Il Mito di Re Artù
a cura di Fulvio Mulieri
Tra Storia, Leggenda e Filosofia di un Eroe Senza Tempo
Dalla Gran Bretagna medievale alle corti moderne, la figura di Re Artù ha attraversato i secoli come simbolo di giustizia e onore, intrecciando storia, mitologia e riflessioni filosofiche che hanno plasmato la cultura occidentale. La sua leggenda, pur essendo frutto di miti celtici e narrazioni cristiane, continua a rispecchiare la lotta eterna tra il Bene e il Male, tra il sacro e il profano, trasformandosi in un archetipo universale della ricerca di un mondo migliore.
Il mito di Re Artù è uno degli episodi più affascinanti della tradizione letteraria europea, ma anche uno degli argomenti più enigmatici della storiografia e della filosofia medievale. Questa figura leggendaria è circondata da un alone di mistero, che affonda le sue radici in una mescolanza di eventi storici, narrazioni mitologiche e elementi di fantasia. La storia di Artù ha avuto un impatto straordinario sulla cultura occidentale, ed è diventata un simbolo universale di giustizia, coraggio e onore. Le sue origini affondano nel contesto della Gran Bretagna medievale, ma la sua figura ha attraversato epoche e continenti, intrecciandosi con tradizioni celtiche, cristiane e letterarie. La leggenda arturiana ha generato numerose riflessioni filosofiche, antropologiche, teologiche e sociologiche. Il presente articolo si propone di analizzare la figura di Re Artù sotto molteplici prospettive: storiche, filosofiche, mitologiche, religiose e sociali, esplorando i suoi legami con il sacro, la politica, la filosofia e la letteratura medievale, e il modo in cui queste dimensioni si intrecciano per conferire alla sua figura una potenza semantica unica e in continua evoluzione.
La figura di Re Artù si colloca in un limbo tra storia e mito. Sebbene i dettagli precisi sulla sua esistenza storica siano incerti, molti studiosi si sono cimentati nel tentativo di identificare possibili origini storiche del personaggio. Alcuni storici propongono che Artù fosse un comandante britannico, un leader militare che avrebbe cercato di difendere la Gran Bretagna dalle invasioni degli anglosassoni durante il V secolo. Secondo Geoffrey di Monmouth, uno dei primi a scrivere su Artù nella sua *Historia Regum Britanniae* (1136), Artù sarebbe stato un eroe nazionale e un sovrano idealizzato che ha difeso la sua terra dalle forze barbariche. Geoffrey di Monmouth scrive: «Artù, figlio di Uther Pendragon, prese in mano la corona della Bretagna e governò con grande saggezza» (Geoffrey di Monmouth, *Historia Regum Britanniae*). La sua opera, pur nella sua carica di mito, fa riferimento alla realtà di un conflitto fra il popolo britannico e le invasioni esterne, facendo di Artù una figura ideale, simbolo della lotta per l’indipendenza e la giustizia.
Nel corso dei secoli, la figura di Artù si è trasformata, mescolando la realtà storica con elementi mitici. La sua storia è stata arricchita da leggende che lo descrivono come un sovrano giusto e coraggioso, circondato da una corte di cavalieri valorosi. Le sue gesta eroiche sono state raccontate in numerose opere letterarie medievali, tra cui la *Vita di Artù* di Wace (1155) e la *Morte d’Artù* di Sir Thomas Malory (1485), che ha avuto un ruolo fondamentale nella codifica definitiva della leggenda. Malory, nella sua opera, integra miti preesistenti e li arricchisce con nuove storie, creando un’epopea che ha avuto una grande influenza sulla letteratura e sulla cultura occidentale, in particolare nell’ambito dell’ideale cavalleresco.
Tuttavia, come afferma lo studioso Roger Sherman Loomis nel suo *Arthurian Tradition and Chretien de Troyes* (1949), la leggenda arturiana ha anche radici nella tradizione mitologica celtica e nelle leggende nordiche, che riflettono temi universali di eroismo, di lotta tra il Bene e il Male e di sacralità. Loomis sottolinea che molti dei miti che circondano Artù – come la sua nascita straordinaria, la spada nella roccia, e la ricerca del Graal – hanno affinità con antichi archetipi presenti nella mitologia celtica e germanica. La leggenda di Artù potrebbe essere vista come una sintesi di tradizioni diverse, che riflettono un continuo processo di assimilazione e trasformazione culturale nel corso dei secoli.
Il mito di Artù non si limita alla narrazione delle sue gesta eroiche, ma si estende a un livello più profondo, quello filosofico e mitologico, che riflette i valori ideali e morali della sua epoca. La leggenda arturiana è permeata da temi universali, come la ricerca del giusto ordine sociale, il conflitto tra il Bene e il Male, e la lotta per il potere. Questi temi si intrecciano con le riflessioni filosofiche sull’eroismo, sulla virtù e sull’etica, creando una dimensione che va oltre il racconto di eventi storici e che diventa una riflessione sul destino dell’individuo e della comunità.
