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La Storia del Judo Olimpico e la Sua Evoluzione nel Mondo Sportivo
Scritto da Veronica Socionovo il . Pubblicato in Sport, Atleti e Personaggi.
Un Viaggio dalle Origini al Palcoscenico Mondiale.
Il judo è una disciplina che non solo si distingue per la sua eleganza tecnica, ma anche per la sua profonda filosofia, che è diventata un punto di riferimento per atleti e praticanti in tutto il mondo. Seppur radicato nella cultura giapponese, il judo è riuscito a superare i confini nazionali, diventando una disciplina olimpica che incarna i valori universali di rispetto, autocontrollo e disciplina. L’ingresso del judo nel programma olimpico rappresenta un momento cruciale per lo sport, ma la sua evoluzione, dai primi giorni in Giappone fino ai successi internazionali, è una storia di determinazione, innovazione e passione.
Le Origini del Judo La Visione di Jigoro Kano
Il judo è stato creato nel 1882 dal giapponese Jigoro Kano, un educatore che, con una visione innovativa, decise di trasformare le antiche arti marziali giapponesi, come il jujutsu, in una pratica sistematica che fosse accessibile a tutti e che promuovesse lo sviluppo fisico, mentale e morale. Kano, infatti, non intendeva semplicemente creare un’arte marziale efficace dal punto di vista della difesa, ma un mezzo di formazione completa dell’individuo, capace di formare carattere e disciplina.
Kano si ispirò al jujutsu, un’arte marziale tradizionale giapponese che comprendeva tecniche di lotta a terra, proiezioni e immobilizzazioni, ma lo adattò in modo da ridurre il rischio di infortuni, rendendo il combattimento più controllato e più sicuro. Il judo, come lo concepiva Kano, non si limitava alla pura forza fisica, ma promuoveva l’uso dell’intelligenza, della tecnica e della strategia. Il termine “judo” (la via della morbidezza) rispecchia questo principio di “cedere” alla forza dell’avversario, sfruttandola per portare il combattimento dalla propria parte. Come scriveva Kano stesso nel suo libro Kodokan Judo, “Il judo è una via di educazione e di auto-perfezionamento che non ha fine, poiché ogni atto di apprendimento è un passo verso il miglioramento di sé”.
A differenza di altre arti marziali, che mettono l’accento esclusivamente sul combattimento, il judo si distingue per il suo sistema educativo. Kano fondò la Kodokan, un dojo a Tokyo, nel quale i principi del judo venivano trasmessi agli studenti non solo come tecniche di lotta, ma come un vero e proprio stile di vita. L’educazione fisica e morale era strettamente intrecciata e la scuola divenne ben presto un punto di riferimento non solo in Giappone, ma in tutto il mondo.
Nel corso dei decenni, il judo si è diffuso al di fuori dei confini giapponesi, grazie al lavoro instancabile di Kano e dei suoi seguaci. La creazione del sistema di cinture colorate, che segnalano il grado di competenza, è stata una delle innovazioni che ha reso il judo facilmente accessibile a chiunque, dai principianti agli esperti, creando una cultura di apprendimento continuo.
Il Judo nella Storia Olimpica Un Passo Cruciale
Il cammino del judo verso i Giochi Olimpici fu un processo lungo e complesso, che non solo richiedeva il riconoscimento internazionale della disciplina, ma anche un cambiamento nel movimento olimpico stesso. Jigoro Kano, infatti, fu uno dei primi sostenitori di un’arte marziale che potesse essere inserita nel programma olimpico, e nel 1912 partecipò a una sessione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) a Losanna, cercando di fare pressione per il riconoscimento del judo come sport olimpico.
Nonostante la sua lunga carriera di promotore dello sport, Kano non vide mai il suo sogno realizzarsi. Morì nel 1938, e fu solo decenni dopo la sua morte che il judo divenne una disciplina olimpica. La sua visione, tuttavia, aveva ormai posto solide fondamenta per il futuro del judo nel contesto internazionale.
Il Debutto Olimpico Tokyo 1964
Il judo fece il suo debutto ufficiale ai Giochi Olimpici di Tokyo nel 1964, grazie all’impegno della Federazione Internazionale di Judo (IJF), che nel 1951 aveva avviato i primi tentativi per entrare nel programma olimpico. Il Giappone, che ospitava i Giochi per la prima volta, rappresentava la sede ideale per il debutto del judo, una disciplina che aveva radici profonde nella cultura giapponese.
Nel 1964, il judo venne introdotto nei Giochi con sette eventi maschili individuali. La competizione fu dominata dai judoka giapponesi, ma la vera sorpresa venne dal judoka olandese Anton Geesink, che, sconfiggendo l’elite giapponese, conquistò la medaglia d’oro nella categoria open. Questo evento segnò un momento simbolico nella storia del judo, poiché Geesink divenne il primo atleta non giapponese a vincere una medaglia d’oro olimpica nel judo. Questo trionfo non solo consolidò la visibilità internazionale del judo, ma mostrò anche che il giapponese non sarebbe stato l’unico protagonista nelle competizioni future.
