La DEMM – un’Azienda Italiana –
nata nel 1928, già orgoglio del Duce
UNA TIPICA ECCELLENZA INDUSTRIALE, ESEMPIO DEL MADE IN ITALY
__________________di FRANCO D’EMILIO
La storia industriale italiana è perlopiù incentrata sulle vicende di grandi imprese, sicuramente vanto nel mondo della nostra progettualità, spesso davvero innovativa con le sue soluzioni tecnologiche: dalla meccanica automobilistica a quella delle macchine utensili, dalla siderurgia alla cantieristica navale, dai materiali edili al tessile, ai manufatti ceramici e in vetro, fino ai più avanzati settori dell’automazione e della robotica, ebbene non c’è campo applicativo nel quale l’Italia industriale non abbia segnato e, tuttora, segni pagine importanti di sviluppo produttivo, economico e sociale.
Tuttavia, a volte, ignoriamo realtà e storie industriali, forse minori per grandezza e importanza, ma non certo per qualità e valore, come nel caso della “DEMM”, acronimo di Daldi e Matteucci Milano, storica azienda di Porretta Terme, in provincia di Bologna, presenza a lungo veramente significativa nel campo della componentistica meccanica, pure di alta precisione, e, poi, della produzione motociclistica: più precisamente, dal 1928 ad oggi ininterrotta l’attività produttiva nel primo campo; solo dal 1952 al 1982, invece, l’esperienza nel campo dei motocicli leggeri e di quelli agonistici, produzione il cui alto valore tecnico e competitivo è ora custodito e celebrato dall’apposito Museo della Moto e del Motociclo in via Mazzini a Porretta Terme.
Dunque, la DEMM, lodevole media impresa industriale, espressione di tanta qualità produttiva, ma pure, come dichiara lo storico Renzo Zagnoni (nella foto a destra), importante volano economico per l’Appennino bolognese della Valle dell’Alto Reno, garantendo per decenni occupazione e formazione professionale, reddito e conseguente progresso delle comunità locali.
A riprova del pregio tecnologico delle sue lavorazioni va ricordato come la DEMM si sia distinta per i propri motori diesel di alta trazione per macchine agricole in tutto il mondo, poi per la realizzazione di strumenti certificati di alta precisione (calibri, micrometri e comparatori), inoltre, persino, per la produzione di particolari componenti, macro e micromeccanici, ad alta resistenza per i satelliti e i veicoli spaziali americani della NASA, oltre che per l’industria aeronautica, sempre USA, della Boeing, in particolare per i modelli 747 e 767.
Qui, in foto lo stabilimento porrettano DEMM, inaugurato nel 1939 dopo lavori di costruzione durati un anno, quindi ben undici anni dalla costituzione a Milano, il 15 aprile 1928, dell’omonima società anonima con sede a Porretta ad opera dei fratelli Giacomo e Dino Daldi e di Lugi Matteucci, dietro versamento di un capitale di lire 40.000: quindi dal 1928 al 1939 la Società DEMM ebbe attività produttiva ancora nella sede della OPRAM, Officina per Ricambi Auto e Moto, sita in via Spallanzani a Milano e qui già costituita dagli stessi nel 1919.
Nell’atto notarile costitutivo, vedasi Archivio Notarile Distrettuale di Milano e Archivio Storico della Camera di Commercio di Milano, si legge testualmente “che la società DEMM inizia la propria prima mastodontica linea di produzione di ingranaggi di alta qualità“, con quel “mastodontico” che pare quasi rendere onore al motto latino dell’azienda, Mens agitat molem (L’intelligenza guida la materia), posto sulla facciata dello stesso stabilimento di Porretta, poi distrutto nei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Non da poco, comunque la successiva crescita della DEMM a Porretta in termini di superficie occupata e numero di dipendenti, rispettivamente 12.000 mq e 1.000 unità nel 1939, 25.000 mq e 1760 unità nel 1943, infine 32.000 mq e 2127 unità nel 1980. A Milano sempre resteranno una sede di rappresentanza e gli uffici contabili della società porrettana; il marchio di fabbrica richiamerà sempre la città meneghina.
Davvero imprescindibile il cordone ombelicale che lega a Milano i tre fondatori della DEMM, i fratelli Giacomo e Dino Daldi con Luigi Matteucci, tutti e tre emigrati nel capoluogo lombardo in cerca di lavoro e fortuna; i due Daldi, originari di Porretta: perito meccanico Giacomo, diplomato all’Istituto Aldini Valeriani di Bologna, semplice operaio Dino; anch’egli operaio, ma toscano il Matteucci, nativo di Campo Tizzoro nel Comune di San Marcello Pistoiese, dove aveva lavorato alla SMI, Società Metallurgica Italiana, impegnata dal 1886 nella produzione di materiale bellico, in particolar modo munizioni.
