Skip to main content

Almaviva: continua la diatriba tra Lavoratori e Azienda

Continua lo stato di “crisi” per i lavoratori  dell’azienda Almaviva di Roma. Pochi giorni fa si è diffusa la notizia del reintegro di 153 lavoratori del call center che potranno ricominciare a lavorare il 24 novembre a Misterbianco un comune della città di CataniaI 153 licenziati quindi non lavoreranno più nella sede romana. La motivazione di tale scelta ha comunicato l’azienda Almaviva è proprio il fatto che la sede della stessa azienda non esiste più.

A questo punto la scelta dei accettare questa proposta è nella mani dei lavoratori. Gli ex dipendenti dovranno scegliere se accettare e trasferirsi così da non rinunciare allo stipendio o dire no in vista dei diversi disagi che tale scelta comporta?

Si tratta  di problemi che riguardano le spese del trasloco, ma anche il fatto che l’azienda farà ricorso e e quindi la vicenda non è ancora chiarita del tutto. Inoltre chi rinuncerà alla reintegra potrà contare su un’indennità sostitutiva della reintegrazione pari a 15 mensilità, più le procedure attivate dall’Anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro, per ricollocare i lavoratori in altre imprese. In poco tempo sarà perfezionata l’intesa che prevede sgravi contributivi fino a 8.000 euro l’anno proprio per chi assume i lavoratori ex Almaviva di Roma.  Una decisione difficile per i lavoratori, ma per alcuni potrebbe essere l’unica soluzione per garantirsi un futuro non solo lavorativo. Sulla questione si leva la voce anche dei sindacati, infatti la Cgil afferma che si tratta “dell’ennesima scelta sbagliata da parte di Almaviva”. E non esclude ricorsi al tribunale propri sulla scelta di Catania come sede del reintegro.

Una situazione che non sembra vedere la luce per tutti questi lavoratori che cercano dignità per un “lavoro” giustamente retribuito. Una dignità da troppo tempo negata, con false promesse, con il susseguirsi continuo di liberatorie e sanatorie, accordi fasulli, casse integrazione, contratti di solidarietà al 45 per cento, per non parlare poi della minaccia costante dei licenziamenti collettivi. Non resta che aspettare come andrà a finire e sperare per il futuro di questi lavoratori che non dimentichiamo non sono numeri ma “persone”.

A tutto questo si aggiunge che un intervento tempestivo del Governo sarebbe necessario per cercare di risolvere la questione e tutelare il destino dei lavoratori, magari invitando l’azienda a mettere un freno per una volta per tutte alle scelte che adotta senza tenere conto delle difficoltà dei suoi ex dipendenti.

Rossella Di Ponzio 

Condividi: