GAZA e le “ipocrisie” dei Pro-Palestina
Perché a molti conviene mentire su Gaza e l’ipocrisia dei pro-Palestina *
Qualche settimana fa durante il programma “Otto e mezzo” in onda su La7, Lilli Gruber intervistava la leader palestinese Hanan Ashrawi che non solo non ha condannato gli attentati del 7 ottobre, dicendo che «bisogna mettere tutto in un contesto» e ha definito Hamas «un partito». Purtroppo la teoria che non tutti i palestinesi sostengono Hamas viene quotidianamente sempre più smentita e questa testimonianza ne è un valido esempio. Sembra quasi che i palestinesi non cerchino in nessun modo di nascondere il fatto che sono in sintonia totale con Hamas, e ciononostante noi occidentali cerchiamo di autoconvincerci che loro vogliano la pace e che siano solo vittime di un gruppo terroristico.
Sara pure lecito porsi questo dubbio, considerando naturalmente la paura, il terrore dei civili (magari non tutti) nei confronti di Hamas per cui non ne prendono le distanze?
Le piazze pro-Palestina di questi giorni non hanno mai pronunciato frasi come “Liberate gli ostaggi!” o “Hamas vattene!”, ma non si sono risparmiate frasi antisemite. Molti di questi il 27 gennaio sfileranno affianco a Liliana Segre contro ogni fascismo, perché Liliana Segre torna utile quando si tratta di andare contro il governo Meloni. Senza contare che sono gli stessi che vorrebbero vedere l’Ucraina arrendersi a Putin.
Il collante di queste piazze ipocrite e ignoranti è in primis l’anti-americanismo, seguito dall’antioccidentalismo, farcito con un po’ di antisemitismo che sempre serpeggia in Europa e in Italia e che in queste settimana sta avendo il proprio sfogo.
E’ tragicomico vedere persone che difendono Hamas che sono le stesse che lottano per i diritti LGBTQ e per le donne; è solo tragico vedere docenti universitari che non approvano documenti di condanna al terrorismo di Hamas, come è successo al Prof. Luigi Ciaramiello del Dip. di Scienze Sociali della Federico II di Napoli, il quale ha ricevuto minacce di morte per aver denunciato il caso.
Viene da chiedersi non solo se molti studenti che manifestano contro Israele ma soprattutto i professori conoscano davvero quello che avviene a Gaza da decenni.
Dipanare la cortina fumogena alzata da certi media e dai soliti “attivisti per la pace”, di quelli di “dove eravate quando”, e del ” sì ma”, che tanto attivi per la pace non lo sono ma che, anzi, fomentano odio senza ritegno, non è cosa semplice e a molti non piacerà: vorrebbe dire vedere crollare il castello di menzogne che si sono costruiti.
Punto primo: quella in corso tra Hamas e Israele è una guerra cominciata da quando nel 2005 lo Stato Ebraico ha restituito la Striscia di Gaza ai palestinesi per la famosa formula “terra in cambio di pace”. I media filo-palestinesi o quelli schierati a prescindere contro Israele dicono che la guerra è iniziata come rappresaglia israeliana per l’uccisione di tre ragazzi israeliani avvenuta per mano di Hamas. Non è vero come dicono molti inviati da quelle zone e report seri e dettagliati. E’ una vera e propria cortina fumogena per nascondere il vero motivo della guerra, cioè il continuo lancio di missili dalla Striscia di Gaza su Israele.
I media filo-palestinesi non ne hanno mai fatto menzione, ma negli ultimi anni e mesi da Gaza sono stati sparati migliaia di missili su Israele, e questo prima che la guerra avesse inizio. Non solo, da diversi mesi l’intelligence israeliana ha lanciato un serio allarme per i tunnel che dalla Striscia di Gaza arrivano in Israele. Questi tunnel sono stati costruiti per portare attacchi contro la popolazione civile e per compiere rapimenti. I tunnel scoperti dopo l’inizio della guerra confermano che quell’allarme non solo era reale ma addirittura sottostimato. E chiaro che se i media hanno taciuto per mesi sul continuo lancio di missili da Gaza verso Israele oggi non possono attribuire a questo la causa della guerra, quindi ne devono trovare un’altra.
In secondo luogo, bisogna ricordare le linee guida imposte da Hamas ai giornalisti secondo le quali ci sono solo morti civili e innocenti. I media ci dicono che “secondo fonti Onu i morti civili sono….” e ne danno il numero che cresce ogni giorno. E’ una mezza verità. E’ vero che è l’Onu che fornisce quei dati ai giornalisti ma chi fornisce i dati all’Onu? Naturalmente è Hamas. Insomma, la fonte di dati sui morti civili è Hamas e non l’Onu che ne fa solo da portavoce. Hamas sostiene che l’80% dei morti sono civili, un dato smentito dai terroristi di Hamas catturati dall’esercito israeliano che invece sostengono l’esatto contrario, cioè che l’80% dei morti sono miliziani e non civili.
E’ chiaro che ogni terrorista può essere scambiato per civile dato che non indossa alcuna divisa proprio per confondersi con la popolazione (non è una violazione delle leggi di guerra questa?). Ci sono testimonianze che Hamas proibisce ai civili di lasciare quelle zone per usarli come scudi umani. Quindi, di chi è la colpa di quei morti innocenti? Ultima considerazione non marginale: Israele ha costruito un ospedale da campo al confine con Gaza per soccorrere i civili palestinesi. Ebbene, non solo Hamas proibisce ai civili di raggiungere qual campo ma nei giorni scorsi lo ha pure bombardato. Ha sparato contro la sua stessa gente che aveva osato disobbedire.
