
Bullismo, baby gangs e la sfida dell’integrazione
Scritto da Gabriele Felice il . Pubblicato in Italia ed Esteri, Attualità .
Bullismo, baby gangs e la sfida dell’integrazione: un’analisi cruda della violenza giovanile e del fallimento educativo nelle nostre città .
Oggi, 28 febbraio 2025, l’Italia non è più la terra dei sogni, ma il teatro di una tragedia sociale inarrestabile. Non basti il bullismo nelle scuole: quello che un tempo si celava timidamente nei corridoi e nei bagni, oggi si è trasformato in una vera e propria epidemia di violenza, estendendosi ben oltre le mura scolastiche e invadendo le nostre strade, le piazze, il cuore pulsante della società .
Il bullismo e cyberbullismo
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un incremento sconcertante dei casi di prevaricazione e aggressione, episodi che, sebbene originariamente confinati all’ambiente scolastico, ora si riversano nel tessuto sociale. La brutalità non si limita più a sguardi o insulti: si manifesta in calci, pugni, minacce, racket e atti di violenza fisica e psicologica che ripetutamente abbattono l’anima e l’autostima delle vittime.
Il bullismo, inteso come l’agire deliberato e ripetuto di chi, dalla posizione di forza, vuole distruggere chi è più debole, ha trovato nuovi mezzi per compiere il suo scempio grazie alla tecnologia. Il cyberbullismo – quel moderno incubo che, attraverso social network, chat e video condivisi, perseguita le vittime 24 ore su 24 – è la perfida evoluzione di una barbarie che non conosce limiti di spazio né di tempo.
Un’esasperazione che ha portato a non pochi casi di suicidio fra gli adolescenti come ha denunciato Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali. Ma sono tanti gli studi al riguardo che riporto in calce.
Dalle scuole alle strade: l’ascesa delle baby gangs
La vera vergogna della nostra società si manifesta nelle strade: le baby gangs, bande di giovani delinquenti, hanno preso piede in un clima di sfiducia e abbandono. Questi gruppi, spesso composti da ragazzi la cui integrazione sociale e culturale è stata fallimentare – un fallimento che colpisce in maniera particolarmente cruda i figli di immigrati, emarginati e lasciati a se stessi ma che al tempo stesso spesso non fanno o non vogliono fare nessunissimo sforzo per integrarsi rivendicando un’alterità , un’estraneità al tessuto sociale e culturale nel quale vivono – si dedicano quotidianamente a furti, aggressioni e scontri violenti con le forze dell’ordine.
Le statistiche aggiornate raccontano una realtà spietata: negli ultimi dodici mesi, gli episodi di scontri tra baby gangs e polizia sono aumentati del 40%, e i furti e le aggressioni hanno raggiunto livelli da far tremare la coscienza di ogni cittadino. Non possiamo più chiudere gli occhi di fronte a una tale discesa nell’anarchia: è un segnale inequivocabile di un sistema che ha smesso di proteggere i più deboli e che, invece, li abbandona alla violenza.
Interessante il video del Ministero degli Interni “Sicurezza, in aumento i reati commessi dalle baby gang”.
L’Integrazione: fallimento o risultato inevitabile?
Dietro a questa spirale di violenza, si cela non tanto il fallimento del nostro modello di integrazione quanto il fatto che non esiste società al mondo in grado di integrare un flusso di immigrati così abnorme e in tempi così stretti.
Non lo si può definire non tanto un fallimento quanto un risultato inevitabile.
Mentre in passato si cercava di dare a ogni bambino – indipendentemente dalle sue origini – la possibilità di crescere in un ambiente di rispetto e solidarietà , oggi assistiamo ad una spesso autosegregazione che alimenta alterità , incomprensioni, rancori e disperazione.
La mancata integrazione di una parte significativa dei figli di immigrati ha creato un terreno fertile per l’insorgere di comportamenti devianti che possono arrivare a nascondere un rischio terrorismo.
Questa triste realtà è la prova inequivocabile di un fallimento istituzionale e culturale, un tradimento verso le generazioni future.
Interessante il lavoro di Claudio Bertolotti (PhD) Senior Research Fellow e Responsabile della Ricerca presso l’Istituto di Ricerca e Analisi del Ministero della Difesa: Sfide e minacce non convenzionali.
Bullismo, baby gangs, la sfida dell’integrazione, rimpatri e lo stop all’immigrazione
Di fronte a questa degenerazione sociale, non possiamo limitarci a sterili dibattiti ideologici o a soluzioni inefficaci.
È necessario un cambio di rotta deciso: una politica di sicurezza più rigida, un contrasto efficace alle baby gangs, il ripristino dell’autorità nelle scuole e un freno all’immigrazione incontrollata, che ha dimostrato di essere insostenibile e deleteria per la coesione sociale. Il rimpatrio di chi non dimostra volontà di integrarsi e il blocco di nuovi ingressi devono diventare una priorità per preservare il tessuto culturale e la sicurezza delle nostre città . Se non si interviene con misure concrete e immediate, il futuro dell’Italia sarà segnato da un’escalation di violenza sempre più difficile da arginare come i quotidiani fatti di cronaca dimostrano.
Responsabilità Istituzionale: Le forze dell’ordine e le istituzioni devono agire con fermezza, senza cedere alle pressioni politiche e mediatiche, per ripristinare l’ordine e la giustizia.
È tempo di reagire, di riscoprire il coraggio e la determinazione per riportare l’Italia sulla via della civiltà e della giustizia. Non possiamo permettere che il degrado prenda il sopravvento: la nostra società , i nostri figli e il nostro futuro sono in bilico.
FONTI:Â
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- BULLISMO, CYBERBULLISMO E SUICIDI: DRAMMA DILAGANTE. CHIEDI AIUTO A CIVICRAZIA E ALLO SPORTELLO TELEMATICO
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