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Election Day

Ad un mese dalle ELEZIONI PIÙ PAZZE DEL MONDO

causa l’alto tasso alcolico del ROSATELLUM

I partiti che hanno approvato la legge elettorale demenziale, intestata al capo gruppo dei deputati PD Rosato, e perciò chiamata “rosatellum”, nel vano tentativo di nobilitare con un latino maccheronico un testo pazzoide, bugiardo e truffaldino, hanno fatto credere al popolo italiano che con essa viene garantita la stabilità, sventata ogni ipotesi di avventurismo, ristabilita la democrazia della libera scelta e rivalutata la rappresentanza territoriale. Nulla di più falso. L’elettorato si dividerà grosso modo in quattro fette: per il M5S, per il PD, per la Destra e per l’astensione. Dunque il risultato di tre forze elette, senza che nessuna sfiori il 40% dei voti, sarà utilizzato, da chi intende rimanere aggrappato allo status quo, come movente per resuscitare dal sarcofago il patto leonino tra FI e PD con l’obiettivo ad escludendum del M5S che sarebbe l’unica forza di rinnovamento del paese.

Qui vorrei aprire una piccola parentesi con riferimento ai poteri del Capo dello Stato. L’art. 89 della Costituzione stabilisce che ogni atto amministrativo firmato dal Presidente della Repubblica per essere valido deve essere controfirmato dal Ministro proponente che ne assume la responsabilità. Se si tratta di un atto legislativo la controfirma deve essere del Presidente del Consiglio. Perché questa necessità della controfirma?

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Perché come previsto dal successivo art. 90 è consacrato il principio della irresponsabilità, nato con le monarchie costituzionali (sulla base dell’assioma “The King can do no wrong” cioè il Re non può sbagliare), secondo cui il Capo dello Stato non è responsabile per gli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni. In occasione del rimpatrio della salma di Vittorio Emanuele III è stato giustamente ricordato che l’irresponsabilità regia non poteva coprire i 5 decreti emanati dal 5 settembre 1938 al 29 giugno 1939, conosciuti come leggi razziali, atto esecrabile e non perdonabile. Senza voler fare alcun accostamento con quel crimine odioso, dovremmo riflettere sulla irresponsabilità (questa volta nell’accezione di sconsideratezza, leggerezza, imprudenza) di chi avrebbe dovuto respingere, anziché promulgare, questa legge elettorale scellerata, voluta da Renzi, votata con il voto di fiducia e propagandata dal PD come la migliore del mondo che gli altri paesi ci avrebbero copiato!

Ma torniamo agli effetti nefasti del “rosatellum”. Il cittadino non sceglierà un bel niente perché non potrà esprimere preferenze e dovrà ingoiare candidature che non sono espressione del territorio, salvo quelle delle amicizie pericolose. Esempi? Boschi candidata dal PD a Bolzano e a Messina, De Girolamo da FI a Bologna, Fassino dal PD in Emilia, Padoan dal PD a Siena ecc. che c’entrano con il territorio? Stranamente, al contrario, il radicamento al territorio è garantito a coloro che hanno guai con la giustizia perché è lì che controllano i voti come vedremo tra poco. La legge non rispetta il principio costituzionale del voto uguale perché l’elettore che voti per il candidato A, la cui lista non superi lo sbarramento del 3%, contribuirà con quel voto ad eleggere il candidato B di un altro partito. La bufala delle cosiddette quote rosa e della parità di genere nelle candidature alternate è stata poi architettata proprio per frodare il voto delle donne. Come? Candidando in più collegi (anche di regioni diverse) un’aspirante parlamentare donna si toglie il posto ad un’altra donna e si favorisce l’elezione di più uomini. Infatti la Boschi, Bonino, Renzulli, Boldrini, Nibali, Buongiorno ed altre risultano pluricandidate in collegi diversi. Se elette è chiaro che dovranno optare per un solo seggio lasciando campo libero ad altrettanti aspiranti parlamentari uomini pronti a prenderne il posto. Il M5S nella selezione dei suoi candidati si è basato su tre semplici regolette: la fedina penale immacolata, il certificato di inesistenza di carichi pendenti, la non presentabilità di chi occupi già una carica politica a livello locale o europeo (prova ne è la cancellazione dalla lista dell’ammiraglio in pensione Veri che occupa già il posto di consigliere comunale di Ortona).

