Il Generale dei Granatieri Gianfranco Maria Chiti, divenuto “Venerabile” dei Frati Cappuccini,
nella sua “nuova dimora” dal 6 ottobre
“L’Ultima Dimora” di un Granatiere e religioso cappuccino “Venerabile”
Nei primi giorni del mese di ottobre, tra Pesaro ed Orvieto c’è stato un gran da fare per la “traslazione” della salma di Padre Gianfranco Maria Chiti, Granatiere, Generale dell’Esercito e religioso sacerdote Frate Cappuccino, nato a Gignese il 6 maggio 1921, morto a Roma il 20 novembre 2004 nell’Ospedale Militare del Celio e sepolto accanto ai suoi familiari nella cappella di famiglia nel camposanto di Pesaro, custodita dall’Associazione Nazionale dei Granatieri della città.
È stato considerato “Servo di Dio” nel 2015, quando è stato aperto il processo diocesano in vista della sua beatificazione e canonizzazione. Il 24 gennaio 2024 la Chiesa lo ha dichiarato ufficialmente “Venerabile” in quanto ha accertato che “il servo di Dio Padre Gianfranco Maria Chiti ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali e annesse”.
La cronaca dell’evento
In considerazione di questo riconoscimento ufficiale da parte della Chiesa, è maturata la decisione di trasportare la sua salma ad Orvieto, nella chiesa del convento da lui ricostruito. La pratica ha avuto il suo inizio operativo nel camposanto di Pesaro, con l’estumulazione della salma giovedì 3 ottobre e il sabato successivo con la sua esposizione al pubblico nella chiesa del cimitero, nella quale il giovane Gianfranco Chiti spesso serviva la messa al Cappellano, un sacerdote cappuccino.
Il Vescovo diocesano Sandro Salvucci ha celebrato la Messa con la partecipazione dei Granatieri della sezione di Pesaro, che ha curato tutto l’evento e di molti amici e devoti.
Il 5 ottobre il feretro, scortato da un Presidio d’Onore di Granatieri, lasciava il camposanto di Pesaro diretta al convento dei cappuccini di Orvieto. Una pattuglia di Carabinieri in moto lo ha accompagnato fin fuori la città di Pesaro, dove è stato preso in consegna da una volante della Polizia di Stato che lo ha scortato per tutto l’itinerario fino alle porte di Orvieto, dove è subentrata di nuovo una pattuglia dei Carabinieri in moto, accompagnandolo fino al convento dei Cappuccini.
Qui, è stato ricevuto, tra gli altri, dai religiosi del convento assieme al Padre Guardiano Padre Flavio Ubodi Vicepostulatore per la Causa di Padre Chiti, da un picchetto d’onore dei Granatieri di Sardegna e dell’Associazione Nazionale dei Granatieri Sezione di Orvieto.
Nella piccola chiesa del convento i tanti presenti hanno vissuto un momento intimo e intenso di commozione sincera durante la Messa celebrata dal Consigliere Generale dei Cappuccini P. Maurizio Placentino sull’altare eretto da Padre Gianfranco nella ricostruzione del convento. A conclusione del momento di preghiera è stata benedetta la nuova dimora, preparata per ospitare il feretro di Padre Gianfranco Maria Chiti.
Il momento corale, solenne e ufficiale della traslazione lo si è vissuto comunitariamente nel Duomo di Orvieto, domenica 6 ottobre con la celebrazione eucaristica, presente il feretro avvolto nella bandiera italiana, presieduta dal Vescovo diocesano Mons. Gualtiero Sigismondi, alla presenza dei parenti di Padre Chiti, delle autorità cittadine, di una folta rappresentanza di Gignese, del clero, dei cappuccini in particolare con il Postulatore Generale delle Cause dei Santi dell’Ordine P. Carlo Calloni, della Associazione Nazionale Granatieri con il suo Presidente Giovanni Garassino, l’Associazione Nazionale Allievi di Padre Chiti e tanta gente che gremiva il Duomo.
Il discorso del Vescovo Gualtiero Sigismondi
Nell’omelia, il vescovo diocesano, dopo aver messo in risalto gli aspetti salienti della personalità di Padre Gianfranco Maria Chiti “immensa ricchezza per la Chiesa”, ha concluso con questo messaggio:
“”In un tempo come quello attuale, funestato dal flagello della guerra che p. Gianfranco Maria Chiti ha visto in faccia, affidiamo alla sua intercessione la nostra preghiera per la pace, bene tanto prezioso quanto fragile.
Edificante è il suo concetto di “guerra senza odio”. “In guerra (…) l’altro non è un nemico ma un avversario, è un figlio di Dio, ha una madre che lo aspetta. Il venerabile p. Chiti, ricco d’eroica fermezza cristiana e patriottica, ci ottenga l’audacia – auspicata da Angelo Giuseppe Roncalli nella sua veste di Diplomatico – “di cercare quello che unisce e mettere da parte quello che ci divide””.
Subito dopo, le spoglie di Padre Gianfranco sono state riportate nella chiesetta del convento dei cappuccini e collocate nella nuova dimora a lui preparata.
I giorni e le opere di Gianfranco Chiti
Una vita quella di Gianfranco Chiti, vissuta all’insegna – come lui scrisse – di una “grande, immensa passione: la vita militare!”.
