Il doppio standard
Scritto da Gabriele Felice il . Pubblicato in Esteri, Diplomazia e Internazionalizzazione.
Gli Stati Uniti, Russia e Cina: il doppio standard morale dell’Occidente smarrito
Di fronte alle sfide epocali della geopolitica contemporanea, il dibattito sull’operato delle grandi potenze globali si rivela sempre più distorto da una narrativa capziosa e ipocrita. Gli Stati Uniti, nonostante i loro errori, sono costantemente descritti come una potenza imperialista, mentre le atrocità e le ambizioni espansionistiche di Russia e Cina sembrano scivolare via come pioggia sull’indifferenza generale. Questa è la più grande sconfitta morale del nostro tempo: il tradimento della verità in nome di una retorica antiamericana che ha perso ogni contatto con la realtà.
C’è sull’argomento l’ultimo libro di Federico Rampini “Grazie Occidente” che consiglio di leggere.
Il mito dell’imperialismo americano
Ogni mossa degli Stati Uniti – ogni base militare, ogni intervento, ogni dichiarazione – viene letta con un cinismo che non lascia spazio a sfumature. L’America, che per decenni ha difeso il mondo libero, oggi è dipinta come l’unica responsabile di ogni crisi. Certo, nessuno nega che ci siano stati errori, interventi sbagliati, interessi economici mascherati da crociate per la democrazia. Ma perché non si misura con la stessa metrica l’operato di Russia e Cina?
Non è imperialismo quello della Russia, che ha invaso l’Ucraina, annettendo illegalmente la Crimea e massacrando civili innocenti? Non è imperialismo quello della Cina, che reprime con brutalità la libertà di Hong Kong, costruisce basi militari nel Mar Cinese Meridionale e sterilizza intere generazioni di Uiguri?
Eppure, l’attenzione mediatica resta ossessivamente concentrata sugli Stati Uniti. L’America – con la sua stampa libera, i suoi processi democratici e la sua capacità di autocritica – diventa il bersaglio facile di una sinistra intellettuale che preferisce chiudere gli occhi di fronte alle vere minacce alla libertà. Come se il problema del mondo fosse il soft power di Hollywood e non i gulag moderni di Xi Jinping o l’eliminazione sistematica degli oppositori al regime di Putin, in primis giornalisti e intellettuali.
La doppia morale dell’Occidente
Chi è dunque più colpevole? Una democrazia imperfetta, che commette errori sotto la luce del sole, o regimi autoritari che calpestano ogni principio di dignità umana nell’ombra?
Gli Stati Uniti, con tutti i loro limiti, sono ancora l’unica potenza globale capace di difendere un ordine basato su regole, diritti e libertà. Se oggi l’Europa non è ancora una provincia russa e Taiwan non è stata inghiottita da Pechino, lo si deve al deterrente americano. Eppure, invece di riconoscere questa realtà, una parte dell’opinione pubblica si diletta a costruire un falso mito di equivalenza morale: gli Stati Uniti non sono migliori di Russia e Cina, si dice. No, non lo sono. Sono infinitamente migliori.
La retorica antiamericana: il suicidio morale dell’Occidente
La retorica antiamericana è il frutto di un Occidente che ha perso fiducia in sé stesso. Troppo pavido per affrontare i veri tiranni, troppo smarrito per difendere i valori che lo hanno reso grande, preferisce attaccare il suo alleato più potente. Questo è il suicidio morale che stiamo vivendo: un’Europa che condanna Washington ma si affida alla NATO, un’intellighenzia che denuncia l’imperialismo ma si gode le libertà garantite dal mondo occidentale.
Troppo facile essere “antiregime” in un sistema democratico, dove al massimo quello che si rischia è la cancellazione del profilo facebook o l’obnubilato.
I nostri ragazzi (ma anche coloro che sono differentemente giovani) parlano di diritti umani e non vanno sotto l’ambasciata iraniana, di ambiente e non mainfestano contro la Cina, di pace e non gridano slogan contro Putin.
Nel frattempo, Cina e Russia avanzano. La Cina acquista porti strategici, militarizza le rotte marittime e riduce interi paesi al ruolo di vassalli attraverso il debito. La Russia destabilizza intere regioni con guerre ibride e cyberattacchi, mentre reprime con violenza ogni forma di dissenso interno. Queste non sono potenze che rispettano il diritto internazionale o i diritti umani. Sono regimi predatori, indifferenti alla libertà e alla dignità delle persone.
La verità che non vogliamo vedere
L’America non è perfetta. Ma è la migliore alternativa che abbiamo. E chiunque si rifiuti di riconoscere questa verità, chi continua a equiparare gli errori di una democrazia con i crimini di regimi autoritari, sta contribuendo al declino dell’Occidente.
Abbiamo bisogno di un risveglio morale. Di una lucidità intellettuale che sappia distinguere tra le imperfezioni di un alleato e le minacce esistenziali di un nemico. Perché se non siamo in grado di vedere questa differenza, il futuro non sarà fatto di libertà e giustizia, ma di oppressione e paura. E, questa volta, non avremo nessuno da incolpare se non noi stessi.