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Il traguardo non è regredire ma progredire 

Da anni si parla di surriscaldamento, ma mai prima della Thumberg si erano visti movimenti e proteste a favore del clima di tale rilevanza ed entità.

Questo non può essere che un bene, perché porta l’argomento all’attenzione dei media e, facendo notizia, il messaggio della coraggiosa sedicenne si diffonde più velocemente, smuovendo le coscienze delle nuove generazioni nelle quali lo slogan “save the planet” si radica in profondità diventando quasi un mantra da ripetere meccanicamente, senza alcuno sforzo.

L’obiettivo è proprio questo. 

Cambiare le abitudini delle persone. Ridimensionare la posizione dell’umanità, decentrandola, ponendola allo stesso livello delle altre creature residenti nel nostro pianeta.

L’uomo, che per secoli non ha fatto altro che tentare di dominare la natura, dovrebbe imparare oggi a considerarla quale una moglie (o un marito) da ascoltare e da rispettare, e non da controllare e possedere. Come in un matrimonio ben riuscito gli sposi imparano a convivere, così l’uomo dovrebbe fare un passo indietro e capire che della Terra siamo padroni tanto quanto la natura stessa, con gli stessi diritti e molti più doveri. 

Perché nessun altro essere vivente, apparte l’uomo, ha mai avuto l’ingegno di plasmare il pianeta a suo vantaggio così come noi abbiamo fatto. È questa stessa intelligenza che ci ha permesso di prosperare, di vivere in luoghi dove altre specie animali sono arrivate solo dopo secoli di evoluzione, garantendoci lunga vita e prosperità. Ma le stesse capacità che ci hanno permesso di sosopravvivere e adattarci tanto bene ci stanno uccidendo, lentamente, sotto i nostri stessi occhi, avvelenando la nostra unica vera casa.

Tanti in questi giorni ha parlato male di Greta. 

Alcuni l’hanno chiamata ipocrita, perché si è conquistata la fama grazie ad un sistema che apparentemente disprezza, o catastrofista, perché non guarda ai risultati che l’umanità ha raggiunto in tema di mortalità infantile e di progresso.

Ragioni valide, forse, opinioni rispettabili, se vogliamo, ma che perdono di obiettività.

La realtà è che gli obiettivi raggiunti non devono essere mai un punto d’arresto, e che gli strumenti conquistati non devono mai essere considerati un limite. 

Rimproverare la Thumberg perché si crea un nome attraverso gli strumenti a sua disposizione equivale a negare un progresso già raggiunto e questo prende il nome di regresso. 

Ogni mezzo a nostra disposizione deve essere usato e sfruttato a nostro vantaggio, ciò che dobbiamo cambiare è il modo in cui ci rapportiamo con il mondo.

Credo sia questo il messaggio di Greta. 

Per nulla distruttivo, o catastrofista come molti vogliono farci credere, bensì un avviso a fare di più, perché possiamo, ne siamo capaci. 

Il traguardo non è regredire a una fase primordiale, in cui la natura divenga padrona, ma progredire, in modo tale da ristabilire un equilibrio tra uomo e natura senza la negazione dell’uno o dell’altro.

 

 

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Edoardo Maria Franza

Giornalista Pubblicista e Praticante Forense

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