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La “Grande Guerra” del 1915 – 1918 nelle note dei Cappuccini del Lazio

 DAGLI ARCHIVI DEI FRATI CAPPUCCINI

 una ricerca di Padre RINALDO CORDOVANI

 PREMESSA

Nei dodici volumi manoscritti degli Annali della Provincia Romana dei Frati Cappuccini (cit. Annali) è registrata la storia dei Cappuccini del Lazio – e non solo – nei contesti storici delle varie epoche dal 1618 fino alla prima metà del ventesimo secolo. Ogni volume riflette la personalità del compilatore, che di solito era un frate che aveva il compito di Segretario e di cronista. I grandi e piccoli accadimenti storici sono visti con gli occhi della fede, che vede nel divenire della storia umana la presenza fattiva della sollecitudine di Dio per le sue creature, secondo lo spirito di Francesco d’Assisi. E’ necessario tener presente, inoltre che il cronista vive ed opera nel territorio dello Stato Pontificio, almeno fino al 1870.

Padre Pio Scribanti da Alatri (1862-1925) è il cronista che nel volume IX degli Annali narra, con animo di credente e di italiano, gli anni della prima guerra mondiale nelle pagine 341-501. E’ stato Segretario e archivista provinciale; ricoprì varie cariche all’interno dell’Ordine; pubblicò alcuni testi di agiografia  e di storia. Fu socio di varie Accademie italiane ed estere ed ebbe l’onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia.

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COSI’ INIZIA LA SUA NARRAZIONE: 1-foto “L’Italia che si era mantenuta neutrale nel conflitto europeo per circa 9 mesi, finalmente venne trascinata ad unirsi con gli Alleati: Russia, Francia, Inghilterra contro l’Austria, a motivo di rivendicare i suoi antichi possedimenti. Guerra che la storia dovrà giudicarla ingiusta!

Le ostilità cominciarono il 24 maggio 1915 con la dichiarazione di guerra dell’Italia all’Austria! Causa questo nuovo conflitto, furono richiamati sotto le armi varie classi e la maggior parte dei nostri giovani sacerdoti furono costretti a lasciare il Chiostro e obbedire alle leggi militari! Quale desolazione!… I nostri Conventi in un baleno sono restati privi del più valido aiuto: La gioventù!!. L’annalista successivamente, si chiede: Fu un passo falso o no dell’Italia nell’entrare in questo conflitto? I fatti in avvenire daranno la vera risposta.

 

 1.  LE CAUSE E I DISASTRI DELLA GUERRA  – Nel 1915, l’annalista dei Cappuccini sente il dovere di dire la sua sulla guerra, provocata da una “politica atea, subdola e bugiarda”.   “La politica atea subdola e bugiarda che ha impedito per tanto tempo, ossia per quasi cinquanta anni in mezzo a governi di dentro e fuori l’Europa, ha condotto le stesse nazioni a lotte fratricide sanguinosissime, che possono chiamarsi la vera distruzione del genere umano, rinviando a colore che in avvenire tratteggeranno la storia con esattezza, senza spirito di parte”. Scrive che “Mai si sono combattute guerre così colossali, sia per il numero dei soldati, sia per la qualità delle armi e degli esplosivi, detti Bombe asfissianti, con le quali i combattenti colpiti rimangono ciechi”.   3.PNG

Esalta “il genio dell’uomo che è giunto all’apice della perfezione delle armi, e con l’invenzione dei sottomarini ha conquistato il dominio dei mari e con i dirigibili e aeroplani quello dell’aria ed ha rivelato così la sua attività fenomenale dando un’impronta nuova alla vera civiltà e al progresso, d’altra parte ha pure manifestato a qual grado di barbarie raggiungere lui stesso quando è invasato dalla superbia, dall’ambizione di dominare e di sempre più possedere ed espandersi. Constatiamo perciò che l’uodio per attaccarsi con più stretti vincoli alle ricchezze ed al piacere, con quella istessa ce  lerità che ha percorse le vie della vera civiltà cogliendo ricchi allori,

  1.   2.  LA CROCE ROSSA ITALIANA – Tra tanti lutti e distruzioni provocate dalla guerra, ci sono i treni della Croce Rossa con i Cappellani che trasportano morti e feriti con tanta cura, e la voce dell’interessamento del Papa che vorrebbe scongiurare la guerra e lenire i disastri e le sofferenze. Il Papa che alza la sua voce “contro la spietata sopraffazione e persecuzione turca verso i poveri Armeni e la barbarie turca” contro la popolazione e il clero. (Ivi, IX [1915-1924 ], 366-372).