Già a 15 anni è allievo della scuola militare di Milano e poi di Roma; nel 1938 si arruola volontario con la ferma di tre anni e a 18 anni è allievo della Regia Accademia di Fanteria e Cavalleria di Modena. Nel 1941 è assegnato al III Reggimento Granatieri di Sardegna; subito dopo è mobilitato e all’inizio del 1942 parte per il fronte sloveno-croato-greco e poi il 21 aprile dello stesso anno è inviato al fronte russo, dove ha subito il congelamento degli arti inferiori e ha ricevuto la medaglia d’argento al valor militare sul campo.
In quei campi di battaglia ha ripetutamente pregato il Signore che prendesse la sua vita e non quella dei suoi commilitoni; e lì ha scoperto che la guerra è il frutto del peccato e che i soldati sono poveri Cristi che muoiono anche loro non per le proprie colpe ma per quelle degli altri; che Dio era lì chino su ogni suo figlio morente dell’una e dell’altra parte; ed è lì, durante la ritirata, che ha trovato conforto nella fede per dare sollievo ai combattenti di entrambe le parti ed ha avvertito più forte che mai il desiderio di entrare tra i cappuccini.
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, ha fatto parte della Repubblica Sociale Italiana, impegnandosi ad evitare rappresaglie e uccisioni mediante frequenti contatti con i partigiani per lo scambio di prigionieri. Finita la guerra, è rinchiuso nei campi di internamento in Toscana dal 5 maggio al 20 dicembre 1945. Sottoposto a processo di epurazione del personale fascista dall’esercito, è stato assolto con formula piena.
Da allora inizia una vita militare dedicata con altrettanta passione, come Comandante, alla formazione degli allievi militari nelle caserme di Cesano, Civitavecchia, Roma e, soprattutto, nella Scuola Allievi Sottufficiali di Viterbo.
Tutti i suoi Allievi – costituitisi anche in Associazione – lo ricordano con ammirazione e affetto, come si è visto nella corale partecipazione alla traslazione della sua salma.
Sì, perché il Colonnello Generale dei Granatieri Gianfranco Chiti il 22 ottobre 1978 era nel convento dei Cappuccini di Rieti, dove veniva vestito del saio francescano e iniziava l’anno di noviziato. Ad una persona amica scriveva una lettera nella quale si legge: “sull’uniforme, reliquia del mio quarantennale amore per l’Italia, ho indossato il santo abito di Francesco d’Assisi… La mia anima ha posto ora la sua dimora su ripide alture, contempla più facilmente la Somma Luce”.
Il 12 settembre 1982 è stato ordinato sacerdote nella cattedrale di Rieti, gremita di ogni genere di persone. Comincia subito un’attività apostolica frenetica, senza soste per tutta la penisola, soprattutto quando, nel 1990, è stato nominato ufficialmente “Padre Spirituale” dei Granatieri di Sardegna”.
Se il buon Dio ascolterà la preghiera dei sofferenti e concederà, per intercessione del Venerabile Servo di Dio Gianfranco Maria Chiti, la grazia implorata – il miracolo – sarà l’occasione di riprendere la Causa per la sua beatificazione.
Rinaldo Cordovani
Per chi volesse saperne di più:
Rinaldo Cordovani, Gianfranco Chiti. Lettere dalla prigionia. Milano, seconda edizione 2023.
Antoine Haddad, La divisa e il saio. Gianfranco Maria Chiti (1921-2004), Milano 2024.
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NOTE A MARGINE
La Redazione della “CONSUL PRESS” ringrazia con molto affetto Padre Rinaldo Cordovani, autore di questo articolo trasmessoci su nostra insistente sollecitazione, avendo egli stesso già pubblicato sempre su questa Testata altri suoi interventi riguardanti Gianfranco Maria Chiti, oltre ad aver molto operato a favore della Causa per la sua Beatificazione.
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E a Padre Rinaldo va anche personalmente un mio “Grazie” per averci (a “noi della redazione e ai Lettori di Consul Press“) aiutato a conoscere e a stimare un Uomo che, nella sua vita in Terra, ha sempre amato la propria Patria, aiutato gli altri (anche se avversari) servendo Dio e che, ora in Cielo, può essere un “Esempio” ed una “Guida”.
Gianfranco Maria Chiti è stato in Terra un Militare e un Combattente e quindi un Uomo d’Armi, ma anche un Uomo di Pace per la sua Fede Religiosa, per i suoi Ideali, per il suo credere in determinati Principi e Valori ma, ciò nonostante, quasi mai essere citato né sui testi scolastici, né sui media.
Al riguardo sulla Consul Press, oltre agli scritti di Padre Rinaldo, appaiono anche altri vari interventi di alcuni nostri collaboratori riguardanti questa nobile figura del “Padre Spirituale dei Granatieri di Sardegna” ….e, forse, sarebbe opportuno raccoglierli in un piccolo quaderno o in libretto (di piccole dimensioni, ma di grandi contenuti) da pubblicare unitamente a tutti gli altri articoli che Padre Rinaldo ci ha inviato nel corso di più anni.
Trattasi di articoli che a volte sono veri compendi di arte, di cultura, di spiritualità e di storia e mi piace ricordare che il suo primo “trattatello” pubblicato sul web della Consul-Press è datato 11 gennaio 2011 e dedicato al nostro “Inno Nazionale“.
Questa Mini-“Raccolta” è ora solo un desiderio (od un progetto) che auspicherei fortemente si potesse realizzare in tempi rapidi tramite la nostra Coop. Editoriale “Pantheon”.
_____________________ Giuliano Marchetti