Ipocrisia del Globalismo: come si formano “untertan” dall’ingenua infanzia
Untertan vuol dire suddito, lacchè anche: è un termine che intitola un libro di Heinrich Mann su questa misera categoria umana, e qui calza con i dolosi impegni del Globalismo nei riguardi dei bambini.
I libri di scuola, si sa, sono la base della cultura e della formazione di un essere innocente e tabula rasa: bene, e con la scusa di “aggiornare” e ” adeguare all’attuale strutturalismo” i libri di studio i Grandi Fratelli arrivano a manipolare le informazioni in modo da stroncare la continuità dell’essere umano dal suo sorgere ai giorni attuali.
Ciò accade nello studio della Psicologia di alcuni oscuri autori, quando si affannano contro il sesso naturale, quando si interpreta la difesa come “razzismo” o come “violenza” e si rileva anche nello studio dell’Arte e della Linguistica, quando si inventano di sana pianta generi a nomi di Istituzioni, che hanno una forma sola e doppio valore (Preside non può diventare Presidessa, ma indica sia l’uomo che la donna avente questo titolo e questa carica), con buona pace della grammatica.
Il colmo, chiarificatore, è però quello che ha sostenuto un docente di Archeologia: “nello studio dell’origine delle parole l’etimologia è inutile”. Non è credibile che sia inutile questo sistema per notare la discendenza di una parola (ad esempio, il termine “pater”), ma la suddetta asserzione indica la volontà di tagliare ad un essere ingenuo l’evidenza che la parola antica sia radice di quella che egli adopera, distogliendone la presa di coscienza come indice di appartenenza ad una data civiltà.
Il fatto, qualunque sia il termine dato in esame, crea confusione al bambino ed estrema ignoranza per lo studio delle lingue. Ha naturalmente lo scopo di tagliare il filo conduttore dell’umanità e della sua storia, poiché si perde il senso della civiltà matrice, per appiattire nel grigio e nel fumo anonimi della “mors secunda” esseri umani che, con questo losco ed ipocrita mezzo, saranno costretti a diventare stupidi robot obbedienti in tutto al Capo Global, “untertan” appunto, schiavi senza identità pilotati da centraline informatiche.
Si è chiesto al docente succitato il perché dell’affermazione, e questi ha risposto sussiegoso che si preferisce insegnare ai discenti ad interpretare da soli le parole, mettendoli anche, come già fatto da un creatore di metodo per lo studio del latino, di fronte ad una traduzione pur senza avere nozione della grammatica del brano. Va bene che la lingua è fatta da simboli, ma è tuttavia il mezzo per potersi parlare e comprendere, e senza lo studio senza ipocrisia degli idiomi dei progenitori, così come i loro pensieri storico-sociali espressi nell’arte figurativa, non si va, letteralmente, da nessuna parte: l’esito è la perdita di tutto.
Attenzione allo studio dunque, ai libri ed ai suoi metodi, più attenzione ad affermare e accertare la cultura, a valorizzarla: è l’unica arma contro la massa informe e disperata che vogliono i Signori della Moneta.
Marilù Giannone