PREDAPPIO al tempo del DUCE
A ROCCA delle CAMINATE la presentazione del libro
PREDAPPIO AL TEMPO DEL DUCE
Il Fascismo nella Collezione Fotografica Franco Nanni
Sabato 16 settembre ha avuto luogo la presentazione del libro, con un grande successo di pubblico, attento e partecipe, nella significativa location della Rocca delle Caminate, da poco restaurata per una destinazione d’uso pubblica a fini turistici e culturali. La manifestazione si è svolta con grande serenità, pure nel corso del successivo breve dibattito tra posizioni diverse, ma non più nettamente contrapposte perché positivamente inclini al confronto dialettico.
E’ stata ribadita la notevole importanza della dichiarazione di interesse storico della collezione fotografica del predappiese Franco Nanni da parte del Ministero per i Beni Culturali attraverso la Soprintendenza ai beni archivistici e bibliografici dell’Emilia Romagna: è sicuramente la prima collezione fotografica privata, solo ed esclusivamente sul Fascismo, che grazie all’impegno di Franco D’Emilio, funzionario dell’Archivio di Stato di Forlì, ha ottenuto questo importante riconoscimento, rompendo anche non indifferenti pregiudizi, ostracismi, storici e politici. Il Prof. Carlo De Maria, docente dell’Università degli Studi di Urbino, ha sottolineato il valore espressivo del libro come conferma della fotografia, considerata quale fonte storica.
Tale presentazione verrà riproposta prossimamente a Forlì, Cesena, Ravenna e Riccione e, se possibile, in altre località dell’ Emilia Romagna e fuori Regione. Non è esclusa anche unna possibilità nella Capitale. Qui di seguito viene riportato l’intervento effettuato da Franco D’Emilio
________________INTERVENTO di FRANCO D’EMILIO *
Questo libro con 242 immagini, tratte dalla Collezione Fotografica Franco Nanni, può definirsi un lungo fotoreportage storico, insomma un viaggio nella memoria per raccontare il Ventennio a Predappio ovvero per raccontare gli anni ruggenti, cosiddetti per il fervore dell’attività del Regime in tutta Italia.
E di quegli anni ruggenti a Predappio in questo libro vi sono fotografie varie per soggetto e circostanza, quindi immagini sorridenti o celebrative o festose oppure immagini di lavoro o sportive o familiari, insomma questo libro è quasi un portfolio, simile agli inserti fotografici di taluni grandi giornali, italiani e stranieri. Soprattutto, cari amici, questo libro è il prodotto, il resoconto di quella prodigiosa macchina del tempo che è l’obiettivo fotografico nelle mani di valenti fotografi, forlivesi e non, alcuni dei quali citati da Giancarlo Gatta nel suo intervento in indice a questa stessa opera.
PREDAPPIO AL TEMPO DEL DUCE ribadisce il duplice ruolo, davvero fondamentale, oggi riconosciuto e attribuito alla fotografia: da una parte, la fotografia è fonte per la storia e, come tale, va considerata al pari di un testo, di un documento dove alle parole si sono sostituite le immagini; dall’altra, la fotografia è un ulteriore strumento per raccontare la storia, soprattutto quando le sue immagini interagiscono con le parole, con gli scritti: nel nostro PREDAPPIO AL TEMPO DEL DUCE le fotografie, incluse in 15 sezioni tematiche, si susseguono in armonia con la prefazione della d.ssa Elisabetta Arioti, soprintendente ai beni archivistici e bibliografici dell’Emilia Romagna, con la mia stessa presentazione del volume e con i due mirati contributi di Giancarlo Gatta e Mario Proli.
Tuttavia, molto più efficace e immediata, perché subito sotto gli occhi del lettore, è, sempre in questo libro, l’interazione delle foto, una per una, con la propria didascalia sottostante: la migliore datazione e illustrazione del contenuto di ogni immagine vuol dire, infatti, precisare le circostanze, il contesto, le persone e i personaggi di ogni scatto di questo fotoreportage storico predappiese.
Ecco perché l’attenzione particolare, prestata all’apparato didascalico di questo libro. Questo libro, in fondo, è un puzzle del Ventennio, periodo difficile e controverso, vissuto dalla comunità di Predappio al pari di quanto avvenne in tutta Italia entro i limiti dello stretto modello di omologazione, applicato dallo stato fascista.