      L’opera della Croce Rossa Italiana e dei Cappellani    “ L’Associazione della Croce Rossa, istituzione internazionale   ha spiegato tutto il suo zelo e la sua opera benefica nell’attuale guerra europea,  apportando soccorsi ai combattenti feriti nei diversi campi d’azione. In Italia il personale di pronto soccorso della Croce Rossa Italiana nella guerra odierna Italo – Austriaca ha mostrato coi fatti di quale spirito di abnegazione e di amor patrio e di sommo sacrificio sia dotato. La nazione nostra intera ammira con soddisfazione e piacere l’opera santa, la carità immensa che sta esercitando questa nobile associazione mediante i suoi ascritti i più intelligenti e i più coraggiosi. I soldati dunque che combattono per la grandezza della nostra patria, sono salvati, se feriti, da una pronta ed efficace cura: a questa provvede con i suoi ospedali, le sue ambulanze, i suoi posti di soccorso, istituiti presso l’Esercito, la Croce Rossa. Tutti perciò fanno a gara a darle, secondo la propria possibilità, i mezzi per estendere sempre più la sua pietosa opera umanitaria facendosi soci. Le Signore e Signorine d’ogni ceto, cominciando dall’alta aristocrazia fino alla modesta operaia, domandano di prestare la loro opera come infermiere per l’assistenza dei feriti, sia negli ospedali, come nelle ambulanze,seguendo tra le iscritte che prestano servizio un regolare turno; e così non viene mai a mancare quell’assistenza vera, cordiale, che richiedono i poveri sofferenti. A quest’assistenza materiale poi è unita con gentile e pietoso sentimento di religione l’assistenza spirituale, mediante i Padri Cappellani”. (Ivi, 1915, 386 -387 -388 -389

3.  I CAPPELLANI CAPPUCCINI DELLA CROCE ROSSA  –  Questo nobile ministero viene esercitato dai nostri Cappuccini di ogni Provincia dell’Ordine ascritti a questa Associazione Internazionale della Croce Rossa. Sicché nella nostra Provincia Romana vi sono iscritti 62 Padri Cappuccini, e solamente 14 si trovano in servizio attivo negli ospedali da guerra, nei Treni ospedali, negli ospedaletti da campo ed anche nell’ambulanza fluviale Veneta.

E qui il cronista ricorda i nomi a lode ed onore al merito di 15 frati cappellani, narrando in particolare di  P. Fedele da Giugliano, il quale quando, dopo quattro mesi di servizio sul   Treno Ospedale XV  dovette tornare in convento, il Direttore del Treno stesso scrisse al Ministro Provinciale, manifestando “il rincrescimento di tutto il personale per il suo allontanamento dal Treno”.  52Ed aggiunge: “L’opera diligente ed amorosa pertanto che vanno prestando questi nostri religiosi Cappellani è da tutti lodata e sommamente apprezzata. Il bene spirituale che essi fanno in mezzo ai poveri soldati feriti e moribondi è immenso. È il conforto religioso ed il coraggio che essi con la loro parola di Sacerdoti pietosi infondono negli animi dei combattenti oppressi dal dolore e dalle sofferenze inesprimibili. Sicché essi sono amati e stimati e come angeli confortatori ricercati e colmati di gentilezze sia dagli ufficiali come dai soldati, i quali li amano come loro veri Padri!”. (Ivi, IX [1915-1924], 386-389)

4.  IL CIMITERO DI GUERRA A ROMA  – Il due novembre 1915, l’Amministrazione comunale di Roma volle riservare una parte del cimitero romano del Campo Verano alla sepoltura dei romani caduti, segnando il terreno con una grande croce, ai piedi della quale fu posta una targa con su scritto: S.P.Q.R. – Il Consiglio Comunale ha decretato – che in questo luogo riposino – i Romani caduti nella IV Guerra dell’Indipendenza – e che un monumento  – ne ricordi l’eroico sacrificio. Dove la quarta guerra d’indipendenza sta per prima guerra mondiale. (Ivi, IX [1915-1924], 375-376)

