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Premio Letterario Città di Castello: intervista con Michaela, vincitrice sezione narrativa

Si è appena concluso il Premio Letterario Città di Castello organizzato dall’associazione culturale Tracciati Virtuali presieduta da Antonio Vella.
Il concorso a tema libero, si pone come obiettivo quello di scovare nel mare magnum degli aspiranti romanzieri, saggisti e poeti, testi originali ed inediti, e di dar loro la possibilità di condividere i loro scritti con un pubblico più vasto tramite la pubblicazione.

Anche quest’anno la presidenza della prestigiosa, ma al tempo stessa eterogenea, giuria è affidata ad Alessandro Quasimodo mentre cambia la sede della premiazione che si è svolta nello stupendo TEATRO degli ILLUMINATI  del piccolo borgo.

Tre le categorie principali: narrativa, saggistica e poesia, affiancate dalle sezioni speciali tra cui La nostra terra riservata agli studenti degli istituti superiori. Per quanto riguarda la narrativa il testo vincitore è stato “Kelly” scritto da Michaela Lucrezia Squiccimarro. Un testo scorrevole e di piacevole lettura, un racconto che parla di presenze, di un passato dimenticato e di una giovane maestra che dovrà scoprire la verità di quanto rimosso.

Non voglio svelare altro ma lasciare direttamente la parola alla vincitrice incontrata per un breve botta e risposta!


Prima domanda, molto banale ma dovuta: sei la vincitrice della sezione narrativa, come ci si sente?
Benedetti dalla perseveranza. È la prima volta che vedo riconosciuti i miei sforzi, le ore spese a battere sulla tastiera, chiedendomi “Starò perdendo tempo?” Sentirsi chiamare per ultimi, nel countdown verso il podio provoca una bella scarica d’emozione, soprattutto se la vivi accanto alle persone che pazientemente ti hanno supportato (e sopportato!) fino a quel momento, con tutte le crisi isteriche del caso.

Ed ora una domanda a bruciapelo: chi è Kelly?
Un’amica che ho avuto fino alle medie, poi la vita ci ha portato su strade diverse e il legame s’è perso. Ne porto comunque un bel ricordo, ma credo di aver scelto il suo nome per un fatto puramente estetico: mi piaceva.

Come è nata l’idea di questo racconto?
Come tutte le idee a cui non si da peso e che finiscono per rivelarsi le migliori: da un blocco dello scrittore. Dovevo rimettere in moto la fantasia. Avevo appena finito un romanzo per ragazzi (prossimamente pubblicato) e messo in scena un altro mio testo, anch’esso riguardo presenze infestanti. Prima di rituffarmi a capofitto nel fantasy che sto attualmente scrivendo, volevo cavalcare un altro po’ la scia del paranormale. Un’occhiata giù per la tromba delle scale ha innescato il tutto.

Cosa c’è di te nei personaggi e nella storia?
Se lo dicessi, non potrei più usarlo come materiale di partenza nelle prossime storie. Di solito cerco di camuffarmi al meglio in mezzo ai personaggi. In Kelly forse ci ho messo meno impegno, lo ammetto, ho immortalato molti volti che all’epoca vedevo spesso.

Cosa ti ha spinto a partecipare?
La voglia di sfondare il muro. Non si può sognare di fare lo scrittore professionista e allo stesso tempo aver paura che qualcuno possa non gradire ciò che scrivi. Ho sempre temuto il giudizio, invece stavolta me lo sono andato a cercare. E meno male! Il mio livello di autostima è cresciuto di una tacca.

A quando il tuo prossimo racconto?
Non appena finirò la prima bozza del romanzo fantasy. Prima di iniziare la revisione staccherò la spina e guarderò altrove. Ho già annotato su un quadernino diverse idee. Avrò l’imbarazzo della scelta.

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