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Violenza sui posti di lavoro: l’intervista alla dottoressa Marina Cannavò

Il 19 giugno u.s. è stata presentata alla Camera dei Deputati la proposta di legge contro la violenza nei confronti dei lavoratori, in particolare degli operatori sanitari.
La Consul Press ha intervistato la dott.ssa Marina Cannavò, psichiatra, ideatrice e promotrice della proposta di legge, che ha dedicato il Dottorato di Ricerca in Neuroscienze Clinico-sperimentali e Psichiatria presso l’Università “La Sapienza” di Roma proprio a questo fenomeno, definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità “ il più importante problema di salute pubblica”.
La proposta di legge, afferma la dott.ssa Cannavò, vuole colmare il vuoto normativo esistente nel nostro paese e tutelare tutte le vittime di violenza, garantendo un’assistenza assicurativa, legale e sanitaria. Infatti l’unica tutela attualmente esistente è quella del codice penale, grazie al quale la violenza rientra nei reati procedibili, ma soltanto a querela di parte.
Il Ministero della Salute nel 2007 ha emanato la Raccomandazione n. 8 per l’adozione da parte dei datori di lavoro di opportune misure di prevenzione e protezione contro la violenza nei confronti dei lavoratori, dalla violenza verbale alla violenza fisica fino all’omicidio, incoraggiando l’analisi dei fattori di rischio sui luoghi di lavoro.
Tuttavia il rischio di violenza non è contemplato nel Decreto 81 del 2008, il Testo Unico in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro e quindi nelle Aziende sanitarie i Responsabili dei Servizi di Prevenzione e Protezione non inseriscono il rischio di violenza nel Documento di Valutazione Annuale dei Rischi sul lavoro e di conseguenza il Medico Competente Aziendale non considera gli effetti della violenza sul benessere e sulla salute dei lavoratori durante le visite periodiche di controllo.
Purtroppo la violenza causa stress e gli operatori sanitari hanno un rischio molto elevato di ammalarsi di disturbi da stress e di disturbi psichiatrici, come l’ansia e la depressione. Molti operatori vittime di violenza ricorrono alla terapia “fai da te” assumendo psicofarmaci, soprattutto benzodiazepine ed antidepressivi, ma senza alcun controllo specialistico.Tutto questo rappresenta una situazione di forte pericolo per i lavoratori, a rischio di diventare “i nuovi pazienti” e per i Cittadini, a rischio di non avere più professionisti della salute in grado di prendersi cura di loro.
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Chi curerà i Cittadini se gli operatori sanitari si ammalano?  È quindi necessario approvare una legge, che difenda i diritti, il benessere e la salute dei lavoratori e dei Cittadini.
I punti più importanti della proposta di legge sono:
1) gli episodi di aggressione non devono più essere considerati come infortuni sul lavoro, bensì reati procedibili d’ufficio, ad eccezione degli episodi dovuti a problematiche cliniche, che richiedono un intervento medico e assistenziale, come le malattie mediche, psichiatriche, la dipendenza da droghe e/o alcool, ecc;
2) – l’Azienda deve costituirsi parte civile ogni volta che un suo dipendente è vittima di violenza e deve fornire la tutela legale d’ufficio gratuita;
3) – il rischio di violenza deve essere inserito nel Decreto 81/’08 ed i referenti aziendali della sicurezza e della salute dei lavoratori devono inserire il rischio di violenza nella valutazione annuale dei rischi e valutare gli effetti della violenza sugli operatori sanitari, anche ricorrendo all’utilizzo di questionari sullo stress percepito;istituzione di sportelli d’ascolto e di centri specialistici dedicati alla prevenzione e alla gestione del benessere e della salute dei lavoratori, definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale” e non semplicemente “assenza di malattie o infermità”. Infatti la violenza è la causa principale di stress da lavoro e di eventuali patologie stress correlate, stili di vita disfunzionali e dell’aumento di errori ed infortuni sul lavoro, legati proprio all’insoddisfazione lavorativa, alla demotivazione ed allo stress;
4) – istituzione in ogni Azienda di Registri specifici per incoraggiare i lavoratori a segnalare le diverse tipologie di violenza (fisica, psicologica, sessuale e razziale). Infatti il maltrattamento verbale e la violenza psicologica raramente vengono segnalate ed i lavoratori non denunciano le aggressioni subite, ad eccezione dei gravi episodi di violenza. Oggi quindi non sappiamo con esattezza quante siano le vittime di violenza nei luoghi di lavoro, tanto che la violenza è considerata “ the dark side of the job”;
5) – istituzione di una giornata nazionale per dire “No alla Violenza”, così come già accade da tempo in Spagna, al fine di sensibilizzare i Cittadini ed i lavoratori sul fenomeno e attuare una politica di prevenzione, che condanni qualunque tipo di comportamento violento;
6) – promozione del riconoscimento del ruolo di “pubblico ufficiale” per tutti i lavoratori che svolgono un pubblico servizio (medici, insegnanti, giornalisti, avvocati, infermieri, operatori sanitari, ferrovieri, autisti, addetti allo sportello bancario, postale, ecc.) e una pena certa per l’aggressore adeguata al crimine commesso, perché aggredire il lavoratore sul luogo di lavoro significa interrompere un pubblico servizio, recare un danno ai lavoratori, all’organizzazione, all’Azienda ed ai Cittadini stessi.
7) – Attenta valutazione dei fattori di rischio strutturali, ambientali, organizzativi, individuali e sociali, che possono favorire il rischio di violenza;
8) – adeguata formazione di tutti gli operatori sanitari, sia per la prevenzione che per la gestione della violenza, ma anche per i manager e i datori di lavoro, al fine di attuare le procedure ed i protocolli necessari per la gestione del fenomeno. La formazione dovrebbe prevedere anche l’insegnamento di tecniche per la prevenzione e la gestione dello stress dei lavoratori;
9) – istituzione di un codice per i pazienti difficili, a rischio di violenza e di aree di attesa differenziate per codice.
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Ordine-medici-violenzaA Settembre u.s. è stato approvato un disegno di legge, giunto all’esame definitivo, che introduce disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie. Il decreto legge prevederà anche l’integrazione dell’art.61 del Codice penale, con l’inserimento di un’ulteriore aggravante per chi commette il fatto con violenza o minaccia a danno degli esercenti le professioni sanitarie, in ogni circostanza e contesto, compreso quello privatistico.
Queste soluzioni sono importanti per la sicurezza dei lavoratori, ma purtroppo non intervengono sulla prevenzione del fenomeno e soprattutto sul malessere psicologico degli operatori sanitari. Con questa legge la politica si fa carico di un impegno importante e trasmette ai Cittadini il messaggio chiaro e forte che gli operatori sanitari sono i pilastri del SSN e meritano di lavorare in un clima sereno, privo di violenza, per potersi occupare con impegno della salute di tutti i Cittadini.
Non ci resta che aspettare e sperare che il percorso intrapreso dalla dottoressa Cannavò venga ascoltato e recepito dalla politica e dalle istituzioni di competenza, affinché si pongano le basi e le soluzioni per una questione così delicata e importante per la sicurezza, il benessere e la salute dei lavoratori e di tutti i Cittadini.