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Tavola Rotonda su una “Europa desiderabile” a Roma, l’8 marzo, all’ Istituto Sant’Orsola

“QUALE EUROPA È DESIDERABILE E QUALE È POSSIBILE”:
LA FORZA DI CHI SA DIRE LE COSE CHIARE E PARLARE AL CUORE

La tavola rotonda sul tema “Quale Europa è desiderabile e quale è possibile” ha dato il via venerdì 8 marzo ad apprezzabili chiarimenti sulle lobby occulte ed empatici impeti contro il mantra del neoliberismo. 

L’autentica rivelazione è  Valerio Malvezzi. A dispetto  dei luoghi comuni, secondo i quali gli italiani del nord si dovrebbero sentire come dei prigionieri politici a Roma, il  professore appare perfettamente a suo agio nella sala dell’ Istituto Sant’Orsola (*1) e va subito al punto. Il diktat dei quindici minuti concessi  dal moderatore lo stimola ancor più a spiegare le cose  difficili in  maniera semplice. Naturale. Il significato di economia umanistica diviene perciò intellegibile. Per la gioia delle signore presenti, conquistate dalla schiettezza dell’esperto di finanza che antepone la capacità di accogliere all’ormai infeconda voluttà di penetrazione. Ma non sono giochi di parole, bensì metafore lapalissiane. L’approccio multidisciplinare e la polivalenza, che permettono alla filosofia di porre rimedio all’uso terroristico ed  ermetico dei termini tecnici, passano attraverso il giusto riguardo per la classe media. Altrimenti destinata a sparire. Ma attenzione a cadere nell’errore di chiamare in causa l’adagio “In medio stat virtus”. Per Malvezzi (*2), la cui aria giovanile e bonaria contrasta col piglio di chi fa un uso trascinante del turpiloquio, sono meglio gli sterchi per il concime ché quelli, in carne ed ossa, intenti a ingannare. Una tigre, sostiene, va domata. Negoziare è inutile. 

Appaiono dello stesso avviso gli affiatati Barbara Pavarotti ed Enzo Pennetta. L’autrice dell’intenso documentario di denuncia “Italia addio” (*3) tiene a  bada la propria simpatica vena torrenziale. La gran gioia di vivere e coinvolgere va di pari passo col rammarico per un esodo che nei tempi antichi era una condanna e oggi per i compatrioti, che appartengono alla classe media, sembra un’opportunità. L’argenteria di Stato (per citare l’inesauribile Malvezzi: “se vendi quella, allora stai alla frutta”), gli inchini fuori luogo compiuti nei riguardi dei privati e la penuria di zone confortevoli tra le mura amiche sul versante finanziario costituiscono una iattura per  una classe sociale chiamata a risolvere in pubblico i propri problemi. L’elemento di maggior rammarico per Barbara è costituito dal latitante “Do Ut Des” dei figli esuli coi genitori. Il mantra del neoliberismo sembra alieno a una “partita doppia” all’insegna dell’appartenenza e della riconoscenza. 

L’infertilità delle donne, connessa all’indebitamento del sistema pubblico, rappresenta un motivo d’inquietudine e di riflessione altrettanto vivo. Pennetta, anziché limitarsi a convenire al riguardo, rincara la dose. Quantunque con garbo. Al docente di scienze naturali interessa mettere le cose a posto. Per cui occorre un mostro, un Lievethan, in modo che l’espressione “Homo Homini Lupus”, tradotta in pratica dal mercato privo nella domanda e nell’offerta dell’identità politica sovrana, formata dalle persone che abitano in un territorio e dal territorio stesso, ceda spazio all’assennatezza. 

 Come i tre minuti  di silenzio proposti per opporsi all’impasse di qualsivoglia persona pensi che il tempo sia denaro. I silenzi, però, possono anche diventare colpevoli. Al pari di Malvezzi, in merito ai silenzi degli accordi pianificati e scambiati per pigrizia o inerzia, lo spiega chiaro e tondo Tiziana Alterio. Il silenzio non è d’oro in ogni frangente. Anzi. È una guerra per l’appunto silenziosa che sta condannando il vincolo col Mare Nostrum, l’orgoglio di essere mediterranei, alla perdita di identità. Il nuovo Rinascimento, che Tiziana prospetta con cognizione di causa, non estranea ai palpiti della commozione e della sincerità, non deve più mettersi in competizione con Madre Natura. L’elemento antropologico può fare ammenda. Ed evitare così la fine dell’Isola di Pasqua. Allo spettro dell’abisso bisogna replicare con l’appartenenza. Con buona pace del monetarismo riformatore, dei cartelli anglo-americani e delle visioni eretiche care ai privati. Occorre darsi una regolata pubblica. Secondo l’ordine naturale delle cose. 

MASSIMILIANO  SERRIELLO

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(*1) La Tavola Rotonda, svoltasi presso l’Istituto Sant’Orsola in Roma, è stata promossa ed organizzata dall’Associazione “Sovranità Popolare”. Sarà cura della nostra Redazione pubblicare successivamente gran parte degli altri interventi. // (*2) Desideriamo segnalare anche altro documento a firma del Prof. Malvezzi su “L’etica e l’economia” da egli stesso letto personalmente durante un Convegno per la presentazione del libro “La Sovranità torni al Polpolo” dell’ Avv. Antonio Pulcini nel settembre del 2018, di cui è stata data ampia pubblicazione su questa “Testata”. // (*3) Anche  a tale evento, svoltosi presso il Caffè Letterario HoraFelix – con la partecipazione di eccezionali Relatori e di un attentissimo auditorio – la Consul Press ha dedicato un particolare e doveroso risalto.  

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