Municipi grillini: tra mancanze e malgestione
Che qualcosa non stesse funzionando era evidente. Nei municipi grillini di Roma le mancanze sono molte e sugli occhi di tutti, dall’incuria del verde pubblico alle strade, nulla va come dovrebbe. Eppure finora troppo poco si è parlato delle incompetenze dei minicomuni della capitale, preferendo la strada più semplice, ossia quella della gogna mediatica di chi sta al vertice.
Non è mia intenzione difendere il Sindaco di Roma, anzi, il mio intento è quello di smontare interamente il sistema a cui appartiene, un partito del cambiamento che per ora a Roma poco o nulla ha cambiato. La capitale si estende per 1 287,36 km², pari all’estensione di ben nove comuni italiani (Bari, Bologna, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Torino) ed è il comune più popoloso d’Italia (il quarto dell’Unione europea), difatti si stima ospiti 2 873 874 abitanti. Avendo alla mano tali numeri si capisce quale importanza abbiano i minisindaci e i consigli municipali. Titolari di poteri autonomi rispetto alle decisioni prese a palazzo Senatorio, come manutenzione delle strade e del verde pubblico e servizi sociali e scolastici, questi godono, fra l’altro, di autonomia gestionale, finanziaria e contabile, e della possibilità di utilizzare i fondi straordinari riservati alle infrastrutture per le quali hanno libera gestione.
Dunque, sulla carta le basi per fare la differenza ci sarebbero, dando il massimo a livello municipale il M5 stelle (che nel 2016 vinse in bene 13 municipi) avrebbe davvero potuto realizzare il cambiamento promesso agli elettori. I dati riportati oggi 16 maggio 2018 su “Il Messaggero” – Cronaca di Roma sono invece molto diversi dalle aspettative. Dal 1° gennaio 2018 si parla di solo 72 atti, 32 dei quali sono riconducibili al municipio I di Roma a guida PD. I municipi più virtuosi sono il IV e X Municipio che rispettivamente hanno portato in giunta 12 e 10 delibere, ben poche, ma nulla in confronto ad altri; la giunta del XIII Municipio si è riunita solamente tre volte da inizio anno e il III Municipio ha discusso solamente due atti. L’apice però si raggiunge con i Municipi IX e XII che dall’inizio del 2018 non ha prodotto alcun atto.
Discorso a parte è da farsi per il Municipio VIII, sciolto dal Sindaco con l’ ordinanza n. 55 dell’11 aprile 2017 a causa delle dimissioni del Presidente Paolo Pace, che il 10 di giugno chiamerà alle urne i cittadini ivi residenti. Sul sito del comune di Roma si legge: “nelle more delle elezioni per il rinnovo del Presidente e del Consiglio Municipale e fino alla proclamazione dei nuovi eletti, le funzioni del Presidente del Municipio saranno esercitate dalla Sindaca mentre le funzioni del Consiglio e della Giunta del Municipio saranno esercitate dalla Giunta Capitolina”. Un’attesa lunga che ha portato disagi e malumori nei residenti i quali ora dovranno scegliere: credere nuovamente alle promesse grilline, ovvero optare per un voto oculato e avveduto e non di mera protesta.
Edoardo Maria Franza