Viceversa tutti gli altri partiti hanno reclutato i candidati bypassando ogni limite etico di decenza e di opportunità politica. I nomi? Bisognerebbe riempire varie pagine, ma basta limitarsi a qualche esempio, invitando per maggiori e più completi dettagli a consultare il Fatto di questi ultimi giorni: Cesaro FI accusato di minacce e di voto di scambio, Alfieri PD accusato di omissione di atti d’ufficio, Cappellacci FI accusato di bancarotta fraudolenta, Iorio FI accusato di abuso di ufficio, D’Alfonso PD accusato di corruzione, Spina PD accusato di abuso d’ufficio, De Luca jr. PD accusato di bancarotta fraudolenta, Del Basso de Caro PD indagato per tentata concussione, Avossa PD accusata di abuso d’ufficio, Marrazzo PD accusato di peculato, D’Agostino rinviato a giudizio per corruzione, Beneduce FI indagata per voto di scambio, De Girolamo FI imputata di associazione a delinquere, De Siano FI imputato di corruzione, Foglia FI rinviato a giudizio per rimborsi non dovuti, Tallini FI accusato di abuso d’ufficio, Giordano di LeU accusato di abuso d’ufficio, Manca PD accusato di peculato, Abaterusso di LeU accusato di bancarotta, Gentile FI accusato di abuso d’ufficio e truffa aggravata, D’Alì FI accusato di concorso esterno, ecc. ecc. Se il M5S ha scelto il 95% dei candidati sulla base del voto dei sostenitori, gli altri partiti vi hanno provveduto nel mercato delle vacche che si è tenuto ad Arcore o nel suk del Nazareno, dove è scorso il sangue a fiumi, e dove hanno prevalso logiche del tutto estranee alla creazione di una rappresentanza politica onesta e competente.

È così che FI ha candidato i famigli di Berlusconi (medici personali, avvocati personali, dipendenti di Fininvest e di Mondadori, accollando lo stipendio al popolo), presidenti chiacchierati di squadre di calcio come Galliani e Lotito per accalappiare il voto di qualche tifoso coatto, politici fasulli come Scilipoti o dimessisi da incarichi ministeriali per questioni giudiziarie come De Girolamo e Lupi, fanciulle cariche di speranze e di promesse passate al vaglio dei concorsi di bellezza;, la Lega ha candidato chi parla di razza bianca e ha riproposto un condannato come Bossi insieme a una cambia casacca come la Bongiorno. Da parte sua Renzi, che non è un campione di coerenza (si è candidato al Senato che voleva abolire) ha violato platealmente l’art.19 dello statuto del PD che obbliga la selezione dei candidati ad ogni livello attraverso le primarie o altra forma di consultazione democratica. Così, come un satrapo orientale, ha blindato tutti i famigli del giglio magico, promuovendo portavoce e portaborse, schiacciando in un angoletto le minoranze interne del partito e estromettendo dalle liste quanti oscurano la sua figura e non saziano la sua sete di potere, includendovi invece rinnegati come Lorenzin o Casini che ha presentato all’incasso la cambiale del nulla di fatto della Commissione di inchiesta sulle banche che hanno ridotto sul lastrico migliaia di piccoli risparmiatori.

