Julen e Alfredo Rampi, due destini tragici
Quando si pensa alla tragica vicenda del piccolo Julen (due anni e mezzo), accidentalmente caduto in un pozzo di oltre 100 metri di profondità, durante una scampagnata con la famiglia, la mente non può far altro che tornare al 1981 quando il protagonista di cronaca nera era Alfredo Rampi, rimasto anche lui intrappolato in un pozzo a Vermicino.
Dopo quasi due settimane di affanni, lotta disperata contro il tempo e la natura, tra errori umani e imprevisti tecnici, i soccorritori hanno recuperato il piccolo Julen esanime. L’autopsia ha avuto inizio all’alba del 26 gennaio con la presenza dei genitori distrutti dal dolore.
I soccorsi sono iniziati subito, dal pomeriggio del 13 gennaio. Inizialmente si è tentato di aspirare la terra, ma senza risultati; gli addetti ai lavori hanno calato sonde e telecamere, le quali non hanno raggiunto la profondità di 100 metri, fermandosi a soli 75 metri. Sono stati scavati dei tunnel, ma, a causa della morfologia del terreno i lavori sono andati a rilento e sono stati più complicati del previsto.
Il 25 gennaio una squadra di 8 minatori della Brigada de Salvamento Minero, sono riusciti ad aprire una galleria di accesso, nonostante l’assenza di cibo, visibilità e ossigeno. Una ulteriore complicazione ha fatto tardare il recupero del bambino. A pochi centimetri di distanza da Julen, la squadra ha dovuto provocare, servendosi di dinamite, una piccola esplosione per sgretolare le dure rocce.
I genitori non hanno mai perso le speranze fino al momento della tragica notizia che il bambino non ce l’aveva fatta. Nel 2017 avevano sopportato il decesso del loro primo genito Oliver,spentosi improvvisamente all’età di soli 7 anni, a causa di un infarto.