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Giovanni Morandi, l’ inviato speciale de “La Nazione”, scrive un resoconto degli scorsi trent’anni

Un giornale fatto coi piedi

Giovedì 11 luglio a Firenze, al Teatro Niccolini, è stato presentato un libro insolito: è un diario, è una raccolta di suggerimenti , ma è soprattutto un riepilogo di storia nazionale e no che va dagli anni settanta a qualche anno fa.

Il libro è “Il giornale fatto coi piedi” dell’ l’inviato speciale Giovanni Morandi della Nazione QN, edito da Polistampa, che ha vissuto in prima linea fatti di cronaca e di politica, ha rischiato, ha reagito di fronte alla corruzione, ha malinconicamente dimostrato che gli anni Novanta del secolo scorso hanno fatto dilagare ovunque ogni sorta di mostri come la guerra nel Kosovo, la fine dell’impero” comunista russo, ed altri non meno orribili.

Ogni appunto giornaliero, che spazia fra il 1990 ed oggi è un riferimento breve e veristico di fatti che pongono tutti davanti ad una meditazione amaramente sincera.

 Infatti davanti allo sguardo del lettore scorre un ventennio di attentati, delitti, cattiva politica, illuminato qua e là dalle considerazioni  umanissime e profonde dell’autore. (Craxi scoperto a piangere, il fatalismo bonario della guida dell’inviato).

Le tre regole del non dare per scontato ciò che sembra, non essere disincantati, del credere a ciò che si fa, sono le norme di un giornalismo diverso, che Morandi ha sempre seguito, con altre interessanti opinioni sparse qua e là nel corpo dei réportages diaristici, che fanno senza sorpresa scoprire uomini e gesta ed apprezzare la tendenza del Morandi a voler capire, a volersi immedesimare nell’altro e nei suoi problemi, non per puntare il dito ma per volontà di conoscenza. Dall’inviato speciale la vita è amata, la morte più volte incontrata è umile accettazione di qualcosa più grande di tutti.

Le famose 5 W che devono introdurre il “pezzo” sono il sottofondo per lasciare posto ad una moltitudine di figure e nomi di creature dolenti o tranquille, addolorate, fataliste, sgraziate, divertenti. Esse hanno spesso tutta la scena per ripensare ad un fatto di storia o di guerra, per riconsiderare ciò che si è vissuto e che la memoria rende limpido come quando si è verificato e pertanto costruisce con l’intercorsa esperienza un nuovo quadro decisionale o di opinione.

Morandi non ha seguito politiche particolari, ha  invece conosciuto un mondo di politici esteri ed italiani, che ha intervistato faccia-a-faccia , alla ricerca mirata e rispettosa del cuore dell’individuo con il quale comunicava. La sua è una voce di giornalista vero, che non distorce frasi: annota ciò che vede e gli viene risposto, con le osservazioni spontanee sorte da simpatia, stima, fraternità o distacco.

Berlusconi, l’ultimo trascorso di Craxi, un D’Alema disponibile per farsi notare appaiono con una veste nuova, oltre quelle degli “opinions makers”; così come sono là, spaventosi, nel breve narrare del libro, secco e duro come colpi d’arma, i resti di una guerra “economica” e prima antinazista, ma non meno nazista, in Jugoslavia, e l’evidenza allucinante della povertà nell’URSS.

Il giornale la Nazione è stato, come l’Autore dice, un giornale fatto coi piedi, vale a dire un quotidiano scritto dal più autentico inviato speciale, quello che parte e va, ritorna e “non crede a nulla, ma accetta tutto se c’è una prova”, va a piedi e scrive sempre, anche quando, a suo dire, “farà altro” e riprenderà la penna o, con diffidenza, il computer, per scrivere libri ed inchieste (la beffa di Modigliani, Italia contromano, Poi il fiume diventò nero).

Di sè e dei giornalisti come lui dice: “ li chiamavano inviati, e nessuno saprebbe se esistono ancora o se si sono estinti” . Chissà, forse no, i giorni attuali sono un trentennio di desertica ignoranza, ed accettazione solo di ciò che è facile e comodo, ma forse, come nani sulle spalle di un gigante, altri inviati seguiranno la sua semplice ed essenziale fede, ed anche per i giornali si avranno tempi migliori.

Marilù Giannone

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