5.  CONDIZIONE DEI CONVENTI DURANTE LA GUERRA  –  Il cronista cappuccino riflette nelle sue pagine lo sgomento per i conventi rimasti vuoti, per l’impossibilità di continuare a servire la gente nelle chiese, per un futuro che prevede giorni tristi, pieni di dolore, senza il conforto della speranza di vedere al più presto la fine della guerra spietata, atrocissima che consuma, distrugge con spavento e terrore tanta gioventù e tutte le ricchezze e le energie le più preziose della nostra Nazione. Registra il suo smarrimento preoccupato alla notizia che a Udine è occupata dai Turchi, una volta combattuti e vinti dai cristiani a Lepanto. Nota l’opera di pacificazione e di soccorso del Papa

6.  I CONVENTI PRIVI DI GIOVANI –  Per la chiamata sotto le armi dei nostri giovani, i conventi della nostra Provincia sono restati privi d’ogni più valido sostegno. I fratelli laici più giovani si trovano in milizia, e i vecchi in numero assai ristretto non possono sopperire ai bisogni di ciascun convento. Il convento di Viterbo, che è il più grande dopo questo di Roma, è restato con tre sacerdoti; gli altri convento con un solo sacerdote. Il noviziato, dopo la professione dell’ultimo ed unico novizio, 2 ottobre 1917, è stato chiuso. Continuando l’attuale guerra con crescente accanimento delle nazioni belligeranti, si prevedono, Dio non voglia, per noi ecclesiastici, per la nostra Religione, nonché per la Patria nostra, giorni tristi, pieni di dolore, senza il conforto della speranza di vedere al più presto la fine della guerra spietata, atrocissima che consuma, distrugge con spavento e terrore tanta gioventù e tutte le ricchezze e le energie le più preziose della nostra Nazione.

7.  I TURCHI A UDINE – A queste distruzioni odierne si è aggiunto per noi italiani  un nuovo dolore, un nuovo pericolo che tiene ogni classe di cittadini.  I nemici che erano lontani dal suolo italiano, per un tradimento o per un accordo di una nostra armata, sono penetrati nella città di Udine minacciando le provincie venete! Per vero miracolo l’esercito italiano si è salvato con una rapida ritirata ed ora  combatte valorosamente  per ricacciare gli Austro-Bulgari-Turchi e tedeschi (?) al confine! Quello che più addolora ogni buon cattolico e  vero amante dell’Italia nostra, si è sapere che i Turchi hanno in consegna la città di Udine! Qual contrasto! Qual cambiamento nel sentimento cattolico di certe Nazioni! La storia come concilierà le sue pagine più gloriose dei tempi di S. Pio V con quelle odierne?  Adoriamo i giudizi di Dio e riconosciamo il giusto e ben meritato castigo dell’Eterno che punisce la superbia umana!

8. INTERVENTO DEL PAPA  –  Il Santo Padre Benedetto XV, or non è molto, faceva pervenire ai Capi di tutte le Nazioni combattenti, un caldo appello per la pace, accompagnato da condizioni e proposte basati sopra santi principi di giustizia e carità, ma non venne ascoltato e così la guerra prosegue… Tutte le popolazioni sono in miseria… prive di pane…! La chiamata sotto le armi dei giovani che erano già stati riformati, ha accresciuto il dolore ed il panico in ogni famiglia, già provata con la perdita dei loro figli! Lo stato patologico  d’ogni persona è lacrimevole! Trepidanti si attende una soluzione  del problema sociale! Soluzione difficilissima, dalla quale dipende la vita o la morte della Nazione! (Ivi, IX, (1917) 474-476.)

 9SPERANZE DELUSE  –  Il cronista nel chiudere questa cronistoria dell’anno 1916, faceva un augurio di pace, cioè, che Dio, nella sua infinita misericordia volgesse al più presto il lutto in gaudio. L’anno 1917 è passato con le medesime preoccupazioni dell’anno 1916, con questa aggravante che la Russia si è staccata forse involontariamente per la rivoluzione scoppiata nell’interno dell’Impero, dall’Intesa e così concludeva con gli Imperi Centrali un armistizio. In questo tempo la Germania ed Austria riunivano tutte le forze preponderanti al confine italiano e per un tradimento o per defezione dei nostri soldati i nemici occuparono parte del territorio Veneto. Si sta ancora combattendo accanitamente in Italia per ricacciare il nemico, ma è difficile! Le stragi continuano da ambe le parti. E per ogni dove regna squallore miseria! (Ivi. 478).

