prenderanno parte all’evento, portando i lavori svolti durante l’anno o, come l’Istutito Beccaria, l’Istituto d’Istruzione Superiore “Cremona” di Milano, il Liceo Classico Statale “Tito Livio” di Milano e l’Istituto Tecnico Industriale Statale proietteranno di filmati realizzati nell’ambito del progettoMemento” che riprendondo alcuni episodi terroristici come quello di Piazza Fontana o l’attentato alla Questura milanese e l’uccissione dell’agente di pubblica sicurezza Antonio Marino. A coordinare il progetto il giornalista Danilo della Mura. Presente anche la presidente del Consiglio comunale, Elena Buscemi.

Sempre a Milano previsto anche un concerto presso la Sala Puccini del Conservatorio, nell’ambito della seconda rassegna “il Conservatorio di Milano per la sua città”, per il progetto “Milano è memoria 2023”.

La data scelta per questa ricorrenza non è casuale, in questo triste giorno infatti venne ritrovato all’interno di una Renault 4 rossa rubata pochi giorni prima e abbandonata in via Caetani, a Roma, il corpo senza vita dell’onorevole Aldo Moro, ucciso barbaramente dalle Brigate Rosse dopo 55 giorni di prigonia e interrogatori.

Tra i fondatori della Democrazia Cristiana, uomo integerrimo e sempre schierato dalla parte della giustizia e della legalità, considerato da tutti un tenace mediatore, molto capace nel gestire sapientemente le diverse correnti che all’epoca si agitavano nella DC.  Uno dei pochi ad aver ricoperto il ruolo di presidente del Consiglio per più di cinque anni. Sostenitore convinto della necessità di una alleanza con il Partito Socialista per dare vita a un Governo di centro-sinistra, fu rapito la mattina del 16 marzo del 1978 dalle Brigate Rosse mentre si recava alla Camera dei deputati per la presentazione del IV Governo Andreotti, appoggiato per la prima volta anche dal Partito Comunista guidato da Berlinguer. Nel sequestro persero la vita anche gli uomini della scorta, Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera e Francesco Zizzi. La vicenda è ancora oggi uno delle più fosche vicende della Prima Repubblica.

Il 9 Maggio però non si ricorda solo il ritrovamento di Aldo Moro. In quel nefasto giorno del 1978, a Cinisi, un piccolo paesino siciliano in provincia di Palermo venne ucciso dalla Mafia il giornalista Peppino Impastato.

Da sempre lontano agli affari mafiosi del padre, vicino agli ambienti malavitosi del palermitano, ha dedicato la sua vita alla lotta alla Mafia fino alla fondazione della celebre “Radio Aut” radio libera autofinanziata nota per essere stata il suo strumento di denuncia nei confronti dei delitti e degli affari mafiosi tra Cinisi e Terrasini con cui spesso si prendeva gioco di Gaetano Badalamenti “Tano Seduto” come lo appellava spesso.

Peppino, venne ucciso la notte del 9 Maggio nel pieno della campagna elettorale, per ordine proprio di Badalamenti e il suo corpo fu rinvenuto sui binari della ferrovia PalermoTrapani. La verità sulla vicenda venne a galla solo grazie all’impegno dei familiari che si opposero fermamente alla tesi del suicidio avanzata dalle forze dell’ordine, dalla stampa e dalla magistratura.

Per celebrare questa Giornata presso il Quirinale si è svolta una celebrazione in ricordo di tutte le vittime del terrorismo alla quale oltre alcuni parenti delle vittime e al capo dello Stato Sergio Mattarella hanno preso parte il vicepresidente della Camera dei deputati Giorgio Mulè, il presidente del Senato Ignazio La Russa, il presidente del consiglio Giorgia Meloni, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri.

Nella mattinata invece, come ogni anno in ricordo del ritrovamento Moro, il presidente della Repubblica ha depositato alle 10.00 una corona di fiori sotto la lapide commemorativa, mentre alle 11.30 ha portato i propri omaggi una delelgazione del Partito democratico guidata dalla segretaria del partito Elly Schlein e dai presidenti dei gruppi di Camera e Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia.

