L’Italia che non muore
Il 22 gennaio, sfidando la discutibile iniziativa delle domeniche ecologiche di Roma, la via Cassia si è riempita di persone, per partecipare alla cerimonia in onore per i Caduti di Russia, celebrata tradizionalmente ogni anno dall’Associazione “Reduci di Nikolajewka”. Alle 10 del brumoso mattino, il ventaglio di grigi, dal cielo all’asfalto, si accendeva dei colori della Bandiera e dei Corpi Militari in perfetto ordine, giovani e meno giovani, diritti negli attenti, con lo sguardo ad un orizzonte inizialmente quasi angoscioso, ma che veniva tradotto da quegli sguardi diretti e sinceri come naturale e patriottico traguardo: Italia, libera e forte, stabile e splendente sopra mafie, inciuci, politica d’accatto.
Ragazzi con kepì e lunghe lance, Lancieri di Montebello, labari carichi di medaglie dell’ Artiglieria, poi quattro Carabinieri a cavallo, accompagnati dai colleghi, Linci e mezzi da trasporto leggero della Fanteria in mimetica o con l’ordinaria, Alpini fieri, Marina Militare, Aeronautica, e via via tutti gli altri rappresentanti delle nostre Forze Armate che hanno ripreso posto nel cuore della gente, sia perché sempre presenti per ogni dove nella prevenzione del terrorismo, sia perché sempre in prima linea per aiutare e proteggere le popolazioni durante i disastri naturali.
Hanno sfilato sotto due ali di astanti, sul ciglio della strada, fino al Sacrario nei pressi dell’Ara Sacra detta Tomba di Nerone. Sfilavano in silenzio, si disponevano poi davanti all’altare da campo dove, atteso scambiandosi ricordi e racconti, sarebbe di lì a poco giunto il sacerdote per la messa di commemorazione, seguito dai rappresentanti del Municipio. Un’uniforme verde chiara per i combattenti di Spagna, più in là Polizia di Stato e Municipale, Croce Rossa, gli amatissimi ed eroici Vigili del Fuoco e Soccorso Alpino, applauditi per l’opera geniale contro la recente sciagura di Rigopiano, insieme alla Finanza, alla Forestale, altrettanto ammirevole.
Silenzio, brusio leggero di bambini – “I soldati non ci faranno morire, l’Italia con loro non muore” … dicevano due piccoli, una di sei, l’altro di nove anni – poi la trascinante eccellenza dei Bersaglieri, a passo di carica, trombe e tromboni al cielo, in mimetica, inquadrati, precisi. Una pausa, poi l’Alzabandiera e diverse canzoni militari, dall’Inno alla Canzone del Piave, hanno irradiato gli spazi di energia e di fede. Quelle voci così certe lavavano via ogni timore di essere dispersi, confusi, assorbiti da altre Nazioni che hanno solo l’arma del denaro, ma che non hanno quel tocco divino che fa l’Italia figlia di Natura. E sono secoli che la Natura vince, impercettibilmente, che accoglie, che rigenera, che riporta alla vita. “Non passa lo straniero”, e sono secoli che la Civiltà italiana e romana, anche se ferita ed umiliata, trova nei cittadini silenziosi i suoi militi, pronti a morire e ricrearsi come i suoi antenati.
Marilù Giannone