C’è poi il capitolo dei parlamentari europei che, infischiandosene allegramente del mandato ricevuto dagli elettori, si apprestano a lasciare la poltrona di Bruxelles (che scade tra un anno) per accomodarsi su quella di Montecitorio o di Palazzo Madama (che scadrà tra cinque anni) come Gianni Pittella, già vice presidente del parlamento europeo, Isabella De Monte, Elena Gentile, Nicola Caputo tutti del PD, o Sergio Cofferati già segretario della CGIL e sindaco di Bologna passato a LeU, o Matteo Salvini segretario della Lega, già assente al 90% da Bruxelles ma con indennità piena di 20 mila euro al mese e il suo collega di partito Lorenzo Fontana, o l’ineffabile Lorenzo Cesa e l’inaffondabile Raffaele Fitto di FI. Non si può concludere questa carrellata sulle liste dei partiti senza dare uno sguardo ai loro programmi. Il PD promette di finanziare l’economia reale proponendo di non risparmiare più secondo i dettami europei (il fiscal compact per suo volere fu incluso nella nostra Costituzione all’art.81) e di tornare al limite del 3% di debito. Perché non l’ha fatto nei cinque anni della legislatura ora finita, sprecata inseguendo l’abborracciata riforma della costituzione bocciata dal popolo italiano o le altre riforme bocciate dalla Corte Costituzionale o dal Consiglio di Stato?

Con quale credibilità Renzi si presenta di fronte al popolo dopo aver promesso l’uscita dalla scena politica se sconfitto al referendum costituzionale?

FI parla a vanvera.  Promette la flat tax (tassa piatta) uguale per tutti al 23% (piccolo favore per i poveri ed enorme vantaggio per i ricchi) illudendo gli elettori. Perché non dice che questa stupidaggine economica potrebbe essere attuata solo con la riforma della Costituzione che prevede la progressività contributiva e impedisce il referendum su materie fiscali?. Berlusconi va a Bruxelles a rassicurare Merkel e Juncker che l’Italia con lui manterrà fede a tutti gli impegni, poi torna a casa e, dimenticando che è stato il suo governo ad aver firmato l’accordo per il deficit al 3% e il trattato di Dublino sull’immigrazione, dice no all’austerità e di voler procedere alla revisione dei trattati europei per non farsi superare a destra da Salvini e dalla Meloni. Con quale credibilità? Quella di un condannato per frode fiscale con sentenza passata in giudicato.

Per il M5S che ha le mani libere, che ha la credibilità individuale e collettiva intatta per aver rinunciato ad ogni finanziamento pubblico e alla metà dell’indennità parlamentare, che non ha sottoscritto nessun impegno e che può legittimamente rinegoziare su tutto, il limite del 3% non è un dogma di fede. Ove la spending review non fosse sufficiente a finanziare il reddito di cittadinanza e a garantire migliore scuola, migliore sanità e salvaguardia del territorio e dell’ambiente, è possibile un extra deficit purché sia destinato a investimenti e non a bonus e mance a pioggia. In altri termini sforare per alcuni anni il tetto del deficit a favore degli investimenti e del lavoro significa avviare il circolo virtuoso di rimettere in moto i consumi, aumentare il PIL e il gettito fiscale.

Concludo con un consiglio non richiesto agli elettori: siete persone oneste? Immagino diciate di sì ed allora, passato il carnevale, durante la quaresima alle porte riflettete. Non rifugiatevi nell’assenteismo degli ignavi: non votare è peggio che votare per i farabutti perché significa regalare a questi ultimi il potere senza fare nulla per impedirlo. Guardatevi bene dal dare il voto ai partiti infarciti di trafficanti, di condannati, di inquisiti, di profittatori, di venditori di tappeti. Se viceversa lo faceste vorrà dire che sosterrete l’illegalità, condannando anche quelli che non sono ancora nati a pagare debiti improduttivi fino al 2068. Vi stupisce questa data? Ma è quella di scadenza dei titoli di Stato a 50 anni appena emessi da due giorni dal Tesoro di Padoan per far fronte agli impegni elettorali di bonus e mance che graveranno sulle spalle dei vostri figli e nipoti. Avete capito?

TORQUATO CARDILLI