Geesink stesso, che rimase una figura chiave nel mondo del judo per molti anni, dichiarò: “Non è stato solo il mio trionfo, ma il trionfo del judo. Ho dimostrato che il judo è un’arte universale, che può essere compresa e praticata da chiunque, a prescindere dalla nazionalità”.
L’Evoluzione e l’Inclusione Femminile Barcellona 1992
Seppur il debutto del judo fu un successo, la disciplina rimase inizialmente esclusivamente maschile. La grande svolta arrivò con i Giochi Olimpici di Barcellona nel 1992, quando, dopo decenni di lotte, fu finalmente inclusa la competizione femminile. Questo fu un passo importante nella promozione dell’uguaglianza di genere nel movimento olimpico e nel riconoscimento delle donne nello sport. La decisione di includere il judo femminile rappresentò un progresso significativo nel movimento olimpico, allineandosi con il crescente impegno verso la parità di genere che stava caratterizzando gli altri sport.
Nel corso degli anni successivi, il judo olimpico ha visto la nascita di grandi atlete che hanno cambiato il volto della disciplina. Atlete come la giapponese Ryoko Tani, che ha vinto due medaglie d’oro olimpiche (2000 e 2004), e la francese Teddy Riner, che ha dominato la categoria maschile, sono diventate vere e proprie leggende del judo. Le donne, che inizialmente si erano trovate ad affrontare difficoltà culturali e pratiche, sono ora tra le protagoniste di uno sport che non solo premia la tecnica, ma anche il coraggio, la determinazione e la perseveranza.
La Filosofia del Judo Olimpico
La bellezza del judo olimpico non risiede solo nelle sue spettacolari tecniche di proiezione (nage-waza) o nelle immobilizzazioni a terra (katame-waza), ma anche nel suo profondo significato filosofico. Il judo è un sport che, per quanto possa sembrare fisico, è principalmente mentale. La sua pratica richiede una padronanza assoluta del corpo e della mente, che si riflette nel suo antico codice etico. La lezione più importante che il judo insegna, come sottolineato da Kano, è che “la vera forza di un uomo si misura dalla sua capacità di restare calmo sotto pressione, di agire con saggezza e di mantenere il rispetto per l’avversario, indipendentemente dalla vittoria o dalla sconfitta”.
Il concetto di “Jita Kyoei”, che può essere tradotto come “benessere reciproco”, è alla base della filosofia del judo. In altre parole, il successo nel judo non è solo il risultato di una vittoria individuale, ma di un processo in cui entrambe le parti, attraverso il confronto, si arricchiscono. “Il judo non è solo un combattimento, ma un mezzo per crescere come individui”, affermava Kano.
Oggi, le competizioni olimpiche di judo mantengono questo spirito, dove ogni combattimento non è solo una battaglia fisica, ma anche un’opportunità di apprendimento. Gli atleti non solo devono essere tecnicamente preparati, ma devono anche sviluppare un forte autocontrollo, una capacità di concentrazione assoluta e un profondo rispetto per il loro avversario. La disciplina mentale è essenziale: “L’incontro non si vince solo con il corpo, ma con la mente”, scrisse Kano.
Il Judo Olimpico Oggi
Nel contesto moderno, il judo è diventato uno degli sport olimpici più praticati e rispettati, con milioni di atleti e appassionati in tutto il mondo. Le competizioni olimpiche sono l’apice di una lunga carriera sportiva per i judoka, e l’introduzione delle categorie di peso ha reso le gare più equilibrate e spettacolari. L’aumento delle tecnologie nell’allenamento, dalla preparazione fisica all’analisi video, ha ulteriormente aumentato la competitività e il livello delle performance. Le nazioni che un tempo erano estranee al judo, come la Francia, il Brasile, l’Ungheria e la Russia, hanno ora atleti di livello mondiale che competono a pari con i giapponesi. A Parigi 2024, i migliori judoka del mondo si daranno battaglia per le medaglie olimpiche, ma la filosofia e l’eredità di Jigoro Kano rimarranno sempre il cuore pulsante di questo sport. La storia del judo olimpico è una storia di passione, di innovazione, di sacrificio e di unione tra corpo e mente. Il judo non è solo uno sport, ma un mezzo di crescita personale, un percorso che, come scrisse Kano, “non ha mai fine”. L’ingresso del judo nei Giochi Olimpici è il coronamento di una visione che ha trasformato un’arte marziale giapponese in un fenomeno sportivo globale, senza mai perdere di vista i suoi valori fondamentali di rispetto, disciplina e miglioramento reciproco. Oggi, il judo olimpico continua a evolversi, ma rimane fedele alla sua tradizione. Le medaglie olimpiche sono il risultato di un duro lavoro e di anni di preparazione, ma ogni combattimento sul tatami è anche un’opportunità di crescita, non solo per l’atleta, ma per l’intera comunità che lo sostiene. Il judo, più che un semplice sport, è una filosofia che unisce il mondo attraverso il rispetto e la ricerca della perfezione
Veronia Socionovo