Luci d’Italia
La bellezza, secondo un messaggio conciliare di Paolo VI°, è come la verità.
Queste semplici parole aprono un abisso: cosa è la verità, anche se scritta con la minuscola? Per un artista non c’è definizione di essa, c’è l’opera, la bellezza e/o la verità traspaiono dall’armonia di questa. E la creazione ha solo uno scopo: comunicare. La bellezza non è statica, si muove, vive con chi la guarda e con chi l’ha prodotta, segue i suoi istanti di pensiero, anch’esso mai statico.
La ricchezza delle opere vetrarie di BARBARA FERABECOLI * è ricca di istanti di pensiero, diffusi in spazi e da spazi lontani anche nel tempo, accordati con i temi che vuole narrare.
Giovedì 6 aprile, l’evento di Voce Romana, presso la Chiesa di S.Maria Sopra Minerva a Roma, curato da SANDRO BARI e da FRANCESCA DI CASTRO, dedicato come sempre alle meraviglie della nostra augusta Urbe, ha celebrato la premiazione di questa eccezionale protagonista dell’ arte sacra. La distinzione fra arte ed arte religiosa esiste, e consiste nei soggetti scelti e per quel particolare afflato mistico che li impregna, che lascia ritenere l’autore incantato da una sorta di momentaneo legame fra loro.
Non c’è città, piccola o capoluogo, che non abbia una finestra, un restauro, un soggetto di questa Maestra vetraria: splendono colori e motivi medievali, con un ricordo alle Madonne raffaellesche ed ai grandi pittori italiani, con connotazioni visibili per ritornare ai nostri giorni: l’innovazione assolutamente avvincente dei vetri di decorazioni, ed il disegno dei volti dei soggetti creati. I vetri, infatti, non hanno un colore unitario, ma sono interpretati da disegni e motivi stilizzati che lasciano risaltare il colore via via dalle cornici lontane dal soggetto a quelle più interne, dove abbonda la ricerca del bianco, come a voler affermare che è il soggetto a richiamare luce o addirittura ad emanarla. Un esempio sono le opere vetrarie nella Parrocchia di Nostra Signora di Valme a Roma.
La modernità della Ferabecoli è dominante nelle vetrate estreme delle finestre della Casa Generalizia delle Suore Compassioniste di via Appia. Per contro, la familiarità con il vetro è evidente nei ritratti e nelle creazioni a tempera, dove impera come nelle finestre una levità luminosa incantevole , creata da una mano nel suo genere inarrivabile.
Marilù Giannone
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* Feba, al secolo Barbara Ferabecoli, nasce a Roma nel 1967. Dopo gli studi classici, si diploma all’Accademia di Belle Arti di Roma, nella sezione “Pittura”, sotto il magistero del prof. Di Coste. Nel 1990 la Regione Lazio le rilascia la qualifica di “addetta alle lavorazioni di vetro, resine, mosaici e metallo per l’artigianato sacro”. Alla Pontificia Università Gregoriana consegue il Diploma in Scienze Religiose e nel 2010 il grado di Baccalaureato nella Facoltà di Teologia. Dal 1989 svolge la sua attività artistica prevalentemente nel campo dell’arte monumentale, nell’ambito dell’arte sacra. Ad oggi ha realizzato centinaia di opere esposte in chiese, Santuari, Abbazie, case religiose ed edifici pubblici in diverse parti del mondo, partecipando a numerose mostre d’arte nazionali e internazionali.
Vive e lavora a Roma