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Un grazie al Presidente Mattarella

….. “RED LAND”

Il Presidente Mattarella per la prima volta da quando è in carica si è espresso finalmente in modo sincero sulla tristissima realtà delle foibe, forse perchè da diverse fonti gli è stata evidenziata la tragica esistenza.

Per la prima volta è veramente piaciuto anche a quegli italiani un poco in dubbio sull’imparzialità dell’alto personaggio, che più volte, nonostante il dovere di essere super partes, ha battuto e ribattuto opinioni che lo manifestavano come incline a seguire i poteri forti internazionali.

Sono cambiate le cose? E’ probabile; e se l’italiano non sa fare rivoluzioni giacobine, per lo meno per ora, è chiaro che un morbido rovesciamento ed un attacco alle fumose convinzioni ed ai colposi oscuramenti di fatti non comodi al regime è assolutamente in atto.

Le foibe sono ferme ed aperte, come antri diabolici, soprattutto nel Friuli e dintorni, ma forse anche in qualche altra regione, si dice. Al di là di questo, spaventano per l’orrore che ne viene fuori e che provoca la repulsione verso chi le nega per propri sporchi interessi: Mattarella lo sa, e lo ha capito.

Avranno così pace nel cuore della gente italica tutti quei ragazzi rappresentati da uno in particolare, un ventitreenne bruno e svelto, col sorriso sempre sulle labbra, un atleta con una voce magnifica, che si chiamava Luigi. Volontario e portaordini in Africa, poi spostato sulle Alpi, aveva trovato un fuoco felice in una ragazza friulana con gli occhi azzurri ed immensi come una poesia. Una sera tranquilla, come di rado, era uscito dal campo militare per andare da lei: il fazzolettone sul capo, la giovane lo attendeva, come Lili Marlene, vicino ad un angolo di casa illuminato da una lanterna, lei più raggiante. Pochi passi fra le case, il silenzio strano, senza le voci della natura, ed ad una svolta l’aggressione repentina di un gruppo slavo che li ha entrambi prima martirizzati in vario modo, poi finiti con un chiodo in testa lui, e lei chissà come. Trascinati sull’orlo di un buco carsico o foiba, con altri morti, pochi, e moltissimi semivivi, sono stati buttati giù ( tanto, tutti quelli erano italiani, no?) fra le sghignazzate. Il Maresciallo Tito voleva la terra, voleva Trieste, voleva l’Italia in nome del Capitale.

Chi nega le foibe deve paventare la sua morte, perchè la morte è l’incontro con il proprio sè, al quale non si può mentire, e che costituirà in incubi indicibili l’enorme carenza di umanità, l’offesa al filo che lo lega allo Spirito, per un tempo incalcolabile e fermo sulle crudeltà commesse. Tutti gli aguzzini non hanno pensieri, o sono superficiali e non credono, fino a quando non suonerà la campana, e non potranno perdonarsi .

Grazie, Presidente, per averlo riconosciuto.

Marilù Giannone

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