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I Papi dei Concili dell’era moderna

Si apre il 17 maggio nelle sale di Musei capitolini di Roma la mostra “I papi dei Concili dell’era moderna”; il percorso si sviluppa intorno a 30 opere tra dipinti, sculture, argenti, tessuti liturgici rari e preziosi,  illustra le figure dei pontefici protagonisti dei  tre concili dell’età moderna: il Concilio di Trento nel Cinquecento, il Concilio Vaticano I nell’Ottocento e il Concilio Vaticano II nel Novecento.

La mostra è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale e ideata e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo e la Cultura.

Nella prima sala si ammirano due ritratti del papa Paolo III Farnese, uno di Jacopino del Conte e l’altro di Cesare Fratino, per la prima volta uno accanto all’altro; in un altro ritratto è dipinto Marcello II in vesti cardinalizie e infine di Giulio III si può vedere una bella terracotta colorata.

Nella seconda sala dedicata a Pio IX, campeggia l’imponente “Proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione” pittura eseguita da Francesco Podesti; sono visibili anche, un raffinato Triregno e la Croce della processione con la quale il papa aprì il Concilio.

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Nella terza sala si ammirano il volto in bronzo del papa Giovanni XXIII, realizzato dallo scultore Manzù, un ritratto a figura intera di papa Paolo VI in abiti pontificali  e una bella scultura in bronzo sempre del papa paolo VI.

Il concilio è un’assemblea suprema della Chiesa composto dal papa, patriarchi, cardinali, vescovi, capi di ordini religiosi, vengono prese decisioni in materia di legislazione ecclesiastica, dottrina liturgica.

Il Concilio di Trento fu uno dei più importanti Concili della Chiesa, a premere per la sua convocazione era stato l’imperatore Carlo V che aveva bisogno, per realizzare il suo sogno imperiale, della pacificazione della Germania  e della riforma della Chiesa.

Il concilio,  indetto nel 1545, si concluse nel 1563; si svolse sotto il pontificato di tre papi, dei quali il primo fu Paolo III. Per un breve periodo il concilio si spostò a Bologna.

Il concilio fu convocato per reagire alla diffusione della dottrina di Lutero e dei movimenti protestanti; in teoria avrebbe dovuto conciliare cattolici e protestanti e ricomporre così lo scisma, ripristinando l’unità della Chiesa ma si risolse in una serie di affermazioni tese a ribadire la dottrina cattolica.

Fu merito dei pontefici successivi al concilio portare a compimento il processo di riorganizzazione della Chiesa, a questo riguardo sono da ricordare Pio V, Gregorio XIII  e Sisto V.

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Il primo promosse l’adozione universale del rito romano, unificò il breviario, riformò il messale, promulgò il catechismo romano e istituì la congregazione dell’Indice per mantenere aggiornato l’Indice dei libri proibiti; il secondo creò seminari diocesani e riformò il calendario giuliano che si chiamò gregoriano; infine il terzo riformò l’amministrazione centrale della Chiesa e della Curia.

Questo attivismo viene indicato dagli storici con l’espressione di “controriforma cattolica” da opporre alla riforma protestante.

Nell’Ottocento si svolse il Concilio Vaticano I, il papa Pio IX aveva cercato di promuovere una generale restaurazione della società cristiana; a questo fine, il giorno 8 dicembre 1854, era stato promulgato il dogma dell’Immacolata Concezione.

Dieci anni dopo, nel 1864, sempre lo stesso giorno, venne pubblicato il Sillabo, un documento contenente 80 proposizioni derivate dal pensiero moderno, ritenute dalla Chiesa false e da confutare, si criticano varie forme di libertà, il socialismo, il comunismo, il panteismo, il materialismo.

Nell’imminenza della pubblicazione del Sillabo, cominciò a prendere consistenza l’idea della convocazione di un concilio; pertanto il dogma dell’8 dicembre 1854, il Sillabo dell’8 dicembre 1864 e il Concilio Vaticano I  dell’8 dicembre 1869 rientrano in un progetto unitario che prevede la riaffermazione  delle verità fondamentali del cristianesimo e i doveri di un cattolico in una società sempre più laica e la difesa dell’ordine soprannaturale dagli attacchi della cultura contemporanea.

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Il concilio fu convocato con la Bolla Aeterni Patris del 29 giugno 1868 e la prima sessione si svolse l’8 dicembre 1869 nella basilica di San Pietro. Ciò che interessava l’opinione pubblica era il problema dell’infallibilità papale soprattutto per i suoi risvolti politici; la discussione si prolungò fino al 18 luglio quando venne letto il testo definitivo della costituzione Pastor Aeternus con la  quale vengono definiti due dogmi della Chiesa cattolica: il primo riguarda l’infallibilità papale, appunto, quando il papa parla ex cathedra, come pastore universale della Chiesa; il secondo, invece, stabilisce  il primato del vescovo di Roma su tutte le chiese cattoliche, primato che deriva direttamente da Cristo e  si perpetua sui papi di Roma.

Nel Novecento si svolse il Concilio Vaticano II, fu aperto il giorno 11 ottobre 1962 da papa Giovanni XXIII, il cosiddetto “Papa buono”, considerato un papa di transizione, scelto perchè avrebbe dovuto rimandare lo scontro  tra le fazioni che dividevano la curia.

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Fu un vero concilio ecumenico in quanto raccolse 2500 persone tra patriarchi, vescovi, cardinali da tutto il mondo; fu la prima grande occasione per conoscere realtà ecclesiali rimaste ai margini della Chiesa. Il concilio fu il più grande tentativo della Chiesa di modernizzarsi, generò grandi aspettative sul terreno della dottrina e del dialogo religioso, alcuni degli eventi di maggiore impatto sul piano simbolico furono l’ eliminazione del latino e l’introduzione delle lingue locali nella celebrazione della messa e la partecipazione attiva dei fedeli.

Alla morte del papa Giovanni XXIII, i lavori continuarono con il successore Paolo VI del quale è stata annunciata da papa Francesco la canonizzazione per il prossimo mese di ottobre.

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