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Europa dei cittadini

Presidenza della  Federazione delle Associazioni
de
gli Esuli Istriani, Fiumani e Dalmati

Lo scorso 12 giugno il Presidente della FederEsuli, Antonio Ballarin, ha scritto una lettera per ringraziare il Primo Ministro della Repubblica di Croazia, Andrej Plenković, per la sensibile apertura al mondo della diaspora dei popoli di Istria, Fiume e Dalmazia, auspicando una nuova fase tra le due sponde dell’Adriatico. ….  E ciò nel quadro dei rapporti tra popoli europei che hanno insieme superato le difficili questioni a lungo trascinate dalle oppressioni ai principi liberali e nazionali dell’Ottocento culminate nel primo conflitto mondiale, e le ideologie del Novecento che hanno segnato ancora e con più tragici esiti e profondamente le generazioni passate attraverso la feroce guerra civile europea combattuta in Spagna, il conflitto generale 1939-45, la divisione in due dell’Europa dalla città di Berlino a Gorizia e i decenni della cosiddetta Guerra fredda.

Oggi, che in pochi semestri andiamo verso gli anni Venti del XXI secolo, e in Europa i popoli della famiglia slava, germanica e latina, in assonanza con la bandiera dalmata che con le tre teste di Leopardo simboleggiano le tre autoctone comunità storiche, dobbiamo operare verso migliori traguardi e la felicità, nel rispetto del bene ambientale e paesistico, la vita di cittadini europei compiuti. La coscienza di questo dovere accresce la speranza e i propositi futuri. Oggi, una Europa dei cittadini, responsabile dei sacrifici compiuti negli ultimi secoli difficili dai padri dei nostri padri è garanzia di ragionevole autorità derivata dall’esempio e non già dall’autoritarismo della peggiore metà del XX secolo. La lettera della Presidenza FederEsuli qui di seguito integralmente riportata, è stata inviata per conoscenza ad Enzo Moavero Milanesi Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ad Adriano Chiodi Cianfarani Ambasciatore d’Italia a Zagabria, Croazia, a Francesco Saverio De Luigi Direzione Generale per l’Unione Europea Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Raffaele Panico

 

“Egregio Signor Primo Ministro Andrej Plenković,

Le scriviamo per ringraziarLa sentitamente per la partecipazione dell’Ambasciatore della Repubblica di Croazia in Italia, Jasen Mesić, alla celebrazione del Giorno del Ricordo, svoltasi quest’anno al Quirinale alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella.

Ancor di più desideriamo ringraziarLa per l’impegno dello Stato da Lei guidato nella riesumazione di alcuni corpi massacrati senza processo e/o in violazione di convenzioni internazionali a guerra finita in prossimità di Castua (presso Fiume-Rijeka) e di Ossero (Osor) sull’isola di Cherso (Cres).

Questi gesti di pietà cristiana non solo hanno portato pace negli animi di coloro che subirono tale violenza, ma anche in molte delle persone che dopo la Seconda guerra mondiale lasciarono i luoghi di origine, scappando dalla violenza nazionalista ed ideologica che lì imperversava, e che sono rappresentate in questa lettera. 
Come Lei sa bene, il nostro è sempre stato un popolo pacifico, laborioso, aperto, integrante, avendo assorbito la storia, la socialità e la cultura di quella che fu la Repubblica di Venezia. Le nostre famiglie hanno vissuto sempre una dualità tra cultura di origine ed apertura al mondo orientale. Non vi è una famiglia della nostra vasta comunità che in qualche modo non sia mista, termine non molto gentile ma che rende bene l’idea.

Noi ci sentiamo vittime di una guerra da noi non voluta e che dura da troppi decenni.

 L’odio nazionalista degli slavi contro gli italiani è stato introdotto ad arte dagli Asburgo già con il Consiglio della corona del 12 novembre 1866 dal cui verbale si legge in maniera inequivocabile: «Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l’influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno».

In seguito, il fascismo ha fatto la sua parte, imponendo una crudele e scellerata snazionalizzazione dell’elemento non italiano ed italofono, soprattutto in Istria, a partire dal 1922. 
Infine, la Seconda guerra mondiale e tutto ciò che ne è seguito, a nostro discapito, hanno completato l’opera di spopolamento dei paesi abitati dalle nostre famiglie da generazioni, polverizzando affetti e relazioni e sparpagliando i nostri parenti in giro per il mondo.

Oggi, finalmente, il clima è cambiato, la violenza causata dalla diversità non deve aver più alcuna cittadinanza. Ed è proprio questo che la nostra memoria vuole testimoniare: una memoria dalla quale costruire un’etica positiva nella nostra società.

L’inizio del cambiamento è avvenuto, a nostro modesto avviso e per quanto ci riguarda, con il Concerto dei Tre Presidenti tenutosi a Trieste il 13 luglio del 2010 alla presenza dei Presidenti di Italia, Slovenia e Croazia: Giorgio Napolitano, Danilo Türk e Ivo Josipović, ed è esattamente in quello spirito che le nostre Associazioni operano.

È fuori di ogni ragionevole dubbio che, nel tempo, le nostre Associazioni siano state soggette a spinte politiche eterodirette per pilotare una volontà popolare ora in una direzione ed ora in direzione opposta. Ma oggi, tutto ciò, non esiste più. Chi pensava di poterci manipolare, si è dileguato con la storia che vede, oggi, nell’Unione Europea, un elemento di stabilità e fratellanza, nonostante tutti i limiti che la stessa politica europea possa aver mostrato in questi anni.