L’annalista a questo punto narra la riconquista di Gerusalemme, come unico fatto positivo di tutta la vicenda e poi prosegue: Intanto la guerra continua e si va accendendo sempre più nelle Provincie Venete: con la speranza di pace si chiude anche quest’altro anno 1917. Per causa della chiamata sotto le armi di altre classi, i nostri conventi sono restati quasi senza personale per il servizio religioso presso le popolazioni. Solamente pochi conventi sono rimasti con tre sacerdoti. Il Noviziato fin dall’agosto ultimo è stato chiuso! Il Collegetto venne chiuso nel novembre del 1916. A Viterbo, convento di Studio ove erano 43 studenti, ve ne sono appena due, a Veroli tre chierici. Se  verranno chiamate altre classi, continuando la guerra, i nostri conventi resteranno vuoti!”. (Ivi, 479).

10.  LA FINE DELLA GUERRA. CONSIDERAZIONI (1918)   – Finalmente questo immenso dramma della storia, in cui la delittuosa follia di uomini e caste padroni di un potere enorme ed assoluto, con la complice aberrazione di un popolo dotato di insigni e rispettabili qualità, ma inconscio e incapace di freni e di limiti aveva travolto l’umanità, è finito! Ed è finito con il formidabile crescendo, col crollo mostruoso ed universale di un’antica tragedia, che può dirsi del fato!  Immensi eserciti che parevano ormai esser fusi in una bronzea infrangibile unità con le posizioni che occupavano, sradicati, travolti, dispersi, con i Re che abdicano o sono despoti, scompaiono! E Lui questo anacronismo medievale o asiatico di Re dei Re in mezzo alla vita moderna, questo arcicolpevole dell’immane delitto storico, quest’uomo sconvolto di mente, gonfiatosi nel suo delirio di vanità a un gigante, ora allontanatosi e quasi in fuga dalla minaccia del suo popolo ingannato, e dal giudizio umano per l’espiazione, è in fuga per porsi in salvo, mentre i suoi soldati si lasciano massacrare nell’ultima resistenza!

 E questa dell’antica tragedia, questa catastrofe del dramma che noi abbiamo vissuto, sanguinandovi col corpo e con l’anima, oltre la terribile grandezza, oltre il crollo tumultuoso, ha anche la ferrea logica, la nemesi (così chiamiamola) implacabile: dolorosamente sono gli innocenti che ne furono vittime, ma il giudizio dei fatti colpisce, marca e degrada i colpevoli, li colpisce ed abbatte con gli stessi elementi che dettero loro la materia del delitto. E lo stesso popolo tedesco, il complice principale e brutale dell’esecuzione della loro predeterminazione astuta e segreta, che ad un tratto fa proprio il giudizio dell’umanità e di Dio, che si leva giustiziere applicando la pena…!

E che ciò sia vero, un fatto è da notarsi e provvidenziale: dopo le preghiere che la Chiesa unanime con il suo Capo Augusto elevava all’onnipotente Iddio e a Gesù Cristo redentore dell’umanità, principe della pace, il dì della festività dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, nella chiesa di San Pietro in Roma, per ottenere dalla misericordia divina la fine di questo flagello inaudito, come per incanto, la potenza degli Imperi Centrali fa l’ultimo sforzo, ma poi sensibilmente ma gradatamente va declinando.

Nel principio di ottobre 1918, la Bulgaria si assenta e chiede l’armistizio, l’Austria e la Turchia seguono il suo esempio, e mentre si accennano le trattative, i Francesi incalzano i Tedeschi che ripiegano con perdite enormi, e gl’Italiani avanzano con violenza verso Trento e Trieste, facendo più di 75.000 prigionieri austriaci, e nel ripetersi per parte dell’Austria la domanda di armistizio, arrendendosi,  gl’Italiani entrano vittoriosi a Trento ed a Trieste! A questa vittoria ne segue un’altra ed è la definitiva. La Germania domanda  l’armistizio che gli viene concesso a dure condizioni. I tedeschi lasciano definitivamente il suolo francese, e questa nazione riprende in suo possesso l’Alsazia e Lorena! Si parla con insistenza circa l’abdicazione dell’Imperatore Guglielmo II in favore del nipote! Figlio del primogenito!.

