Sinistra, destra e alta finanza
al tempo del governo Meloni
… SE LA “POLITICA“ ARRETRA DIFRONTE ALL’ “ECONOMIA“
__________FRANCO D’EMILIO
Ormai, in questo presente, è più facile che gli italiani vadano su tutte le furie contro ogni attacco alla tradizione cattolica o, di contro, alla laicità dello stato e, invece, non reagiscano, quasi restino indifferenti dinanzi alla sottrazione, spesso una rapina, dei loro beni e dei loro diritti. Così, questo diffuso atteggiamento popolare ha condizionato e tuttora condiziona inevitabilmente la politica italiana.
Da una parte, la sinistra si è tutta impegnata nella lotta per l’inclusività e l’accoglienza, quindi sempre più si è rivelata dimentica della lotta di classe contro la riduzione o la cancellazione, entrambe drammatiche, del lavoro sotto i colpi della grande finanza, inesorabilmente distruttiva dell’economia reale: l’unica soluzione della sinistra a tanta destabilizzazione economica è stata la cosiddetta “elemosina di stato”, individuata nel discusso reddito di cittadinanza. Sul versante opposto, la destra italiana continua a blaterare invano di sovranità, difesa della identità nazionale, unitamente al valore della tradizione, ma, nel frattempo, ha messo a segno un vero e proprio “golpe elettromagnetico-digitale“, sottomettendo l’Italia a potenti multinazionali straniere.
Sicuramente, sia a sinistra che a destra, i protagonisti in gioco s’impegnano molto per perseguire i loro obiettivi, persino con iniziative a volte discutibili, se non ridicole, offensive, come quelle contro il Natale. Così, la sinistra talebana dell’accoglienza ha cercato di politicizzare la santa festività, laicizzandola oltre ogni misura: da qui, la proposta assurda dell’istituto Universitario di Fiesole perché il Natale fosse ribattezzato “Festa d’Inverno” e l’altra, altrettanto deprecabile idea del sindaco romano Gualtieri di porre in cima al tradizionale albero natalizio una stella rossa, simbolo comunista, in sostituzione del tradizionale puntale con la cometa o l’angelo messaggero, tanto cari alla tradizione cattolica. Nondimeno, la destra, indignata da tanta profanazione da parte della sinistra, ha scelto, in più circostanze, di sostituire la parola Natale con l’abbreviazione XMAS, palese e lugubre rimando alla Decima Mas di Junio Valerio Borghese.
In realtà, così facendo, a sinistra come a destra, si realizza soltanto una sottile opera di distrazione di massa degli italiani da problemi più urgenti, quale, ad esempio, il peso crescente della finanziarizzazione della nostra economia attraverso lo strumento dell’iperdigitalizzazione. Alessandro Volpi, docente di storia contemporanea all’Università di Pisa, non ha dubbi: “L’Italia è ormai terra di monopolio estero e di formidabili speculazioni. Un esempio? I francesi di Iliad che propongono alla multinazionale inglese Vodafone una joint-venture in Italia per la spartizione della nostra telefonia mobile assieme a TIM, ora nelle mani dell’americana Kkr. Fare soldi con la finanza è diventato il marchio dell’Italia, ma di questo non beneficia ben il 99% del paese.”
A questo si aggiungono due dati importanti, registrati nel nostro paese nel corso degli ultimi 30 anni: il primo riguarda i salari, cresciuti solo dell’1% contro la crescita media del 32,3% nei paesi OCSE; il secondo attiene parallelamente la quota dei salari sul Pil, calata dal 60 al 40%, e la quota dei profitti sul Pil, cresciuta dal 40 al 60%, quindi pari alla precedente perdita del 20%. Due dati, questi, che sollecitano due considerazioni: la prima che l’attuale modello economico italiano negli ultimi 30 anni abbia soltanto impoverito i lavoratori e arricchito il capitale; la seconda che, in queste condizioni, sia inesorabile il passaggio della nostra politica dal conflitto sociale al dominio dei ricchi che lucrano e fanno pagare il conto ai lavoratori.
Perché, allora, non ricostruire su queste considerazioni il confronto politico italiano? Perché mai, pur se diversamente, sia la sinistra che la destra evitano di fronteggiare la nefasta avanzata dell‘alta finanza internazionale contro la nostra economia reale?