In una cantina milanese di via Spallanzani, vedasi foto seguente, con un solo tornio usato e tanti debiti, nel 1919 i tre avevano intrapreso con successo la loro avventura nella produzione di ricambi per automezzi, dei quali vi era grande richiesta di mercato sia per la crescente motorizzazione sia per l’impossibilità dei marchi automobilistici di assicurare un’adeguata fornitura di pezzi sostitutivi: Giacomo Daldi sin da allora amministratore e contabile, Dino Daldi e Luigi Matteucci, invece, impegnati nel controllo tecnico della produzione. Presto, il buon lavoro aveva portato fortuna, danaro e l’iniziale attività si era ampliata dalla cantina all’esteso pianoterra del fabbricato, sempre al numero civico 6 di via Spallanzani.
Questa vicenda umana, lavorativa e industriale aveva tanto colpito Benito Mussolini, capo del governo fascista, che in ripetute occasioni non aveva nascosto la sua ammirazione per i tre fondatori della DEMM, additandoli ad esempio del valore creativo e produttivo del lavoro italiano, insomma “eroici protagonisti della genialità italica e della grande industria nazionale“: al riguardo, utili fonti documentarie risultano il carteggio storico della Prefettura felsinea presso l’Archivio di Stato di Bologna, la documentazione della Segreteria particolare del Duce e del Ministero dell’industria presso l’Archivio Centrale dello Stato a Roma e, infine, l’Archivio Storico della Camera di Commercio di Bologna. Piaceva al Duce che i tre fondatori e protagonisti della DEMM provenissero dall’Emilia e dalla Toscana, “territori di persistente spirito antifascista”, ma con il loro successo da operai a industriali potessero testimoniare la bontà delle scelte e delle agevolazioni della politica industriale del Fascismo. Solo, però, nella rinascita economica dopo la la Seconda Guerra Mondiale, più precisamente nel 1952 e sino al 1982, dunque per trent’anni, la DEMM si mise alla prova nella sfida industriale e nella nuova scelta di mercato del campo motociclistico, producendo motocicli leggeri e moto di cilindrata superiore, perlopiù fino ai 125 cc., tutti contraddistinti dal suo duplice, inconfondibile marchio sui lati del serbatoio.
Il debutto avvenne con il DEMM 125 cc a quattro rapporti, subito di grande successo, ancora di più dopo la presentazione del modello perfezionato alla Fiera del Ciclo e del Motociclo di Milano nel ’54; di seguito venne tutta la cosiddetta serie dei “cinquantini” DEMM 50 cc 2T a tre marce, dei quali il modello Dick-Dick segnerà uno straordinario successo. Anche nella sua produzione motociclistica l’azienda meccanica di Porretta si distingue subito per l’innovazione tecnologica introdotta, tipo la realizzazione dei semicarter dei motori in pressofusione di alluminio, l’assemblaggio con ingranaggi e minuteria di avvitamento, di produzione della stessa DEMM, cosa, questa, all’epoca davvero una novità.
A metà degli anni ’60 la DEMM risultava il quarto produttore italiano nel settore motociclistico con esportazioni verso paesi del nord Europa, dell’Estremo Oriente, soprattutto Cina e India, infine dell’America Latina e, addirittura, verso gli Stati Uniti. Né possiamo dimenticare i 24 titoli mondiali di velocità su pista, conquistati dalla DEMM sul circuito di Monza con il suo affusolatissimo “siluro“, foto sottostante. Nel 1982 il cambiamento veloce del mercato motociclistico e i costi crescenti della produzione costrinsero l’azienda ad abbandonare il settore della moto, gestendo sino al 1988 il deposito del suo vasto magazzino.
La DEMM mantenne la produzione di ingranaggi, sistemi di trasmissione e macchine utensili sino al 1985 quando nel capitale azionario entrò l’americana PAI di Atlanta, poi nel ’91 fu assorbita dal gruppo tedesco ZF, perdendo la sua antica denominazione, quindi, dopo altri passaggi di mano, nel 2012 è stata definitivamente acquisita dalla società bolognese Paritel che ha ricostituito la DEMM, avviandone un piano di rilancio. In conclusione, una grande e gloriosa storia dell’industria italiana.