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Islam e Cristianesimo – 1^ parte

SULL’ISLAM: UNA PRECISAZIONE DOVEROSA

una analisi di Leandro ABEILLE*

Uno degli insulti peggiori che si possano portare ad una religione o ad una ideologia è ridurle ad uso e consumo dei propri bisogni politici. E’ irriguardoso, irrispettoso e profondamente scorretto. In questi giorni post attentato terroristico è tutto un fiorire di distinguo tra Islam e terrorismo, sia da parte dei musulmani sia, soprattutto, da parte delle aree più progressiste della politica. Si sta riducendo l’Islam ad una sorta di pacifismo militante, da cuoricini sugli occhi, più simile ad una filosofia new age che ai dettami dati da Allah a Maometto.

Ridurre l’Islam al pacifismo militante, sarà anche rassicurante per la gente ma è un vero e proprio insulto alla storia e alla teologia islamica che, non è affatto costituita da soli inviti alla pace tra le genti, ma piuttosto inviti alla conversione, a quella che i musulmani considerano la vera (e migliore) religione naturale dell’uomo. Pensare che l’Islam sia nato dalla pace è un insulto alle incredibili capacità politiche e strategiche di Maometto, dimostrate,  in quella che oggi definiremmo “guerriglia di liberazione”, quando la religione di Allah si elevò anche militarmente al di sopra delle religioni politeiste in Arabia.

L’Islam nasce dalla conversione dei politeisti ad una religione monoteista e dall’annichilimento dell’idolatria tramite le spade dei credenti in Allah. Non ammetterlo sarebbe un insulto al coraggio ed alle vite di tutti i musulmani morti a causa delle spade avversarie.

Allo stesso modo associare “frasine” confortevoli, distorcendo il Corano, del tipo: “chi uccide un uomo è come se uccidesse l’umanità intera”, che dovrebbero, secondo chi la posta sui social o le replica in tv, essere un monito contro i terroristi, è altamente fuorviante.  In primis perché quella in questione è tratta dal Talmud ebraico e poi perché il Corano la riporta ma per comunicare qualcosa di profondamente diverso.

Il Corano (versione tradotta e accettata Centro culturale islamico di Bologna – Corano.it) riferisce qualcosa di profondamente diverso: “per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo, che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l’umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l’umanità” (Sura 5, versetto 32). La frase si rivolge allora agli ebrei e non ai musulmani i quali secondo il verso successivo possono “ripagare” i nemici dell’Islam in ben altro modo: “La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l’ignominia che li toccherà in questa vita; nell’altra vita avranno castigo immenso” (S5,v33).

La misericordia non è sconosciuta nell’Islam, il versetto successivo impedisce di uccidere e crocifiggere “quelli che si pentono prima di cadere nelle vostre (dei musulmani) mani”. Sappiate, Allah è perdonatore, misericordioso (S5,v34). Seguendo il significato letterale della frase, si potrebbe discutere sul concetto di “guerra” richiamata dal versetto in questione e affermare che: sbagliano i terroristi ad uccidere innocenti che non sono per primi scesi in guerra contro i musulmani. Non c’è bisogno di molta fantasia per immaginare che qualunque Jihadista obietterebbe che i governi occidentali sono stati i primi a scendere in guerra contro l’Islam ed i primi ad uccidere innocenti in Iraq, Palestina o Siria e per cui si tratta solo di difesa,  tuttavia, la questione è ancora più semplice. Il Corano stesso impone ai musulmani: Combattete coloro che non credono in Allah e nell’Ultimo Giorno, che non vietano quello che Allah e il Suo Messaggero hanno vietato, e quelli, tra la gente della Scrittura, che non scelgono la religione della verità, finché non versino umilmente la Jizya (il tributo dei sottomessi), e siano soggiogati” (S9,v29).

E’ un dovere preciso per il musulmano osservante di combattere contro i miscredenti e sul fatto che ebrei e cristiani lo siano, nonostante godano di uno status migliore rispetto ai politeisti,  è fuor di dubbio. Lo ricorda il Corano: “Dicono i giudei: “Esdra è figlio di Allah”; e i nazareni dicono: “Il Messia è figlio di Allah”. Questo è ciò che esce dalle loro bocche. Ripetono le parole di quanti già prima di loro furono miscredenti. Li annienti Allah. Quanto sono fuorviati!” (S9,v30).

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Considerando il fatto che il Corano non può essere interpretato ma al massimo insegnato ed analizzando quanto c’è scritto, è ragionevole affermare che i terroristi islamici sono quelli che lo seguono più alla lettera e non sono affatto fuori dell’Islam. A meno che qualcuno non si prenda la briga di affermare che in quei versetti Allah intendesse scherzare e per cui devono essere abiurate, cancellate e dimenticate, oppure che fossero valide solo dalla conquista dell’Arabia fino alla fine delle Crociate. Ma siccome la parola di Allah non può essere permeata dall’uomo ed è valida sempre, appare irriguardoso nei confronti di Dio e dei fedeli distorcerla a nostro uso e consumo richiedendone qualsiasi modifica.

Potrebbe avere senso per un musulmano non mostrare apertamente le proprie intenzioni quando ancora in condizione di inferiorità (si chiama dissimulazione “Taqqiyya”) e questo rende onore alle capacità strategiche della religione tramandata da Maometto ma non ha alcun senso per un occidentale ingannarsi. E’ vero che per ogni fatto sociale ognuno si crea una propria costruzione, ci sarà sempre chi in nome del “secondo me” considererà l’Islam soggettivamente, perché ha un amico musulmano che non rientra nei canoni sopradescritti. Ma si sa, secondo alcuni i vaccini causano l’autismo, gli aerei rilasciano scie chimiche ed il cancro si guarisce con acqua e limone, è perciò legittimo pensare, in accordo alla propria soggettività, che l’Islam sia quella religione pacifista che non è mai stata realmente.

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*Leandro Abeille, giornalista, docente a c. in  Sociologia  presso UniRoma2 -Tor Vergata e Law enforcement instructor, ha già più volte collaborato con la nostra Testata. Desideriamo citare – su tale tematica – un suo precedente intervento, dal titolo “Una Dissertazione sull’ Islam” ed un altro articolo pubblicato in data odierna a cura di Sara Cordella dal titolo “Islam e Cristianesimo: un dialogo possibile ?”