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In base a stime della Banca d’Italia ed ISTAT
il denaro sporco della criminalità vale il 2% del Pil

Scritto da Fabio Fiorentino il . Pubblicato in .

STIMARE IL VALORE DEL RICICLAGGIO, secondo l’UIF – Unità Informazione Finanziaria di BankItalia, è molto difficile per la complessità del fenomeno non direttamente osservabile, per l’uso di tecniche avanzate per mascherare l’origine illecita dei flussi finanziari ed anche perché “le tracce” utilizzabili sono ricavabili da altri ambiti come il traffico di droga, l’economia sommersa, la prostituzione ecc. ecc.

Il FMI nel lontano 1998 ipotizzò già un valore annuale del riciclaggio a livello mondiale compreso tra il 2% e il 5% del PIL globale, sulla base esclusiva di “opinioni” di esperti. 
Recentemente l’UIF ha utilizzato, invece, una metodologia innovativa per conteggiare il valore del riciclaggio e delle altre condotte finanziarie illecite. Per la prima volta, infatti, la stima è basata su informazioni provenienti dalle segnalazioni di operazioni sospette (SOS) ricevute, che costituiscono la misura più affidabile del fenomeno, attraverso un processo di selezione di dati più rilevanti. Inoltre sono, da un canto, stati utilizzati un algoritmo di machine learning per calcolare il valore delle transizioni finanziarie segnalato alla UIF da ogni banca, in ciascuna provincia italiana, dall’altra ci si è serviti di dati di fonte ISTAT ed Agenzia Entrate rappresentativi del contesto economico locale.

Il Report dell’ISTAT informa che l’incidenza dell’economia non osservata sul Pil, cresciuto a prezzi correnti dell’8,4% rispetto al 2021 è sostanzialmente stabile, arrivando al 10,1%, dal 10,0% del 2021. L’economia sommersa, cioè al netto delle attività illegali, si attesta a poco meno di 182 miliardi di euro, in crescita di 16,3 miliardi rispetto all’anno precedente, mentre tutte le attività illegali sfiorano i 20 miliardi. Il totale raggiunge quindi i 201,6 miliardi.

Queste attività illegali nel 2022 precisamente hanno generato un valore aggiunto pari a 19,8 miliardi, con impatto dell’1,1% sul Pil; che include il valore dei beni e servizi legali utilizzati nei processi produttivi illegali.

Sul fronte delle attività illegali – rileva l’istituto di statistica – la crescita del 2022 è determinata per larga parte dalla dinamica del traffico di stupefacenti: il valore aggiunto ha raggiunto 15,1 miliardi, un miliardo in più rispetto al 2021, mentre la spesa per consumi finali è salita di 1,3 miliardi a quota 17,2 miliardi. Si è registrata anche una crescita dei servizi di prostituzione: nel 2022 il loro “valore aggiunto” è aumentato del 4,3% a 4 miliardi e i consumi sono aumentati del 4%, a quota 4,7 miliardi. Anche l’attività di contrabbando di sigarette è rilevata con 700mila euro di valore aggiunto. L’indotto delle attività illegali è legato soprattutto a trasporti e magazzinaggio: il valore aggiunto è salito da 1,4 miliardi nel 2021 a 1,6 miliardi nel 2022.

Il sommerso poi “aumenta per i professionisti ed è in forte riduzione nelle costruzioni”. E’ diffuso soprattutto nel settore degli “altri servizi alle persone” (30,5% del valore aggiunto) del commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (18,5%) e delle costruzioni (17,5%). La componente “sotto-dichiarazione”, ovvero i redditi non dichiarati, ammonta a 100,9 miliardi, mentre quello connessa all’impiego di lavoro irregolare a 69,2 miliardi. 
Il ricorso al lavoro irregolare da parte di imprese e famiglie “è una caratteristica peculiare del mercato del lavoro italiano”. Ha un’incidenza che resta più rilevante nel terziario (14,6%) e raggiunge livelli elevati nel comparto degli “altri servizi alle persone” (39,3%).

Confrontando i valori delle operazioni effettivamente desumibili dalle SOS con quelli stimati dall’algoritmo vengono identificati due gruppi di combinazioni banca-provincia: il primo include quelle “affidabili”; il secondo gruppo comprende quelle che mostrano una significativa incoerenza, quindi sono ritenute “non affidabili”. Il valore aggiunto totale del riciclaggio viene quindi calcolato sommando i valori derivati dalle osservazioni “affidabili” con quelli delle osservazioni “non affidabili”, opportunamente sostituiti. 
Utilizzando questa metodologia l’UIF ha fornito una stima del riciclaggio in Italia per il periodo 2018-2022 (dati aggiornati a maggio 2024) attorno all’1,5-2,0% del Pil, corrispondente a circa 25-35 miliardi di euro, che assieme con la caratteristica di fenomeno pro-ciclico, ossia crescente nelle fasi di espansione e decrescente nelle fasi di recessione.

Anche l’Unione Europea sta continuando ad adeguare gli strumenti di lotta di fronte all’evolversi di attività criminali, adottando due regolamenti con la VI direttiva antiriciclaggio entrata in vigore lo scorso luglio e che dovrà essere attuata entro la metà del 2027.
E’ prevista l’istituzione dell’AMLA, autorità sovranazionale, con compiti di coordinamento e armonizzazione ed è stata ampliata la platea di soggetti obbligati ai compiti antiriciclaggio, come le piattaforme per le cripto o le squadre di calcio. 
La politica ora ha la possibilità di utilizzare questi dati per approntare e varare anche con riferimento a un periodo sufficientemente lungo, modifiche normative o innovazioni nelle attività di prevenzione e contrasto dei fenomeni di riciclaggio, avendo ben chiaro i valori della tutela delle legalità economica e della vita sociale.

Riccardo Pedrizzi 
www.riccardopedrizzi.it

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