La lezione del filosofo Jürgen Habermas
ai “Pro-Palestina”
TRA “VOCI AUTOREVOLI & CATTIVI MAESTRI”
DALL’UNIVERSITA’ GOETHE DI FRANCOFORTE ALLA FEDERICO II DI NAPOLI (*1)
_________di ANNALINA GRASSO
Tra il cicaleggio di intellettuali, giornalisti e opinionisti che parlano di “reazione sproporzionata di Israele a Gaza” dopo l’attacco terroristico del 7 ottobre scorso, una voce autorevole si eleva sopra le considerazioni naif e spesso faziose di certi personaggi che appoggiano la causa palestinese: quella del filosofo tedesco Jürgen Habermas (*2) per il quale la reazione di Israele agli attacchi di Hamas è “giustificata, in principio” in quanto il massacro compiuto dai terroristi il 7 ottobre scorso, è stato “di una crudeltà insuperabile“, e “volto esplicitamente a cancellare la vita ebraica in generale“.
È un’analisi lineare e articolata quella messa nero su bianco da Jürgen Habermas, allievo di Adorno e Gadamer nonché uno dei principali esponenti della Scuola di Francoforte. In un momento in cui molti presunti intellettuali e accademici preferiscono concentrarsi sulle colpe di Israele e dell’Occidente invece di considerare come vero problema l’islamismo fondamentalista, il politologo di Düsseldorf ha preso posizione – assieme ad altri studiosi – in favore di Israele.
Habermas, oggi 94enne, qualche giorno fa, ha pubblicato sul sito dell’Università Goethe di Francoforte una lettera aperta sul conflitto in Medio Oriente, firmata assieme al politologo Rainer Forst, al giurista Klaus Günter e alla storica delle relazioni internazionali Nicole Deitelhoff.
Il documento esprime solidarietà a Israele e al riguardo rimarca che alcuni principi “non dovrebbero essere in discussione“.
“Le azioni di Israele non giustificano in alcun modo reazioni antisemite, e tanto meno in Germania“, hanno spiegato Habermas e gli altri firmatari del documento, entrando a gamba tesa in un dibattito che anche in Germania sta animando l’opinione pubblica. Nel Paese che conobbe gli errori della Shoah, Habermas si è detto molto preoccupato dai rigurgiti anti-ebraici emersi nell’ultimo periodo.
“È insopportabile che gli ebrei in Germania siano ancora una volta esposti a minacce contro la vita e l’incolumità fisica e debbano temere la “violenza fisica“ nelle strade.
Il diritto all’esistenza di Israele e la vita ebraica sono elementi particolarmente degni di tutela in Germania, e l’impegno in questo senso è fondamentale per la coesistenza politica. Il diritto alla libertà e alla protezione dal razzismo vale per tutti. A questo devono attenersi anche coloro che nel nostro Paese hanno coltivato sentimenti e convinzioni antisemite dietro ogni sorta di pretesti“, si legge nel documento.
Pur stigmatizzando la presenza di vittime civili su entrambi i fronti ed evocando un “principio di proporzionalità“, gli studiosi “guidati” da Habermas hanno osservato che qualsiasi riflessione sul conflitto a Gaza non dovrebbe mai sfociare in uno “slittamento della misura del giudizio” tale da indurre a pensare che Israele intenda compiere contro i civili palestinesi un genocidio. L’eccidio di Hamas e le azioni militari su Gaza – ha in sostanza decretato il pensatore tedesco – non sono paragonabili, perché la reazione israeliana non è uno sterminio intenzionale.
“Nonostante tutta la preoccupazione per il destino della popolazione palestinese, tuttavia, i criteri di giudizio scivolano completamente quando alle azioni di Israele vengono attribuite intenzioni genocide“, si legge nella lettera pubblicata sul sito dell’università di Francoforte.
A partire dagli anni 70 del Novecento Habermas ha introdotto una svolta linguistica alla sua riflessione filosofica, valorizzando l’idea di un soggetto in una dimensione pubblica strutturata in termini linguistici. Nel 1981 viene pubblicata la Teoria dell’agire comunicativo che prende in considerazione il rapporto tra il linguaggio e il soggetto che ne fa uso concentrandosi sulla teoria pragmatica del linguaggio= prassi del linguaggio + agire.
Habermas ritiene che si possa elaborare una pragmatica universale o formale del linguaggio, studiando le condizioni universali e necessarie che stanno alla base di ogni possibile comunicazione linguistica volta all’intesa. Il filosofo è infatti convinto che chiunque partecipi ad un’argomentazione razionale sensata presuppone implicitamente alcune pretese universali di validità, senza le quali è impossibile una comunicazione razionale tra uomini liberi e uguali che sono:
1. la Giustezza ossia ogni argomentante è tenuto a rispettare le norme che governano la situazione argomentativa
2. la Verità, ogni argomentante è tenuto a formulare enunciati essenziali appropriati all’interno di un sapere condiviso
3. la Veridicità, ogni argomentante è tenuto ad esprimersi con sincerità
4. questione del senso e della comprensibilità.
Nel rispetto di queste norme una comunità democratica sarà in grado di risolvere in modo razionale i conflitti d’interesse e percorrere la strada dell’onestà intellettuale, meta lontanissima per molti opinionisti nostrani progressisti che improvvisamente diventano esperti di relazioni internazionali, seminando fake news e antisemitismo latente.
Habermas, ritenendo che vi siano delle verità deontologicamente fondate, è indotto a pensare che la valorizzazione delle diversità debba sempre accompagnarsi ad una prassi fondata su criteri costituzionali di tipo universale che trascendono le differenze culturali. Egli accusa il relativismo di sostenere una tesi (ogni cultura è una totalità chiusa in se stessa) che porta a pensare alle comunità come chiuse, mentre è indispensabile trovare una logica intersoggettiva razionalmente fondata. Logica che non sarà mai ottenuta da coloro che odiano il popolo ebraico, lo Stato di Israele, da coloro che si lasciano guidare solo dall’emotività e dalla faziosità, che non fanno proprie le regole dell’argomentazione.
Fonte
https://www.notizie.it/guerra-in-medio-oriente-habermas-difende-le-azioni-di-israele-contro-hamas/
(*1) Il Prof. Luigi Caramiello dell’ Università Federico II di Napoli
(*2) nella foto d’apertura: Juergen Habermas a fianco del busto di Heinrich Heine