SONO TORNATO !
Il “RITORNO” (cinematografico) del DUCE
_____________Una analisi a cura di LEANDRO ABEILLE
Il fatto che sia un remake del tedesco “Eristwieder da” (Lui è tornato), la dice lunga sulla difficoltà italica a discutere di storia. In Italia esistono due storie quella di cui si può parlare e quella reale. Si può dire che il fascismo fu il male assoluto, che i fascisti fecero le peggiori malefatte mai viste ma non si può dire (almeno in pubblico o nelle Università) che i partigiani non furono da meno senza subire durissime contestazioni.
Il fascismo – secondo alcuni – non è un movimento politico ma “un modo di essere e di pensare”, tutto quello che è ritenuto cattivo è “fascista”. Siccome le cose cattive sono molteplici è nato il termine plurale: i fascismi. Come se a “Dio patria e famiglia” si potesse sostituire “l’animale domestico, squadra sportiva e dieta vegana” ed essere ugualmente fascisti. Il fascismo è nato ed è morto l’8 settembre 1943, al giorno d’oggi, neanche Mussolini redivivo lo potrebbe resuscitare, le idee del ventennio e quelle della Repubblica Sociale erano già diverse a distanze di pochi mesi. Anche le idee della RSI sono finite, il 28 aprile 1945. Il fascismo non fece niente di buono – questo il succo di un discorso del Presidente Mattarella- magari ha ragione – anche se è difficile considerare Giovanni Gentile un cattivo incapace e la Ministra Fedeli un faro della didattica o le opere pubbliche fasciste, peggiori delle “incompiute” repubblicane. Non sarebbe consigliabile scommettere sul fatto che i nostri nipoti non diranno che: “La seconda repubblica non ha fatto nulla di buono”. Il giudizio politico è di parte ma il giudizio storico dovrebbe essere scevro dagli orientamenti ed invece non lo è.
Il film “Sono tornato” di Luca Miniero, oltre ad essere un’intelligente commedia, è un momento per ripensare alla nostra storia, quella con cui non abbiamo fatto i conti: fino all’8 settembre 1943 gli italiani erano (quasi) tutti fascisti e dopo erano (quasi) tutti partigiani antifascisti. Un miracolo del trasformismo degno dei talebani afgani post invasione USA.
Il Mussolini del film ci fa ragionare su noi stessi e ci pone di fronte ad una serie di questioni:
- la pochezza intellettuale dei politicanti odierni, in cui mancano le idee forti (e anche quelle deboli) ed è rimasta solo la pretesa di essere l’uno meglio dell’altro. Una politica lontana dai cuori e le menti della gente, così distante che il primo partito in Italia è quello del non voto;
- la banalizzazione della nostra cultura odierna, dove la massima aspirazione dei giovani è emigrare o diventare cuochi. Arriva al cuore (e fa male per quanto è vera) la frase: “vi ho lasciato analfabeti, dopo 80 anni torno e vi ritrovo analfabeti”;
- la trasformazione degli italiani da meticci interregionali a meticci intercontinentali.
“Sono tornato” non può tacere sulle atrocità del regime fascista, la guerra, la repressione politica e soprattutto le leggi razziali. Infamità su cui non c’è alcuna giustificazione e da sole sufficienti a dire che il bilancio generale è totalmente negativo.
Quello su cui il film fa riflettere è, però,la necessità di parlare con tranquillità del fascismo, delle sue idee e dello sviluppo nel tempo. Ne hanno parlato gli storici ma nessuno ha spiegato adeguatamente il “perché” di quelle disgraziate scelte e allo stesso tempo, anche di quelle avventure epiche (dalle trasvolate atlantiche alle bonifiche), condite dal solito, italico, approfittarsi delle posizioni socio politiche favorevoli. Nel dopoguerra non c’è mai stata conciliazione tra le persone, tra fascisti ed antifascisti, la stessa che invece c’è stata tra i combattenti austriaci ed italiani della I guerra mondiale o tra le vittime ed i carnefici dell’Apartheid. Durante gli anni di piombo si diventava “fascisti” semplicemente perché non si era comunisti. Il fascismo non lo abbiamo ancora capito, per questo motivo la passeggiata del “Duce”, in macchina per i fori imperiali e ripresa in modalità “candid”, è salutata dai saluti nazisti e non dai saluti romani.
Il fascismo muore con una violazione del diritto: giustiziare Mussolini e la Petacci, senza un regolare processo, è stata una gigantesca puttanata. “Giustizia” fatta in fretta e furia, prima dell’arrivo degli americani, a cui, in base ad accordi internazionali, avrebbe dovuto essere consegnato. C’è di peggio, ci sono ancora persone (i più, gente che il fascismo non l’ha mai visto) che sostenendo la giustezza nell’appendere e vilipendere i due cadaveri a Piazzale Loreto, si dicono sostenitori della Costituzione. Secondo la Costituzione sarebbe stato diritto di Mussolini, innocente fino a sentenza definitiva, essere processato da un Tribunale legittimo ed eventualmente, punito. D’accordo che la Costituzione arriva 3 anni dopo ma unaprofonda ipocrisia la mina, gli stessi valori che l’hanno fatta nascere, hanno avallato la sua violazione. Perfino il “sanguinario”Mossad ha dato una lezione di civiltà a chi decise per una giustizia sommaria, non uccidendo Eichmann sul posto ma portandolo in Israele per un giusto processo. Mussolini aveva il diritto di essere processato, per spiegare la sua verità. Sarebbe stato, con ogni probabilità, condannato, ma aveva diritto ad un giusto processo, da cui la Petacci sarebbe stata assolta e non morta. Lo stesso che ha avuto Saddam Hussein catturato da truppe regolari e giudicato da un Tribunale di suoi simili, svelando, in quel caso, dalla cattura in un buco alla morte, tutta la banalità del male. Non ha avuto la stessa fortuna Gheddafi catturato da bande sanguinarie che lo hanno ucciso e vilipeso. Giustiziare Mussolini non è stato ritenuto penalmente rilevante – ci sta – ma moralmente rimane discutibile. Quanta paura faceva un Mussolini, ancora vivo, a processo?
L’antidoto al fascismo, quello che vanno cercando politici senza carisma, l’unico che ci garantirà una destra moderna ed una sinistra meno ipocrita, è proprio far capire ai giovani cosa è stato il periodo fascista e non nascondendolo, creando un mito che non esiste. I moderni neofascisti, tatuati e palestrati sarebbero irrisi dai giovani che “baciavano la morte sotto la mitraglia” e da Mussolini stesso. Facendo i conti con la storia si creerà un futuro libero, l’ignoranza genera teen-ager, con le croci celtiche disegnate sugli zaini e figli del consumismo, “nostalgici” del Duce e teen-ager figli dello stesso consumismo, con la maglietta del “Che”, che cantano “bella ciao” senza saperne le parole. L’ignoranza genera lo scontro e non il dialogo, sempre più accuratamente evitato dall’introduzione di leggi liberticide che spingono verso il reato d’opinione.