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Allarmi: ma davvero siamo fascisti?

                                        Uno scritto di Luigi Iannone, scrittore e giornalista, che si aggiunge alla sua realistica collana

 Ma quando la fate finita?

 

Abbinato al quotidiano “Il Giornale”, un libretto della collana “fuori dal coro” dà un’esauriente panoramica di un vizio contemporaneo che, quasi come il morbillo, si è diffuso dall’angosciato partito PD, che perde i pezzi di elettorato come un morto vivente, alla popolazione italica che ha finito, quasi come avesse subito una mutazione genetica, per non riconoscere più il vero significato del vocabolo che le è stato propinato. Si tratta del termine “Fascismo” che ognuno interpreta come vuole e senza rispettarne il senso, che è variabile a seconda del gruppo politico che si teme. Come il babau per i piccini, “fascismo” si applica a tutto ciò che è ordine, regola, sicurezza, decisione.

Il libretto, del giornalista Luigi Iannone, dal titolo “siamo (ancora?) fascisti” , oltre a dare un contributo per trovare chiarezza, stigmatizza giustamente l’atteggiamento e la condotta di chi tiene stretto in pugno il termine, sventolandolo alla bisogna.

Primo argomento: i partigiani. A conti fatti, l’ANPI quali soggetti comprende? Nessuno più che ha partecipato alla cosiddetta liberazione ( ed alla invasione americana), perché in tal caso essi dovrebbero avere intorno ai 100 anni. Chi sono allora gli antifascisti? Quelli che vogliono i centri sociali, che non hanno voglia di apprezzare la loro casa, quelli che gridano forte per far sentire i loro pregi che consistono solo in slogan e strilli. No cultura, no dedizione al prossimo, no credo, solo “antifassismo”, così si raggiungono, – e Daniele Pifano ne è l’esempio,-  soldi e posti notevoli.

Secondo tema: i politici dallo sguardo torvo, serioso, foriero di nuvoloni neri che forse sono solo dentro di loro: quelli che vogliono abbattere, distruggere, negare, perché incapaci di far qualcosa di artistico, di generoso, di provvidenziale. Sono di vario sesso, visto che definire i normali due non è più di moda, ma simili nel digrigno, nelle narici da toro Annibale (che pure era simpatico), nella radicalizzazione della loro lotta contro mulini che, data la realtà, ormai sono fermi da un pezzo, sono storia, non storicizzati , e la storia non è quella di Teodosio che invita a distruggere i templi di Roma, ma è la bellezza immortale della Civiltà Romana che il Duce ha voluto seguitare pur accostandola al sentire moderno. Cancellare fregi, cambiare toponomastiche, camuffare leggi e decreti non serve: qualcuno, travolto dall’idea già cattolica di incanalare l’evoluzione culturale, appiattito nell’ ignoranza con l’opinione che il conoscere è stregonesco, può caderci, ma il più della gente, a vedere i ludibri pretesi da Fiano e Boldrini ridono solamente. Ricordano che i barbari dell’ ISIS hanno fatto lo stesso con i Buddha di pietra e Palmyra: delinquono contro l’umanità, perché essa è fatta di storia, di cammino delle idee, che possono essere gradite o no, ma sono fatti, creature, e non aborti.

Marilù Giannone