Incomprensibile scelta del Ministro Sangiuliano
per il Museo della Liberazione di Roma
Non poche sorprese ha suscitato la notizia di pochi giorni fa della nomina del forlivese Roberto Balzani, storico e docente presso l’Università di Bologna, a presidente del Museo Storico della Liberazione di Roma in via Tasso 145, nello stesso edificio luogo di terribile repressione nazifascista.
Nomina direttamente dal ministro della cultura Sangiuliano, senza se e senza ma, indiscutibile, esclusa, persino, la possibilità di un nome alternativo: una vera gestione padronale della cultura, zitti e mosca!
La nomina ha, dunque, solo ufficializzato una scelta ministeriale “in pectore”, modalità di richiamo ecclesiastico che certo induce al sorriso, pensando quanto sia contrastante, se non conflittuale con lo spirito laico, democratico di schietta tradizione repubblicana, da sempre impronta dell’impegno culturale e politico del prof. Balzani (sotto in foto).
Per carità, fuori discussione la caratura accademica, il prestigio di storico e studioso, l’abilità di saggista del mio illustre concittadino, anche sindaco di Forlì dal 2009 al 2014 con una lista di centrosinistra, ma legittimamente ha suscitato stupore che per la presidenza del Museo della Liberazione di Roma il prof. Balzani sia stato considerato il migliore in assoluto, proprio come, già il 23 dicembre scorso, l’attuale assessore forlivese alla cultura, Valerio Melandri, giunta di centrodestra, non aveva esitato a definirlo, anche se, più modestamente, solo “il migliore”, per l’incarico di curatore del Museo del Novecento, di prossimo allestimento nell’ex Asilo Santarelli di Forlì.
Ma a Roma e a Forlì il nostro Balzani resta davvero così unico, “primo tra impari”, storico di eccellenza senza confronti?
Che strana, poi, questa coincidenza di giudizio tra l’assessore forlivese Melandri ed il ministro alla cultura Gennaro Sangiuliano, tra il centrodestra al Comune di Forlì e quello alla guida del governo nazionale, quasi il sospetto di un’intesa comune, precostituita a tavolino, tra il piccolo “citadon” e l’Urbe.
Non credo che giovi alla cultura, al suo pluralismo questa ricerca e accettazione del “migliore” fuori dal confronto con altre persone di consolidato sapere e provata esperienza, pur se di diversa posizione ideologica e politica. Cosa pensare di questa destra che rinnova a uomini, intellettuali di sinistra la gestione della memoria dell’antifascismo?
Forse, non vi sono a destra persone di pari valore culturale per impegnarsi nella tutela di un patrimonio collettivo di memoria, quale il ripudio della violenza contro l’opposizione al nazifascismo? Sarebbe stata, invece, ma si è gettata alle ortiche, l’occasione giusta, coerente con l’aspirazione della destra più moderna e pragmatica, per dimostrare, ancora di più, la propria riflessione sul Fascismo, l’Antifascismo, la Resistenza, quindi superare l’assurda e anacronistica divisione degli italiani nei postumi di una storica e dolorosa guerra civile?
Forse, la destra italiana ha voluto dare sfoggio di generosità politica, rinnovando ad una personalità della sinistra, pure se di sobrie posizioni, la responsabilità di un incarico, quale, appunto, la presidenza del museo romano di via Tasso, da sempre nelle mani gestionali della sinistra? Scelta tattica di continuità e non di cambiamento o, piuttosto, un “contentino”, quale segno di disponibilità verso certa sinistra moderata alla quale la destra stessa, oggi vincente, sorride sorniona? Il ministro della cultura Sangiuliano con la sua nomina ha offeso, snobbandolo, il mondo politico e culturale della destra italiana, ha dimostrato di voler mantenere l’esecrabile antagonismo tra Fascismo e Antifascismo, trincerandosi nella decisione, sicuramente autoritaria più che autorevole, di aver scelto il migliore. Intanto, l’illustre professore forlivese ha solo dichiarato di volersi adoperare al massimo sia a Forlì che a Roma e sottolineato come nessun compenso gli verrà da detti incarichi. Ironia della sorte, gli resterà cucito addosso, addirittura da parte della destra, l’epiteto di “migliore” che ad un vero repubblicano non può che risultare fastidioso, urticante perché già sul versante opposto riferito alla guida di Palmiro Togliatti, detto esageratamente Il Migliore di tutto il Partito Comunista Italiano.
____________________FRANCO D’EMILIO