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La Cina in Italia: Via della Seta o Via della Sete (di Diritto)?

Il 23 marzo il Partito Radicale ha manifestato davanti alla sede RAI in occasione della visita del Presidente cinese Xi Jinping in Italia per siglare numerosi accordi nell’ambito del progetto della “Via della Seta” o “Belt and Road Initiative” che la Cina sta promuovendo in tutto il mondo per volere del Presidente Xi Jinping. Accordi di cui si sa poco o nulla, in perfetto stile cinese. Radio Radicale ha raccolto le dichiarazioni dei vari partecipanti ed esponenti del Partito Radicale che hanno illustrato le ragioni della manifestazione che non si è potuta svolgere nel centro di Roma proprio per non “disturbare” la visita del Presidente Xi. Roma come Pechino. Lo stesso giorno una simile manifestazione si è tenuta a Torino, a Piazza Castello, con l’Associazione Marco Pannella che ha voluto ricordare l’aggravarsi della situazione sull’informazione in Italia con l’imminente rischio di chiusura di Radio Radicale.

Inoltre, il 20 marzo, il Presidente del Global Committee Giulio Terzi di Sant’Agata e la coordinatrice del Comitato scientifico Laura Harth del GCRL hanno partecipato ad un seminario al Senato organizzato dal Sen. Urso proprio sulle opportunità e soprattutto sui rischi che derivano dall’apertura agli investimenti cinesi. Il seminario intitolato “Il Dragone in Europa: opportunità e rischi per l’Italia” ha messo in luce la pericolosa collaborazione con la Cina in materia di sfruttamento tecnologico, cyber-sicurezza ed erosione dei diritti fondamentali a cui l’Italia ed altri paesi europei stanno andando incontro, affidandosi ciecamente alla infondata certezza di poter avviare e mantenere, con benefici reciproci, la partnership cinese. Mentre Laura Harth ha ricordato l’esistenza dei campi di rieducazione cinesi dove sono rinchiusi ormai oltre un milione di cittadini di etnia uigura, l’Amb. Terzi ha stigmatizzato gli accordi, incluso quello tra le agenzie d’informazione Ansa e Xinhua chiedendosi: “Da oggi la gloriosa agenzia di stampa ANSA dovrà prestarsi a diffondere propaganda del Partito Comunista Cinese e di Xi Jinping. Chissà se potrà anche solo menzionare i fatti di Piazza Tiananmen del 1989.”

All’allarme di Giulio Terzi si aggiunge quello di Jianli Yang, dissidente cinese membro onorario del GCRL, che in un intervento a Washington a detto: “..ciò che fu impossibile per la Germania nazista, è possibile nella Cina di Xi, ovvero la realizzazione del totalitarismo orwelliano – controllo digitale completo sulla società cinese – con l’applicazione del ‘modello Xinjiang’ in tutto il paese (…) Sotto Xi, la Cina ha intrapreso strade simili alla Germania nazista. Un unico partito onnipotente, un leader supremo, controllo totale su tutti i media, aggressione militare all’estero, brutale repressione del dissenso, la creazione di false minacce e nemici esterni, lo sciovinismo e il nazionalismo stridente mascherati da politica estera. Dopo l’olocausto del popolo ebraico sotto Hitler, abbiamo giurato: ‘mai più’. Ma alle atrocità del dopoguerra che smentiscono quell’impegno, oggi dobbiamo aggiungere i campi di concentramento, i campi di ‘rieducazione’, in cui più di un milione di persone di etnia uigura, un decimo di loro, sono detenute. Si tratta di un fascismo maturo combinato con il comunismo, il capitalismo clientelare e un totalitarismo digitale orwelliano del 1984. Lo definisco fascismo con caratteristiche cinesi. Così come si conosce la Germania nazista, dobbiamo conoscere la Cina di Xi.”

Intervista di Starmag a Giulio Terzi: “L’Italia sarà sottomessa alla Cina”
In un’intervista alla rivista online Starmag, il Presidente del Global Committee ed ex Ministro egli Esteri Giulio Terzi spiega perché la “Via della Seta” intrapresa dall’Italia con la Cina è in realtà una “Via della Sottomissione”. Secondo l’Amb. Terzi l’esclusione della Cina e delle sue aziende dalla costruzione e gestione della rete 5G è prioritaria per la sicurezza nazionale dei paesi dell’UE e della NATO, oltre che per motivi commerciali, per mancanza di reciprocità, sussidi di Stato e protezione dei dati. La legge del 2017 sulla sicurezza nazionale obbliga le imprese cinesi a contribuire all’intelligence (spionaggio, sottrazione di dati sensibili, contro dell’informazione e propaganda). I documenti del Partito Comunista Cinese e del Governo precisano gli obiettivi per il dominio cyber, Intelligenza Artificiale e minacce alla sicurezza dei paesi NATO. La minaccia posta dalle tecnologie cinesi è concreta e non mitigabile. “Back-doors” ed esposizioni “IOT” evolvono costantemente e non esistono protezioni né prevenzioni possibili, una volta connessi a componenti o sistemi di provenienza cinese.

Non c’è nessuna ragione se non quella di avere prezzi tracciati per fare da “esca” ad usare prodotti e tecnologie cinesi. Le soluzioni europee, giapponesi e statunitensi sono infatti più avanzate di quelle cinesi in ambito 5G, come Samsung, Ericsson e Nokia. La minaccia non riguarda soltanto il 5G e le comunicazioni ICT ma anche altri settori “critici” ai sensi della diretta NIS e “Security Act”, ovvero reti energetiche, finanza, trasporti, infrastrutture, ospedali dove le “back-doors” cinesi costituiscono un rischio per la cyber-sicurezza. Occorre rafforzare la sorveglianza e la regolamentazione di investimenti esterni nei settori della sicurezza, dell’economia e in particolare del “Made in Italy” come del resto fanno 12 Stati membri del’UE, gli Stati Uniti ed altri ancora. Altrimenti, le collaborazioni a livello di commerciale e di difesa con i nostri partner statunitensi ed europei saranno a rischio.

 

Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”
Via di Torre Argentina 76
00186 Roma

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