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Filastrocca per Spelacchio

A  “Spelacchio”, con simpatia, dedico questa mia poesia.

firmato: Pasquino

In questi giorni di grande festa

la città di Roma si appresta

a celebrare il santo Natale

ai piedi di un albero “eccezionale”.

Cresceva un tempo a più non posso

nella sua valle, uno splendido abete rosso,

ignaro del suo triste destino

che lo avrebbe portato un bel mattino

nel cuore di una grande città

che mostra da millenni tutta la sua beltà.

E’ venuto giù dalla lontana val di Fiemme

per arrivare a Roma lemme lemme,

così ha voluto la giunta comunale

e l’albero, con velocità virale,

ha perso tutta la sua folta chioma

diventando in un batter d’occhio

il triste e smunto Spelacchio

che dei romani è diventato lo spauracchio.