Terzo punto. Le scuole dell’Onu sono usate da Hamas come depositi di armi. L’Onu stessa ha ammesso di aver trovato dei missili all’interno di una sua scuola. Hamas lo fa perché sa che le scuole dell’Onu sono un rifugio sicuro e fa in modo che i civili si concentrino proprio li per difendere le proprie armi.
Quarto punto. Sentiamo spessissimo dire che Hamas è una prigione a cielo aperto. Questo è un mantra molto ricorrente tra i sostenitori di Hamas. Si contesta il fatto che una zona controllata e amministrata da un gruppo riconosciuto universalmente come terrorista, venga sottoposta a un controllo delle merci in entrata.
(nella foto al lato: il capo politico di Hamas Ismail Haniyeh)
Non è un embargo come vogliono far credere, le merci normali entrano ed escono regolarmente da Gaza. Le uniche merci che non possono entrare a Gaza sono le armi o quegli elementi che possono costituire un vantaggio militare per Hamas. Un esempio lampante è il cemento armato. Ufficialmente dovrebbe servire per le costruzioni civili ma, come abbiamo visto, viene usato da Hamas per la costruzione di Km di tunnel.
Con quello che ha speso Hamas per la costruzione di quei tunnel e con il cemento armato usato per costruirli si sarebbero potuti costruire almeno due ospedali, una decina di scuole, sistemare l’acquedotto, costruire fabbriche. Ma come sempre il bene della popolazione per Hamas viene all’ultimo posto. Se quindi Gaza è una prigione a cielo aperto (e non lo è) la colpa e da dare solo ed esclusivamente ad Hamas e non a Israele. Uno dei motivi per cui Hamas ha scatenato questa guerra è proprio quello di togliere totalmente il blocco a Gaza.
L’ultimo punto riguarda la questione dei profughi palestinesi. Perché i “profughi” palestinesi, i loro figli, nipoti, pronipoti, pro-pronipoti sono destinati a restare per sempre nei campi? per la semplice ragione che i paesi che li ospitano, inclusa l’Autorità Palestinese, che dovrebbe essere il loro governo, non hanno mai fatto nulla per ricollocarli. C’è addirittura un’Agenzia dell’Onu, l’UNRWA che invece di cercare di trasformare gli abitanti dei campi in gente normale, ha cura di mantenerli come tali e di assegnare loro il titolo ereditario di profughi.
Perché i “poveri” governi arabi (e anche quelli meno poveri, forniti di petrolio a volontà) non hanno trovato il tempo, le energie e i soldi per occuparsi di questa cosa? Non sarà che i governi mediorientali vogliono fortemente non integrare i profughi, che in questa maniera servono loro per tenere aperta la “questione palestinese” e demonizzare Israele? Non sentiamo spesso dire che è l’America che vuole proseguire la guerra in Ucraina perché gli conviene? Non può valere anche per altri questa massima?
Conquistata Gaza nella guerra del ’67, Israele si pose il problema dei profughi e cercò di risolverlo a modo suo, cioè in maniera pragmatica: si mise dunque a costruire nuove case e villaggi decenti per loro, distruggendo i vecchi campi, ma l’OLP si mise a strillare come un’aquila e ottenne un paio di risoluzioni dell’Onu – eh già, l’Onu – per diffidare Israele da questo terribile abuso.
In merito a questo problema l’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella Risoluzione 34/52 del 23 novembre 1979 dichiarò che: <<Le misure di reinsediamento dei rifugiati palestinesi nella Striscia di Gaza, allontanati dalle loro case e proprietà dalle quali sono stati spostati, costituisce una violazione del loro diritto inalienabile al ritorno; invita ancora una volta Israele a desistere dalla rimozione ed il reinsediamento dei profughi palestinesi nella Striscia di Gaza>>. Israele la smise, naturalmente: come si aiuta chi ti sputa in un occhio per il fatto che lo aiuti?
Inoltre, mentre l’agenzia centrale delle Nazioni Unite aiuta i profughi a reinserirsi, l’agenzia Onu per i profughi palestinesi contribuisce a perpetuare il loro status, applicando criteri atipici. Ad esempio, i profughi perdono il loro status di profugo quando ricevono la cittadinanza di un paese riconosciuto, i profughi palestinesi no; i profughi non possono trasmettere il loro status da una generazione all’altra, i profughi palestinesi sì; i profughi vengono incoraggiati a reinserirsi in altri paesi o ad integrarsi nei paesi che li ospitano, cosa che l’UNRWA evita di fare.
Le Nazioni Unite, il cui forum sui diritti umani quest’anno sarà presieduto dall’l’Iran, spendono per ogni singolo profugo palestinese circa tre volte più di quanto spendono per un profugo non palestinese, e impiegano uno staff oltre trenta volte più numeroso.
Insomma: Hamas governa a Gaza da 17 anni, non ci sono mai state elezioni, sono entrati flussi di denaro enormi, ma i civili se ne sono giovati poco o nulla. Metà del fabbisogno energetico in tempo di pace era coperto da Israele.
I manifestanti pro-Palestina lo sapranno?
___________ANNALINA GRASSO
*******
* NOTE A MARGINE // Pur condividendo in gran parte le tesi di Annalina Grasso e pur rispettando la sua ricostruzione e/o interpretazione degli avvenimenti, personalmente – quale direttore editoriale – ritengo che si dovrebbero processare anche le altre IPOCRISIE di altre LOBBY, spess0 asservite o portatrici di quel “Pensiero Unico Dominante” contro cui è doveroso reagire. Ciò sia in osservanza con la nostra Linea Editoriale, come coerentemente esposta in home-page, sia contro l’imposizione del Pensiero Unico, senza abdicare ad interprtazioni e posizione che potrebbero essere ritenute “Non Politicamente Corrette”. (G.M.)