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Diversivi e distintivi

La verità non va lasciata sotto il moggio

Così è il titolo di un lungo e feroce commento di Maurizio Guandalini pubblicato su “Metro” , free press romana, il 22 maggio. Sia consentito riportarlo per stabilire un continuum con il giornalista, e concordare con le sue opinioni.

Quello che Guandalini nota, con una penna sempre incisiva e chiara, è che al corteo di Milano pro migranti si è, in primis, usato il grandangolo per far vedere più partecipanti del numero effettivo captato, e, last but not least, nel luogo c’erano solo quei rappresentanti di governo e quei ricconi che “non hanno problemi, perchè ben attrezzati economicamente” e quindi in grado di salvaguardarsi, diversamente dagli italiani, dall’impoverimento e dai rischi dati da questa massiccia invasione di “economicals” che in parte o per tutto fingono persecuzioni e pericoli.

Il commento a questa turbolenza da porcile è di Ricolfi, un sociologo di alto livello e mai scorretto, c’è dunque da ragionare. La marcia ha reso tutti contrariati e divisi, perché di questi rovesci di africani non se ne può più e sarebbe il caso di fare la marcia di chi vuole lavorare e vivere civilmente, senza i racket di egiziani che gestiscono alloggi popolari destinati ai nativi in difficoltà, senza i tentati o eseguiti stupri alle ragazzine che tornano da scuola, senza rapine varie, tutto sotto silenzio o quasi per “democrazia”. Distinti, dice il titolo, perchè questi grandi uomini di governo sono sempre quelli che si devono far vedere, per lucro o gusto dell’immagine, i vari mafiosi, i maneggioni, i parrochetti stile Bergoglio, i vigliacchi che vestono il difetto con il termine bontà, non sapendo che significa.

Si sono viste, le facce degli uomini di governo, esaltati, dimentichi della sicurezza dei cittadini e delle fatiche rischiose degli agenti dell’Ordine, che mettono i bastoni fra le ruote, in stile staliniano, a Minniti che cerca una soluzione logica ed equilibrata; si sono notati, sorridenti, così insipidi da non accorgersi che non si governa un paese dove le istituzioni lottano fra loro come le lavandaie : ci si chiede se il Sindaco è felice del caos nel quale Milano annega, e dopo questa città, l’Italia tutta. Volete i migranti a catinelle? Ed allora fate una cosa sacrosanta: andate a casa loro, e non se ne parli più. Già dimenticato il Cara calabrese, e le indagini in corso sul traffico di uomini? Ovunque si grida: Basta con le mafie.

Marilù Giannone

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