La vita spericolata di un Ebreo, …devoto Fascista.
«Lo “squalo” e le leggi razziali» di Gianni Scipione Rossi
Il libro verrà presentato presso la sede della “FONDAZIONE UGO SPIRITO – RENZO DE FELICE” – in Roma a Piazza delle Muse 25 – il prossimo 13 luglio alle 17,30
Gianni Scipione Rossi, Lo “squalo” e le leggi razziali. Vita spericolata di Camillo Castiglioni, – Edizioni Rubbettino
“Riflettete, Duce, ve ne supplico, è la prima volta in vita mia che Vi rivolgo una preghiera, di più, una supplica! Una Vostra sola parola, un’eccezione per una ragione qualsiasi, come fecero spesso Lueger e Hitler, basterebbero per salvare me e mio figlio!” A firmare questo appello disperato – con “devozione profonda e immutabile” – nel settembre del 1938, è una straordinaria figura di industriale e finanziere, Camillo Castiglioni. Le leggi razziali stanno per essere varate. Le intenzioni di Mussolini sono ormai note. Castiglioni spera, appellandosi alla sua “bontà” di riuscire ad essere riconosciuto “non ebreo”.
Mussolini non gli risponderà.
Iscritto al Fascio di Vienna, ormai residente a Milano, Castiglioni, l’uomo che aveva dominato i mercati tra la fine della Grande guerra e gli anni Venti del Novecento deve affrontare gli anni più difficili di una vita vissuta sempre sulle montagne russe, come rivela il giornalista e storico Gianni Scipione Rossi nella biografia Lo “squalo” e le leggi razziali. Vita spericolata di Camillo Castiglioni (store.rubbettinoeditore.it, € 14,00), appena uscito in libreria.
Triestino, figlio del rabbino capo di Roma Vittorio, Castiglioni aveva raggiunto giovanissimo la capitale imperiale di Francesco Giuseppe. In pochi anni si era imposto come industriale. Costruisce dirigibili e aerei. Rilancia la Austro-Daimler e la BMW. È proprietario di banche, acciaierie, giornali, cartiere. Durante la Grande guerra fonda un impero economico che dopo la sconfitta degli imperi centrali si espande verso la Germania e tutti gli stati balcanici, anche in società con la Fiat di Giovanni Agnelli e la Banca Commerciale di Giuseppe Toeplitz. Squalo o pescecane ebreo lo chiamano sulla stampa, perché specula – come tutti i finanzieri dell’epoca – sull’inflazione galoppante. E una speculazione sul franco francese rischia di essergli fatale nel 1924. Senza rinunciare a uno stile di vita barocco, si ridimensiona ma avvia sempre nuove imprese, mentre da ricco mecenate finanzia un teatro a Vienna e il Festival di Salisburgo.
Italo Zingarelli lo aveva definito “esteta del materialismo”. Il diplomatico Attilio Tamaro lo considerava un ingenuo. Certo era un uomo di ingegno, con una innata predisposizione per gli affari. Di famiglia irredentista, dopo aver avuto ottimi rapporti con la dinastia asburgica si mise a disposizione prima dell’Italia liberale e poi del fascismo. In fondo è la complessità del Novecento che si legge attraverso la sua biografia. Una vita complicata, segnata da grandi successi e catastrofi. Ma Castiglioni – come emerge dalla biografia scritta dall’ex direttore di Rai Parlamento – ha sempre la capacità di andare oltre. Nonostante Mussolini non lo abbia salvato dalle leggi razziali, secondo i servizi segreti americani lo avrebbe aiutato a riciclare fondi neri in Svizzera. Certo ha costruito durante la guerra la prima raffineria di petrolio della Confederazione. Ma la Svizzera lo costringe a rientrare in Italia, per la felicità del quotidiano del partito nazionalsocialista “Völkischer Beobachter”, che scrive il 18 aprile 1943: «Ora non c’è più luogo in Europa dove Castiglioni può stare in sicurezza». La trova miracolosamente a San Marino. E alla fine della guerra è ancora protagonista di strabilianti avventure, che fanno somigliare la sua biografia a un romanzo, anche se è una storia vera.
La quarta di copertina
Una vita spericolata, che sembra un romanzo, quella del triestino Camillo Castiglioni (1879-1957), che da Vienna riuscì a edificare un impero industriale e finanziario tra i più rilevanti della sua epoca.
Amico di Ferdinand Porsche ed Ernst Heinkel, porta al successo la Austro-Daimler e la Bmw, mentre costruisce aerei e dirigibili. Proprietario di banche, acciaierie, giornali, aziende elettriche, con la Comit di Giuseppe Toeplitz e la Fiat di Giovanni Agnelli partecipa all’espansione economica italiana nell’Europa centrale e balcanica dopo la Grande guerra.
Collezionista d’arte e mecenate, collabora con la diplomazia italiana e aderisce al fascismo ma, nonostante si appelli al duce, non ottiene la “discriminazione” dalle leggi antiebraiche né riesce a riparare negli Stati Uniti. Tra cadute e rinascite, lo “squalo” – sospettato di aver riciclato in Svizzera fondi neri di Mussolini e Ciano – s’inventa sempre nuove imprese. Fino a ingaggiare un epico duello legale con il maresciallo Tito.
Attraverso una vita la complessità del Novecento.
Gianni Scipione Rossi, nato a Viterbo, vive e lavora tra Roma e Gubbio. Giornalista della Rai, ha diretto le testate Rai Parlamento (2010-2016) e Gr Parlamento (2013-2014). Dal 2003 al 2016 ha curato la rubrica televisiva “Le pagine della politica”. Studioso di storia contemporanea, è vicepresidente della “Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice”. Tra i suoi libri Storia di Alice (2010); Cesira e Benito (2007); Il razzista totalitario (2007); Mussolini e il diplomatico (2005); La destra e gli ebrei (2003); L’islam e noi (2002); Alternativa e doppiopetto (1992).