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Da Goldoni ad Eduardo.

 Approfondimenti

Carlo Goldoni (1707-1793) è il vero riformatore del teatro nel settecento: egli vuole rappresentare l’uomo senza eccedere, vuole rappresentare una realtà nella quale ci si può riconoscere, perciò egli cerca di cogliere appieno la psicologia dei personaggi, della loro vita vissuta, ispirandosi alla borghesia; egli capisce che la commedia della’arte non rendeva più, che la comicità era ormai banale, ripetitiva e non colpiva più lo spettatore che ormai era abituato. Prima del 700’ esisteva il canovaccio, che era un riassunto della trama dello spettacolo, al quale gli attori si ispiravano improvvisando: non era un testo vero e proprio ma una trama da cui prendere spunto ed iniziare a recitare: Goldoni, basandosi sulla realtà sociale del momento e al periodo storico, scrisse delle vere e proprie commedie, con un testo scritto di suo pugno che gli attori dovevano imparare a memoria; prima della riforma di Goldoni gli attori indossavano delle maschere ed interpretavano la parte del buono e quella del cattivo, non avendo una propria personalità perché nascondevano la faccia. Goldoni iniziò piano piano a mettere vicino alle maschere proprio degli attori che interpretavano dei personaggi veri e propri, autentici perché senza maschera e lo fece comprendere un po’ per volta al pubblico, che non avrebbe capito e accettato un cambiamento così repentino: col tempo eliminò completamente il canovaccio e rimasero soltanto gli attori che interpretavano il loro personaggio; è proprio in quel ruolo e in quel personaggio interpretato dall’attore che il pubblico e lo spettatore poteva riconoscersi rappresentato, come preso dalla vita reale di tutti i giorni.

Goldoni vuole rappresentare l’uomo senza eccedere, vuole rappresentare una realtà nella quale ci si può riconoscere: tra le commedie più importanti ricordiamo “La bottega del caffè”, “La famiglia dell’antiquario” e la “Locandiera”, la sua commedia più famosa: prima di lui l’improvvisazione degli attori era basata su volgarità e oscenità per coinvolgere di più il pubblico e, se questo era colto, usavano un linguaggio più colto, se di basso rango usavano un linguaggio più semplice e quindi la loro improvvisazione si regolava sul tipo di pubblico che avevano di fronte; la commedia italiana aveva bisogno di un cambiamento perché il livello di recitazione e di finzione erano particolarmente scadenti e Goldoni riesce perfettamente nel suo intento con mutamenti lenti e progressivi.

Goldoni doveva però soddisfare tutti i tipi di pubblico e le varie classi sociali e lo fece con la realtà: egli rappresenta la realtà nelle sue varie sfaccettature, in modo che chiunque potesse riconoscersi senza difficoltà, a qualunque classe sociale appartenesse, colto o ignorante che fosse; da qui nasce lo studio del personaggio e il modo per poterlo rappresentare nelle sue più profonde motivazioni psicologiche. Con le sue commedie Goldoni vuole educare il pubblico, portando in scena le problematiche del tempo e i suoi valori, come il senso della famiglia, l’umiltà e la solidarietà: attraverso la sua riforma vuole che il teatro sia, oltre che divertimento e intrattenimento, anche cultura e insegnamento di vita, volta al buon senso, al lavoro, alla lealtà; egli prova disprezzo per i nobili che vivono come parassiti sulle spalle altrui, apprezzando invece chi va avanti e conta solo sulle proprie forze. Il teatro di Goldoni è realista in quanto non intende cambiare la società ma piuttosto invitare quest’ultima a riflettere sulle problematiche intrinseche ad ogni personalità, uomo o donna, ricco o povero che sia, facendone risaltare pregi e difetti.

