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1944: la distruzione dell’Abbazia di Montecassino

Montecassino: UNA BATTAGLIA CONTRO LA CIVILTA’

 “Note Storiche in Contro-Corrente” redatte da Giovanni PIPI

Con vergognosa ed immotivata giustificazione è apparsa lunedì 19 in rete, tramite Facebook, la notizia che la Regione Lazio, nella persona del presidente Nicola Zingaretti, ha imposto al Sindaco di Cassino di non inaugurare il monumento ai Paracadutisti Germanici morti su quella terra, accanto ai nostri combattenti della R.S.I, caduti in difesa della nostra Patria e della comune civiltà, contro gli invasori d’Oltre Oceano.

Sono  trascorsi  oltre 70 anni  dalla battaglia di Montecassino, una delle irrazionali e più dure e della seconda guerra mondiale che costò, tra civili e militari, migliaia di vite umane e la distruzione dell’abbazia fondata da San Benedetto. Abbazia considerata tra i maggiori monumenti dell’intera cristianità e definita “faro della civiltà  europea“ dove riposa, accanto a Santa Scolastica, quel Benedetto da Norcia che non a caso nell’anno 2002 è  stato proclamato Patrono principale d’Europa.

Tralasciando gli aspetti bellici della distruzione dell’Abbazia di Montecassino, non possiamo dimenticarne le motivazioni e le conseguenze arrecate e, sia pure nei limitati mezzi consentitici dall’egemonia dei mass media, vogliamo ristabilire la verità storica per capire chi siano i veri nemici della civiltà europea. Tuttavia è opportuno  stigmatizzare la irrazionalità della battaglia perché, dal punto di vista della tecnica militare, fu una scelta inutile in quanto  nell’Abbazia, rispettando quel luogo sacro, non c’erano postazioni militari tedesche.

Distruzione dell'Abbazia di Montecassino
Distruzione dell’Abbazia di Montecassino

Nel contempo è opportuno  sottolineare la durezza perché solo dopo il bombardamento anglo americano, nel monastero ridotto ormai soltanto un ammasso di pietre e polvere si asserragliarono i paracadutisti tedeschi che respinsero tutti gli assalti degli anglo-americani e dei loro alleati: polacchi, neozelandesi, indiani, marocchini, gurka nepalesi.

Da parte nostra contestiamo le affermazioni della stampa anglosassone e statunitense in merito alla giusta necessità (?) da parte della “civiltà angloamericana” (?) di prevalere sulla barbarie tedesca, giustificando ogni mezzo ed ogni metodo, senza alcuna limitazione, come quelli dei Goumier, marocchini tragicamente e tristemente ricordati nel film “La Ciociara”.

La stessa stampa anglosassone e statunitense disconosceva che i soldati tedeschi – figli di un Paese con una grande cultura e civiltà – combattevano per un mondo non condizionato da interessi di lobby finanziarie e per una universale giustizia sociale.,

La stessa stampa anglosassone e statunitense ometteva di ricordare che in quel luogo fu scritta quella “Regola” che, nello sfascio della civiltà classica, contribuì potentemente a salvare il meglio del mondo antico e ad inaugurare il nuovo.

La stessa stampa anglosassone statunitense ometteva di ricordare che in quel luogo , nei grandi “scriptoria”, i monaci avevano ricopiato le opere immortali destinate altrimenti all’oblio se non alla distruzione.

La stessa stampa anglosassone e statunitense ometteva di ricordare che quel luogo era il cuore di un benefico esercito che, dalla Scozia alla Sicilia, aveva lavorato per più di mille anni non solo per la salvezza eterna degli uomini ma anche per una loro migliore vita terrena.

La stessa stampa anglosassone e statunitense ometteva di ricordare che le opere d’arte e la ricchissima biblioteca del monastero benedettino, che vantava perfino manoscritti millenari, furono portati in salvo dall’abnegazione dei soldati tedeschi, che, qualche mese prima del bombardamento, a prezzo di enormi sforzi e gravi rischi, imballarono il prezioso materiale e con autocarri della Wermarcht lo trasportarono a Roma, in Vaticano.

Ed è così che 70.000 preziosissimi volumi, uniti a oltre 1.200 manoscritti di inestimabile valore, dipinti, statue, ori ed argenti vengono trasportati con 120 camion a Castel S. Angelo in Roma, dove venivano riconsegnati alla Chiesa in una cerimonia immortalata per l’occasione dai fotografie e da riprese cinematografiche.

A conclusione dell’operazione, il 1° novembre 1943, una messa solenne di ringraziamento per tutti coloro che avevano partecipato al salvataggio del tesoro viene celebrata nella basilica dell’abbazia di Montecassino. Per l’occasione, l’Abate Diamare consegnava al colonnello Julius Schlegel il suo personale atto di gratitudine, scritto a mano secondo la tradizione benedettina su una preziosa pergamena.

Ma allora perché il bombardamento di Montecassino, perché l’ordine di distruggere il millenario  monastero  arroccato  sul  colle?  Non c’è altra spiegazione se non quella dell’odio del protestantesimo nei confronti del cattolicesimo. E non fu il solo caso, a Castel Gandolfo, alcune tra le proprietà della Chiesa, seppur in zona neutrale, vennero bombardate in quei mesi e altrettanto singolare e’ il luogo della seconda bomba atomica sganciata su Nagasaki.

In ogni evento e sistematicamente furono addotte le stesse motivazioni per giustificare la distruzione dell’abbazia di Montecassino: necessità militari.

Una follia sul piano militare, un crimine sul piano culturale ma, probabilmente, un’esigenza incoercibile e oscura, un bisogno liberatorio, per quel cocktail di protestantesimo radicale e di illuminismo sionista.

A coloro che nei confronti di quelli che dissertano su differenti finalità da quella militare, ed agli stessi  sono attribuiti complessi di persecuzione o irresponsabilità nel voler suscitare sensi di ingratitudine nei confronti dei cosiddetti liberatori, è opportuno ricordare che  sempre piu’ è evidente l’esistenza di un preciso progetto atto a cancellare ogni possibile energia per contrastare con ferma opposizione alle  inquietanti proporzioni assunte dal mondialismo e dai  movimenti pro-globalizzazione.

Scena del Bombardamento.
Scena del Bombardamento.
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Giovanni Pipi

Matematico, Opinionista, già Dirigente Aziendale