Ai predappiesi, come a tutti gli italiani, si impose, per dirla con le parole di Aldo Moro, tanto tragicamente scomparso, di vivere il tempo che ci è stato dato con le sue difficoltà e di quel tempo in camicia nera, difficile e ancora oggi molto discusso, vi sono nel libro scatti di personaggi, avvenimenti, momenti di coralità che testimoniano il consenso locale al fascismo e vogliono persuadere del progresso, della maggiore qualità della vita, raggiunta dai predappiesi nel Ventennio.
Non possiamo negare come a Predappio e, così, in tutta Italia il divenire dell’identità nazionale e la stessa corsa alla modernità siano stati catalizzati, accelerati dal fascismo, quindi, se sfogliamo le fotografie alla luce di questa considerazione, allora ci rendiamo conto quanto, in proposito, sia efficace il racconto di queste immagini, confermandosi, così, Giorgio Muratore, maestro e docente all’Università La Sapienza di Roma, recentemente scomparso, nella sua conclusione che l’immagine, si sa, parla e, quasi sempre, assai meglio della parola stessa. E, aggiungerei, ancora di più in questo libro l’immagine parla perché sospinta dall’atmosfera significativa, anche sacrale di Predappio paese natale del Duce.
Mi preme sottolineare come la realizzazione di questo libro non sia stata ispirata da alcun sentimento nostalgico, non sia stata finalizzata in direzione celebrativa, tantomeno verso l’apologia, oggi bersaglio, non so con quanta fondatezza, di una legge maldestra, pretestuosa e illiberale: non dico questo per mettere le mani avanti ed evitare contrarietà altrui, lo dico, invece, solo per sottolineare come la direzione, l’orsa polare di questo libro sia stata l’oggettività documentaria delle foto entro una struttura dell’opera che risultasse razionale e ragionata, imparziale e lontana da ogni pregiudizio o ideologismo, ma che, soprattutto, fosse capace di suscitare riflessioni in anticipo sulle solite conclusioni affrettate e scontate, evitando, come ammoniva il mordace Montanelli, che il solito giudizio storico a vanvera salti a piè pari la ricerca, l’indagine, l’analisi storica.
Ancora due considerazioni.
La prima è la considerazione come questo libro sia il risultato di un percorso culturale del quale ho avuto la fortuna di essere protagonista: prima la scoperta, quindi la conoscenza della collezione Nanni; poi la prima valorizzazione della stessa raccolta con la cura della mostra IL PAESE DEL DITTATORE, svoltasi a Predappio dal 27 agosto al 31 ottobre 2016, pur affiancata da un breve ciclo di tre conferenze su tematiche del Ventennio; quindi la fase di tutela con l’istruttoria della pratica perché lo stato riconoscesse la collezione del Nanni d’interesse storico; alla fine la pubblicazione di questa opera per promuovere la raccolta del nostro amico predappiese.
Quindi conoscenza, valorizzazione, tutela e promozione: questo libro nasce da un’esemplare filiera culturale coltivata sul territorio predappiese, al pari, consentitemi la similitudine, di una pregevole bottiglia di corposo, gagliardo sangiovese dai vigneti qui circostanti.
E riguardo alla dichiarazione d’interesse storico e alla tutela della collezione Nanni mi sia consentito evidenziare il sollecito, fattivo impegno della Soprintendente Arioti e del suo stretto collaboratore dr. Maggiorani nel corrispondere alle attese del nostro collezionista: un apprezzabile, lodevole esempio, purtroppo non molto frequente, di efficienza della Pubblica Amministrazione nei confronti del cittadino, soprattutto della capacità di questi due servitori dello stato di saper rappresentare e mettere in atto in tempi celeri la volontà dello stato nella tutela del patrimonio culturale.
La seconda e finale mia considerazione parte dalle persone, presenti a questo tavolo con i loro interventi per la riuscita dell’esordio di PREDAPPIO AL TEMPO DEL DUCE: sono, ciascuna con un ruolo diverso o particolare, operatori culturali di grande spessore, espressione di questo territorio che abbinati alla risorsa dei beni culturali, sempre di questo territorio, possono, anzi devono considerarsi utili ai fini di nuove iniziative per promuovere cultura, anche di proiezione nazionale, sempre su questo stesso territorio, non escluso l’auspicato museo o centri studi sul ‘900 a Predappio, del quale tanto si è parlato e, ancora, si parlerà nei prossimi mesi, considerato come tale progetto, già finanziato con risorse pubbliche, preveda finalmente il restauro della ex Casa del Fascio predappiese, gioiello dell’architettura razionalista.
*Funzionario tecnico-scientifico dell’Archivio di Stato di Forlì