La *Tavola Rotonda*, il famoso consiglio dei cavalieri di Artù, è uno dei simboli più significativi di questa dimensione. Essa non è solo un elemento narrativo, ma un potente simbolo filosofico che rappresenta l’uguaglianza e la giustizia. Ogni cavaliere ha un posto uguale, non subordinato ad altri, e la Tavola simboleggia l’idea che il potere e la giustizia non derivano da un sovrano assoluto, ma da una comunità che condivide valori morali comuni. In questo senso, la Tavola Rotonda può essere interpretata come un modello di governo ideale, che riflette i principi aristotelici della giustizia distributiva e correttiva, e l’idea che la giustizia non dipenda dal potere, ma dalla virtù del governo e dalla moralità dei governanti.
Il cavaliere come figura ideale è altrettanto centrale nella filosofia arturiana. I cavalieri della Tavola Rotonda sono visti come modelli di virtù e coraggio, impegnati in una costante lotta per la giustizia. L’eroe cavalleresco, come notato da Christine de Pizan nel suo *Le Livre de la Cité des Dames* (1405), è un simbolo della lotta per il bene comune, e rappresenta un ideale di purezza e di perfezione morale che si intreccia con l’etica cristiana medievale. Ogni cavaliere, da Lancelot a Gawain, è chiamato a superare le proprie debolezze e tentazioni per perseguire un fine superiore: la protezione del regno, la difesa della giustizia e la realizzazione di un bene maggiore per la collettività.
Nel contesto della riflessione filosofica, la figura di Merlino, il mago che guida Artù, rappresenta il sapere e la saggezza superiore. Merlino non è solo un personaggio magico, ma anche un simbolo della conoscenza che va oltre la dimensione fisica e terrena. Il suo ruolo di consigliere di Artù si basa sulla sua capacità di guidare il re verso la giustizia e il bene comune, un tema che può essere ricondotto alla filosofia platonica, dove il governante ideale è colui che conosce la verità superiore e la giustizia universale. Come Platone nel *Repubblica* descrive il filosofo-re, anche Merlino funge da guida saggia e illuminata per Artù.
Il legame tra la leggenda di Artù e la religiosità cristiana è un tema centrale che permea tutta la narrazione arturiana. La ricerca del *Sacro Graal*, che occupa una parte significativa delle storie arturiane, è un chiaro riflesso dell’aspirazione spirituale e religiosa. Il Graal è il simbolo di una verità superiore, di una salvezza che trascende la dimensione terrena. La sua ricerca non è solo un’impresa fisica, ma un viaggio spirituale alla ricerca del divino. Come scrive Robert de Boron nel *Joseph d’Arimathie* (1200 circa), il Graal è il calice che ha accolto il sangue di Cristo durante l’Ultima Cena e la sua ricerca diventa una metafora della ricerca della salvezza e della perfezione spirituale.
La figura di Artù, insieme ai suoi cavalieri, incarna i valori cristiani della purezza, del sacrificio e della giustizia. Nelle storie arturiane, i cavalieri sono spesso messi alla prova non solo sul piano delle battaglie fisiche, ma anche su quello morale e spirituale. La loro capacità di superare le tentazioni terrene e di perseguire il bene più alto è ciò che li rende degni di ottenere il Graal. Questo parallelismo tra la ricerca del Graal e il percorso di salvezza cristiana è evidente in tutta la narrazione arturiana, in cui ogni cavaliere è visto come un «cercatore» della grazia divina, la cui vittoria sul male è simbolo della vittoria finale del bene.
Con l’avvento della modernità e del periodo post-conciliare, la leggenda di Artù è stata oggetto di una nuova interpretazione, che ha messo in luce gli aspetti socioculturali e storici del mito. Nel periodo post-conciliare, la figura di Artù è stata spesso letta come un simbolo della lotta per la giustizia, la libertà e l’uguaglianza, piuttosto che come unicamente un emblema di fede religiosa. La crescente laicizzazione della cultura occidentale ha portato a una nuova rilettura della leggenda, che ha enfatizzato gli aspetti politici e filosofici, mettendo in secondo piano la componente religiosa.
Nel contesto della critica storica, numerosi studiosi hanno cercato di identificare le origini reali della figura di Artù. Molti hanno sottolineato la difficoltà di separare la realtà storica dalla leggenda, e l’interpretazione del mito arturiano come un processo di costruzione collettiva che si è sviluppato nel tempo. John Morris, nel suo *The Age of Arthur* (1973), ha tentato di rintracciare le tracce storiche del personaggio, suggerendo che Artù fosse ispirato da un capo britannico che ha resistito alle invasioni anglosassoni. Tuttavia, la conclusione alla quale giunge è che la figura di Artù è il risultato di un processo di mitizzazione che si è consolidato attraverso il passaggio delle generazioni.
La leggenda di Re Artù è uno dei miti più ricchi e complessi della tradizione europea, un racconto che affonda le radici nella storia, ma che si è sviluppato nel tempo in un vasto intreccio di simboli e significati. La figura di Artù, e quella dei suoi cavalieri, incarna l’ideale di giustizia, coraggio e onore, ma anche la ricerca della verità e della salvezza. La leggenda arturiana ha attraversato epoche diverse, rispecchiando i cambiamenti culturali e spirituali della società occidentale. Ancora oggi, la figura di Artù continua a rappresentare un archetipo universale, simbolo della lotta tra il Bene e il Male, tra la luce e l’oscurità, e della continua ricerca di un mondo migliore, giusto e perfetto.
Un dipinto che rappresenta re Artù e i cavalieri della tavola rotonda. Shutterstock