L’Orlando fumoso in un governo di gaffeurs
UN GOVERNO PIRANDELLIANO, pieno di Uno , Nessuno … e Centomila
Il politico che ama il potere per il potere si circonda di mezze cartucce o di persone che subiscono la sua soggezione e, incapaci di realizzare un’idea, di perseguire un obiettivo a favore della società, si prestano all’obbedienza ottusa. Così è stato quando dal cilindro del Quirinale sono usciti, in luogo dei nomi di personalità quelli di ministri inadeguati ed inetti da imporre al ragazzotto che si era permesso di conquistare la poltrona di segretario del PD e di sfrattare in malo modo l’inquilino di Palazzo Chigi (le riforme della Madia e della Boschi sono state massacrate dalla Corte Costituzionale, dal Consiglio di Stato e dal popolo italiano).
Al successivo cambio di governo, dopo la débacle del referendum, la pattuglia degli incompetenti è stata largamente riconfermata, con un limitato spostamento per far danno da qualche altra parte, e con l’aggiunta di una buona dose di robusto ricostituente di inadeguatezza e inettitudine. Ministri senza cultura, senza arte né parte, sono stati messi a capo di dicasteri fondamentali per la crescita nazionale, per la giustizia, per la salute, per l’istruzione dei cittadini.
Al Lavoro è andato un certo Poletti, un grossier non laureato ma con un solido pedigree sindacale, fotografato in convivi con noti personaggi del malaffare, che non solo è inciampato nella questione dei voucher di lavoro, ma che ha osato denigrare i giovani italiani che emigrano in cerca di lavoro, che ha criticato il curriculum di chi si laurea con 110 e lode a 28 anni anziché frequentare le partite di calcetto dove si fanno incontri da sfruttare per la carriera, che ha indicato Briatore come prototipo da imitare.
Alla Sanità è andata un’altra emerita rappresentante di laurea mancata, tale Lorenzin che ha collezionato più di una brutta figura. Non solo non si è sottratta al malcostume familistico di nominare nel CdA dell’Istituto dei tumori di Milano il figlio del senatore Gentile del suo partito, ma alla festa dell’8 marzo ha affermato che la donna oltre a tutti i lavori e le incombenze quotidiane deve guardarsi dalle ventenni che possono portarle via il marito. Come se non bastasse in occasione del fertility day ha fatto pubblicizzare uno spot ridicolo e dopo le proteste della società, ritirandolo dalla circolazione, ha chiesto ai creativi di darle per il prossimo anno una mano gratis facendoli imbufalire. Basta? Macché! In Campania sul tema della terra dei fuochi ha detto che non bisogna lasciarsi suggestionare e fare attenzione alle altre cause che dipendono dallo stile di vita dei campani. Infine ha diviso il paese sulla questione delle vaccinazioni sponsorizzate dalle multinazionali del farmaco.
Alla Pubblica Istruzione, al posto di una professoressa rettore di università, antipatica ma almeno colta, è stata elevata una tale Fedeli, sindacalista tessile, somigliante più ad un clown da circo che a un degno erede di eminenti figure della cultura italiana come De Sanctis, Amari, Croce, Gentile, Bottai, Omodeo, Spadolini ecc. La Fedeli che ha mentito nel suo curriculum ufficiale definendosi laureata, mentre ha solo un diplomino magistrale da assistente sociale, per mettersi in pari ha pensato bene di varare la riduzione del numero degli anni dei corsi di studi medi superiori. L’Italia che è già il paese peggio classificato in Europa per numero di laureati e per qualità delle proprie università con la riforma Fedeli avrà giovani ancor meno preparati e più somari. La sua carenza di preparazione culturale l’ha fatta scivolare sulla buccia di banana della storia. Durante le celebrazioni del premio di storia di Cherasco ha confuso Vittorio Amedeo III di Savoia con Emanuele III attribuendo al secondo l’accettazione dell’armistizio imposto al Piemonte da Napoleone I nel 1796. E tale citazione è stata pubblicata pari pari sulla home page del Ministero!
Ma ci sono altre gaffe altrettanto esilaranti per un ministro dell’Istruzione. Nel sito ufficiale del Ministero sono state pubblicate le “traccie” per gli esami di maturità e la cosa deve aver indotto per scherno un commissario d’esame a scrivere di suo pugno su un elaborato il commento “la tracia non estratta”, mentre sempre il suo Ministero nel tema di maturità 2017 della II prova di scienza e cultura dell’indirizzo alberghiero ha chiesto al candidato di illustrare “il comportamento che può favorire la riproduzione del battere” scambiando il microorganismo con l’arte più antica del mondo.
Un altro non laureato, tale Orlando, oscuro funzionario del PCI di provincia, è stato promosso dall’Ambiente alla Giustizia, meritandosi l’appellativo di “fumoso” visto che, similmente al personaggio dell’Ariosto con l’anello magico di Agelica in bocca, sembra essere rimasto invisibile ai radar della politica. Non uno dei mali che affliggono la giustizia italiana è stato risolto, dalla lunghezza dei processi, alle pastoie di procedura che rendono impossibile la condanna per i ricchi e per i potenti, dal sistema carcerario sempre al collasso alla mancata armonizzazione dei vari gradi di giustizia amministrativa.
Per ingraziarsi la platea dei reduci di falce e martello ha detto in un comizio che Pio La Torre non potrebbe avere posto nel PD attuale e in un dibattito televisivo non ha saputo specificare le pene per gli imboscatori di capitali all’estero. Ma le sue gaffe sono poca cosa rispetto alla cortina fumogena che vorrebbe far calare, annebbiando la vista degli italiani. Dopo la pantomima di aver contestato per finta nella corsa alle primarie la segreteria del partito, Orlando è riemerso con una fumata nera dal comignolo del palazzo con il progetto di decreto che vieta la pubblicazione delle intercettazioni. Si tratta del decreto sulle intercettazioni telefoniche e ambientali con il quale è andato ben oltre le prescrizioni della delega conferita al Governo a giugno dal parlamento in materia di riforma del processo penale. Avrebbe dovuto occuparsi solo della disciplina della pubblicazione delle intercettazioni ed invece ha saltato l’ostacolo superando i limiti dell’impossibile che avevano fermato persino i vari Berlusconi, Alfano, Mastella.
Il nostro prode Orlando, per coprire tutte le magagne ancora non portate alla luce dello scandalo Consip e renderle inaccessibili, ha incluso nel decreto i compiti ed i poteri dei magistrati che invece debbono poter continuare a disporre integralmente e a valutare tutte le intercettazioni necessarie a scoprire i reati. Il decreto, che a lui e al suo dante causa è apparso geniale, non solo applica il bavaglio alla stampa libera contro l’art. 21 della Costituzione (“…la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”) ma mette anche le manette alla PG e al PM che verrebbero costretti a fare il riassunto delle intercettazioni.
A beneficio del lettore ricordo che l’art. 2 della bozza di decreto vieta la trascrizione delle intercettazioni penalmente irrilevanti persino negli atti di PG, e che l’art. 3 vieta la trascrizione integrale delle conversazioni penalmente rilevanti nelle richieste del PM e nelle ordinanze del Tribunale.
E’ da immaginare la pacchia di avvocati causidici e legulei alla azzeccagarbugli che, contando sugli infiniti cavilli di interpretazione, avranno modo di far lievitare la parcella e la crescente insoddisfazione della società italiana che verrà per sempre tenuta all’oscuro dei comportamenti, delle prevaricazioni, della corruttela, degli intrighi dei potenti.
Torquato Cardilli