Al grido di Vittoria (4 novembre 1918) che solleva l’umanità intera per la cessazione della guerra, tutta l’Italia è in festa! Per tutte le chiese di Roma s’innalzano preghiere e inni di ringraziamenti e specialmente nel tempio dell’Ara Coeli e in Santa Maria degli Angeli, il concorso del popolo fu immenso, intervennero le autorità civili e militari, nonché il Luogotenente Duca di Genova; le stesse dimostrazioni di fede avvennero in tutte le città d’Italia, e nella cattedrale di Pisa, il Cardinale Maffi tenne un eletto discorso  in presenza dei Principi Reali, mostrando l’intervento divino nell’esito della guerra!!  Dimostrazioni di gioia di tutta la cittadinanza romana furono diverse e imponenti, in modo particolare il ritorno del Re!

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Pertanto, questa vittoria così grande ed inaspettata per parte degli Alleati, fece riconoscere la mano della Provvidenza di Dio, il quale a suo tempo innalza ed umilia!! L’intervento umano del Presidente Wilson degli Stati Uniti d’America il quale accolse saggiamente la parola illuminata del Papa Benedetto XV che per il primo dettava con Nota a proposito le norme secondo giustizia per le trattative di pace, fu certo opera d’ispirazione divina.   L’America, provocata inizialmente dalla sleale caccia e distruzione con i sottomarini germanici contro navigli inermi commerciali americani, intervenne nel conflitto europeo contro gl’Imperi Centrali (mentre questi la beffeggiavano), portando sul teatro della guerra ben due milioni e mezzo di combattenti, e così tale intervento accelerò la fine della carneficina! Giudizi di Dio imperscrutabili!

Auguriamoci ora che il Congresso per la Pace riunitosi a Versailles (Francia) per gli accordi disposizioni definitive per il nuovo trattato della carta di Europa e possedimenti affini, sia per tutti i popoli principio di un’era novella di pace sincera senza rancori e spirito di vendetta, di prosperità, riconoscendoci tutti figli del Padre Celeste, che sa trarre il bene dal male, obbedienti alla sua santa legge, per raggiungere la Patria beata, la beata eternità. (Ivi, 499-501).

CONCLUSIONE 

Padre Scribanti aveva iniziato la sua cronaca degli anni di guerra con il grido: Quale desolazione!, suscitato in lui dalla visione dei conventi cappuccini deserti di giovani chiamati al fronte. Inoltre si era chiesto:  Fu un passo falso o no dell’Italia nell’entrare in questo conflitto? I fatti in avvenire daranno la vera risposta.  Le sue considerazioni finali sulla conclusione vittoriosa per gli italiani, riflettono uno stato d’animo che si accende di amor di Patria e partecipe al grido di Vittoria della sua gente. Inseparabile da questi sentimenti è il pensiero all’ “intervento divino nell’esito della guerra, con l’augurio che la pace di Versailles sia per tutti i popoli un’era novella di pace”.

Per il nostro annalista il concetto di Patria non si limita a quella del territorio e nel tempo, ma è inseparabile da quello di “Patria beata, la beata eternità”, nella quale tutti ci riconosceremo “figli del Padre Celeste”.

   LETTERA di P. CARLO GENTILINI DA ROCCA DI PAPA  –     10.PNG

“San Stino, 20. 12. 18 –   Da queste martoriate contrade del Veneto nostro liberato a furia di armi, a costo di sangue, invio alla P.V. R.ma il mio saluto augurale per le prossime feste natalizie, che –ohimé!- anche quest’anno dovrò passarle lontano dal convento e per giunta in un desolato paesello semi-distrutto, emi-deserto. Salutandola con la speranza di presto rivederla. Suo dev.mo suddito Albino Gentilini”                                .

DIDASCALIE

1. Annali dei cappuccini romani: Guerra tra l’Italia ed Austria  #  2. Diario di guerra di P. Luigi Santesarti da Fiuggi  #  3. P. Luigi Santesarti da Fiuggi  #   4.Decorazione della Croce Rossa Italiana da indossare  #  5. Foglio di presentazione dei fr. Casimiro Fabrizi da Paliano e di Padre Fedele Milani da Guarcino
6. PP. Giorgio e Giuseppe De Dominicis da Riano  #  7. Onorificenza di P. Giorgio De Dominicisda Riano  #  8. Medagliere dei Cappuccini nella prima guerra mondiale  #  9. Medaglia del Comune di Roma ai soldati d’Italia. IV novembre 1918.  #  10. Lettera di P. Carlo Gentilini da Rocca di Papa:

 

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Battaglia della Bainsizza. Situazione al 18 agosto 1917 – (Dal Diario di Padre Luigi Santesarti da Fiuggi).
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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