Un’altra riforma simile a quella di Goldoni e non meno importante è quella attuata nel Novecento da Eduardo De Filippo (1900-1984). figlio di Eduardo Scarpetta (1853-1925), che definiamo un attore autore: Eduardo sposa totalmente come Goldoni la verità presa dalla vita e portata in teatro come se gli attori si trovassero a casa loro senza pensare al pubblico; “Quello che è necessario per voi è vivere di osservazione, stare a sentire i dialoghi nei negozi, sull’autobus, avere sempre l’orecchio al teatro e prendere appunti, segnare, segnare e segnare”, questo è ciò che insegnava Eduardo durante le sue lezioni all’Università di Roma La Sapienza.

Rispetto a Goldoni possiamo riflette su un primo punto, che Eduardo si ispira alla realtà ma non la voleva riportare tale e quale in scena, a differenza di Goldoni, in quanto riteneva che una verità nuda e cruda potesse annoiare il pubblico: Goldoni con la realtà dei suoi personaggi voleva educare e far riflettere il pubblico, mentre Eduardo prende in esame la realtà e fa un’attenta osservazione della sua Napoli nel secondo dopoguerra dal punto di vista storico e quotidiano; ad. es. la commedia “Natale in casa Cupiello” si basa sulla tradizione farsesca dell’antica Commedia dell’Arte, dove l’atmosfera e i temi indicano l’umorismo di Eduardo e anticipano le riflessioni più mature del Maestro.

Di certo Eduardo è l’autore-attore innamorato della realtà e dei sentimenti dei suoi personaggi, legati ad un’attenta osservazione e descrizione, specialmente nel secondo dopoguerra dove la gente desidera vivere un futuro migliore rispetto alle difficoltà sociali ed economiche del presente: le sue opere infatti si riferiscono al conflitto tra il singolo e la società, mentre non ci sono eroi in quanto lo sono le persone comuni protagoniste delle sue vicende; lui vuole riuscire a far vedere i cambiamenti storici e sociali come colti all’interno di una semplice famiglia, che è sempre la protagonista nelle sue commedie come rappresentazione del sociale.

Eduardo grazie alle sue commedie e alle rappresentazioni della sua amata terra ha trasmesso la verità che trovava in sé stesso, al contrario della realtà della vita nella quale ognuno indossa tante maschere diverse vivendo più nell’avere che nell’essere: in questo modo l’essere diventa solo un mezzo per avere e quindi tende a modificarsi in base a chi si trova davanti e in base a quello che si vuole ottenere; questo concetto può riportarci alla riforma operata da Goldoni, che vedeva falso e bugiardo il teatro della Commedia dell’Arte fatto di maschere e canovacci, volto a far ridere in maniera grottesca e volgare a seconda del livello del pubblico che si aveva di fronte. “I fantasmi non esistono, i fantasmi siamo noi ridotti così dalla società che ci vuole ambigui, ci vuole lacerati, insieme bugiardi, vuoti e vili” affermava Eduardo: i tratti psicologici definiti da Goldoni ritornano anche con Eduardo: lo studio psicologico di un personaggio e la sua interpretazione forniscono agli attori, che nella vita di tutti i giorni sono spesso timidi, uno spunto che dà loro la libertà di esprimersi concessa da una dato ruolo, lasciandosi andare nel ruolo stesso; la proiezione di un ruolo consente inoltre all’attore di esplorare parti di sé che altrimenti sarebbe difficile tirare fuori, poiché infatti indossare un costume da pagliaccio ci autorizza a fare i pagliacci.

A differenza di Goldoni, Eduardo può usufruire della tecnologia: grazie al cinema, le sue opere vengono viste da molte persone e può vantare la collaborazione con grandi registi e attori come Vittorio de Sica (1901-1974). Totò (1898-1967), Tina Pica (1884-1968) e Pupella Maggio (1910-1999); la differenza principale tra i due uomini di teatro è che Goldoni è solo scrittore e drammaturgo riformatore ma non attore, mentre Eduardo era prima attore poi autore, anche se è stato un attento studioso della realtà da portare in scena.

Marti Francesca

Miriam Dei