Mario Cerciello Rega …. Ad recordationem et Memoriam
IN RICORDO di MARIO CERCIELLO REGA
Ottimo Cittadino e servitore dello Stato
Sui tribunali dell’opinione pubblica e l’ordinaria insicurezza delle città
Raffaele Panico
Mediatore! Un chiaro segno del degrado dei tempi, gli storici della società, degli usi e costumi e dei termini linguistici lo definiscono “scivolamento” del termine, ovvero un cambiamento semantico, una perdita del valore di un significato. Mediatore nei decenni scorsi evocava una mediazione commerciale, finanziaria, anche agricola e industriale in economia e lavoro. Oggi il mediatore è colui che nelle piazze e parchi delle città, sin nei piccoli paesi, funge da tramite tra l’assuntore e il piazzista di sostanze psicotrope. Traffico divenuto ingente quantitativo moltiplicato per provenienza geografica con nuova sostanza, talvolta proveniente da piantagioni a nuove latitudini e longitudini del globo, o da nuovi improvvisati laboratori chimici clandestini di sostanze sintetiche. Libere di viaggiare, come la lama del coltello di 18 centimetri arrivata dagli Stati Uniti sino a Roma.
Il fatto che in pieno centro di Roma l’Arma perde un servitore dello Stato e la famiglia un loro caro, nell’adempimento del dovere, ha creato un vuoto assordante. Una perdita insanabile, incolmabile, un fatto tragico incancellabile. Le garanzie dello Stato di diritto sono state tutte rispettate, applicate le procedure di legge. Perché non si sono difesi i militari? È mancato il tempo e sono stati sopraffatti dall’esplosione di violenza incontrollata dei due indagati. E diversamente che in altri Paesi non si può estrarre la pistola e fare fuoco di dissuasione dall’azione violenta criminale assassina.
Mario Cerciello Rega anche se avesse avuto la pistola d’ordinanza non avrebbe potuto usarla. Questa è la notizia? Con indagini ancora in corso? Oltre l’Atlantico però, si stigmatizza sulla benda sugli occhi, senza se e senza ma.
Forse i versi del Sommo Poeta sulla Firenze dei suoi tempi lasciano un brivido raggelato e surrogano un fremito di surreale paradossale linearità atemporale: […] Sempre la confusion de le persone principio fu del mal de la cittade, come del vostro il cibo che s’appone […]
E si ravvisa anche una profonda tristezza d’animo che per assonanza della perdita del concittadino Mario si associa al sentimento foscoliano di “In morte del fratello Giovanni”, o delle “Lettere a Jacopo Ortis” e “Dei sepolcri”: c’è un materialismo d’immagini portato all’estremo eccesso dai media e dai social novelli tribunali dei popoli, che nel breve di pochi minuti esprimono emozioni tali da girone infernale, qui dove s’è perso il senso di essere Civiltà, e appare la tetra condizione attuale dell’Italia. Meditando forse anche ritroviamo il punto di non ritorno per il giro dei tempi e le possibilità di risorgere dell’identità della Persona come individuo certo della sua integrità e concorso alla Maestà dello Stato, il solo garante della sicurezza e della sanità dei suoi cittadini.