da Fiume al Vittoriale, con Gabriele D’Annunzio … il Vate Trionfante
> “LA CARNE DEL CARNARO”, un’ opera di Pierluigi Romeo di Colloredo – (Edizioni Italia Storica)
> “COME LAVORAVA D’ANNUNZIO”, un libro a quattro mani di Pierandrea de Lorenzo e Cristina Montagnani (Edizioni Carocci )
Entrambi i due Volumi sono stati segnalati alla Redazione di Consul Press da parte della Libreria AR
“LA CARNE DEL CARNARO” – A pochi mesi dalla fine della Grande Guerra, Gabriele d’Annunzio si mette a capo di una colonna di ribelli e occupa la città di Fiume, rivendicandone l’annessione all’Italia in aperta opposizione ai voleri della Società delle Nazioni. Pareva impossibile anche solo immaginare un’impresa del genere all’inizio del XX secolo, l’epoca della guerra meccanizzata e del telegrafo, eppure il soldato-poeta ci riuscì, imponendo la sua volontà. In questa ricerca, Romeo di Colloredo ricostruisce la giornata del 12 settembre 1919, racconta quell’incredibile giornata: il viaggio clandestino da Venezia a Ronchi; la lunga colonna dei ribella che s’ingrossava di chilometro in chilometro; l’incontro con l’esercito regolare; infine, le guardie si uniscono ai dannunziani e l’entrata trionfale in città. Fiume, per d’Annunzio, rappresenta la realizzazione di una missione patriottica e della sua weltanschauung estetico-politica. L’occupazione dannunziana durerà poco più di un anno, ma basterà a divenire il simbolo di una rivolta generazionale: adolescenti ansiosi di partecipare alla ricostruzione; anziani garibaldini alla ricerca della conclusione del risorgimento; monarchici e anarchici, femministe e futuristi. Il Vate sperimentò nuove forme di coinvolgimento politico mediante circoli culturali, riti e celebrazioni, una costituzione all’avanguardia con ampi diritti civili e il progetto di una Lega dei popoli oppressi da opporsi agli imperi finanziari e coloniali.
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“COME LAVORAVA D’ANNUNZIO” – Come D’Annunzio ha frequentato ogni genere letterario: lo scritto giornalistico, il racconto breve, il romanzo, la prosa lirica, la poesia, il teatro, il libretto operistico, fino alla sceneggiatura per il cinema. D’altronde, la sua esistenza avventurosa ha interessato critici letterari e linguisti, storici e bibliologi, critici dell’arte e di musica, studiosi di architettura e design, affascinati dalla sua ultima dimora, il Vittoriale, scrigno di oggetti raffinati e testimonianze preziose. Insomma, Gabriele d’Annunzio fu un caso di eclettismo davvero unico nella storia culturale del nostro paese; fin dagli scritti giovanili mostrò di volersi appropriare sia della tradizione letteraria che delle esperienze europee più recenti. Egli apparve sulla scena letteraria romana appena diciottenne, in qualità di redattore fisso per la cronaca mondana. La carta stampata fu la sede giusta per elaborare uno stile di scrittura elegante, accattivante e soprattutto rinnovato, capace di parlare alla modernità; al tempo stesso il giornalismo fu un utile strumento per promuovere sé stesso e la sua opera. I carteggi, i diari, i dati di cronaca, gli studi preparatori, ogni evento diviene fonte di letteratura e motivo per riscrivere la realtà, mezzo per asservire la vita all’arte e al suo valore supremo.