«Aldo Moro, è stato un uomo pervaso dall’amore e dal rispetto per la democrazia e per lo Stato, animato da spirito di libertà e di solidarietà»

«L’impegno per non dimenticare quanto accaduto non deve mai esaurirsi, ed è preciso dovere delle istituzioni proseguire anche sul cammino della verità per illuminare quelle pagine rimaste purtroppo ancora oscure e che attendono di essere conosciute pienamente» afferma la premier Giorgia Meloni nel corso delle dichiarazioni ricordando che «Oggi l’Italia celebra il Giorno della Memoria delle vittime del terrorismo interno e internazionale e delle stragi di tale matrice e si stringe ai familiari e ai cari di ognuna di loro».

Sulla questione Moro aggiunge «il 9 maggio di 45 anni fa, cinquantacinque giorni dopo il suo sequestro e la strage di via Fani, le Brigate Rosse uccisero Aldo Moro. Il terrorismo toccò il suo punto più alto di aggressione allo Stato, colpendo al cuore le istituzioni democratiche e scrivendo una delle pagine più cupe della storia della nostra Repubblica. Il barbaro assassinio di Moro ferì profondamente la Nazione e ne lacerò il tessuto sociale, ma il popolo italiano seppe reagire mostrando unità e coesione. Unità e coesione senza le quali lo Stato non avrebbe avuto la forza necessaria per combattere e sconfiggere il terrorismo e l’eversione».

Pensiero condiviso anche dal ministro della Difesa Guido Crosetto il quale ha sottolinato che questa giornata è dedicata a tutti coloro che si sono battuti per la libertà, la democrazia e la legalità “valori che abbiamo il dovere di difendere ancora oggi”.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo intervento alla commemorazione ha voluto sottolineare che non sono gli autori degli attentati ad aver scritto la storia della Nazione, ma sono state proprio le vittime a farlo.

Queste, prosegue il presidente «parlano a tutti noi, parlano ai nostri giovani, sollecitandoli a fare delle istituzioni il luogo autentico del confronto politico, a non lasciarsi accecare dall’odio né tentare dalla violenza per imporre le proprie convinzioni. L’odio e la violenza costituiscono il percorso dei regimi autoritari. Rappresentano il fallimento dell’umanità, chiamata alla libertà e al rispetto reciproco».

Per il capo dello Stato le vittime e i loro familiari con il loro operato e i ricordi «hanno contribuito a costituire un patrimonio collettivo di memoria e di esempio per tutte le generazioni» citando poi alcuni nomi delle vittime.

«Negli ultimi decenni si è molto parlato dei terrorismi e dei terroristi» prosegue Mattarella, «della loro vita, dei complici delle loro presunte ideologie, delle cause che han fatto da base alla loro scelta di lotta armata. Delle gravi deviazioni compiute da elementi dello Stato, e per le quali avvertiamo ancora l’esigenza, pressante, di conoscere la piena verità.
Su questi argomenti esistono molti studi, numerose pubblicazioni, tante trasmissioni televisive, anche di interesse e pregio. Mentre invece si è parlato e scritto poco della reazione unanime del popolo italiano, dei servitori dello Stato, che hanno messo a repentaglio la propria vita per combattere l’eversione e le violenze. Meno di chi, nelle fabbriche, nelle università, nei vari luoghi di lavoro, ha opposto un no, fermo e deciso, a chi voleva ribaltare le regole democratiche»

La Repubblica nonostante lo smarrimento iniziale si è saputa difendere, reagendo con coraggio e dedizione alla lotta ai terrorismi «producendo i suoi anticorpi ben sapendo che un clima di scontro violento, parole d’odio, l’avversario trasformato in nemico da abbattere, costituiscono modalità patologiche della contesa politica che, oggi come allora, vanno condannate e respinte con decisione».

«La democrazia si nutre di tolleranza, di pazienza, di confronto, di rispetto.
E’ una strada che a taluno appare lunga e faticosa ma è l’unica di progresso della convivenza. L’unica capace di ottenere e mantenere nel tempo pace, serenità, benessere, diritti a tutti i cittadini’ ed è questo l’insegnamento che ci proviene dalle tante, troppe vittime del terrorismo e dell’eversione. Intorno alla loro memoria ci stringiamo oggi commossi per ribadire con determinazione: mai più violenza politica, mai più stragi».

Gianfranco Cannarozzo

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