La verità sta riaffiorando e, con essa, emerge un popolo che alla fine della Seconda guerra mondiale ha optato per una scelta senza mai abbandonare l’amore incondizionato e viscerale per la Terra alla quale è legato.

Proprio quest’amore ci ha portato al dialogo ed alla dialettica con tutti, senza preclusioni, testimoniando una sofferenza che non deve mai più accadere nella storia. Ma testimoniando anche un desiderio di unire anziché dividere, di elaborare prospettiva anziché rancore, di tessere progetti comuni tra le due sponde dell’Adriatico anziché ignorare la reciproca storia.

Ecco perché con grande emozione abbiamo applaudito a quanto realizzato dal Governo croato con la Sua presenza al Giorno del Ricordo 2019 e con la riesumazione dei resti di poveri corpi nascosti in più di settant’anni. Sono gesti, questi, che rafforzano quella lenta, paziente, benefica ricucitura di storie e vicende umane, iniziative culturali ed economiche a beneficio di una Terra meravigliosa, in grado di unire – come era una volta, prima della Prima guerra mondiale – e di far risplendere una civiltà sui generis.

Desidereremmo poterLa incontrare per raccontare di persona tutti questi pensieri e dare segno al mondo intero che costruire il bene è una possibilità concreta e non vaga utopia.

Con stima e cordialità

 

Dear Mr Prime Minister Andrej Plenković,

We are writing to express our gratitude for the participation of the Ambassador of the Republic of Croatia to Italy, Jasen Mesić, in the celebration of the Day of Remembrance, held this year at the Quirinale with the Italian Head of State, Sergio Mattarella, presiding.

Beyond this desire, we also want to thank you for Croatia’s commitment, under your leadership, to exhume the bodies of those massacred without trial and/or in violation of international convention, after the war’s end, near Castua (near Fiume-Rijeka) and Ossero (Osor) on the island of Cherso (Cres).

These gestures of Christian piety have brought peace not only to the souls of those who were the victims of this violence, but also to many people who, after the Second World War, left their places of origin, fleeing the nationalistic and ideological violence which had become the reality there; these people are represented in this letter.

As you know very well, our people have always been peaceful, laborious, open-minded and accepting of others, having absorbed the history, social customs and culture of that which was the Republic of Venice. Our families have always lived as a bridge between their culture of origin and the Eastern World. There is not a family among us that is not in some way “mixed”, a tem which may have its shortcomings but which does render the concept well.

We rightly believe that we are victims of a war which we certainly never desired, and which has lasted too many decades.

The nationalistic hatred of Slavs towards Italians was introduced, and artfully so, by the Hapsburgs as early as the Council of 12 November 1866. The minutes from this meeting speak clearly: “His Majesty has expressed his precise order that decisive action be taken against the influence of Italian elements still present in certain areas of the Realm, by occupying opportunely public administration, courts and teaching posts as well as places of influence in the press, in South Tyrol, Dalmatia and the Littoral, for the Germanisation and Slavicisation of these territories as circumstances dictate, with energy and without regard for the consequences.”

Following this, Fascism played its role, imposing a cruel and swift denationalization of the non-Italian and non-Italian-speaking elements, especially in Istria, from 1922 onward.

Lastly, the Second World War and its aftermath, to our detriment, completed the depopulation of the towns and cities inhabited by generations of our families, destroying social fabric, relations and all that was held dear, and scattering us all over the world.

Today, finally, the climate has changed, and the violence caused by diversity must not be allowed a place to dwell. Our memory wishes to be a testimonial to precisely this: a memory upon which to build a positive ethic for our society.

The beginning of this change, in our modest opinion, and with regard to our position, was the Concert held in Trieste on 13 July 2010, attended by the Presidents of Italy, Croatia and Slovenia: Giorgio Napolitano, Danilo Türk and Ivo Josipović. It is exactly in that spirit that our Associations operate.

Without a shadow of a doubt, through the years, our Associations have been subject to infiltrating political pressures bent on piloting popular opinion sometimes in one direction and other times in others. But none of this exists today. Those who thought they could manipulate us have disappeared in today’s European Union, which is an element of stability and fraternal relations, notwithstanding all the limitations the same European politics have shown in recent years.

The truth is resurfacing, and with it is emerging a people who, at the end of World War II, opted for a choice without ever abandoning their unconditional and visceral love for the Land to which they are tied.

It is this love that has brought us to dialogue and open discussion with everyone, without preclusions, witnessing to a suffering that must never be seen again in History. But this witness must also be to a desire for uniting rather than dividing, elaborating future prospects rather than resentment, and weaving together common projects between the two shores of the Adriatic see instead of ignoring one another’s History.

This is why, with ample emotion, we applaud the accomplishment of the Government of Croatia in being present for the 2019 Day of Remembrance and the exhuming of the poor victims who had been hidden away for over seventy years. These are gestures which reinforce this slow, patient, beneficial mending of human history and events, cultural and economic initiatives for the benefit of a wonderful Land, one capable of uniting peoples, as was once the case before the First World War, and let shine forth its unique civilization.

We would be extremely pleased to be able to meet with you to express, in person, all of these thoughts and to be a sign to the whole world that building the good is a concrete possibility and not a vague utopian idea.

Best regards”

ANTONIO BALLARIN

 

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