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Un’ Economia in crescita: quella della “Pornografia”

La Pornografia fattura oltre 100 miliardi di dollari

L’industria pornografica è all’apice del successo, pornoattori e pornoattrici vivono in crisi. La pornografia si sta sviluppando con grandi cambiamenti.

 

Il mercato pornografico ha superato i 100 miliardi di dollari. Non conosce assolutamente crisi. Un mercato in grado di mobilitare un vero e proprio traffico, quasi il 4,5%  degli utenti complessivi su Internet finiscono per dare visibilità a tali contenuti, arricchendo gli incassi, anche nei gettonati siti gratuiti. Sebbene il 30% degli utenti che clicca su banner pubblicitari finisce per alimentare siti di scommesse, il porno ha un’importanza notevole nel traffico di internet, il 3% dei banner li conduce a questi siti. Se internet fosse una rappresentazione del mondo, il porno sarebbe la quarta potenza mondiale.

Siti pornografici come XVIDEOS E Pornhub generano più pagine del New York Times. La Mindgeek gestisce i più grandi siti porno Redtube, Youporn, Pornhub, XVIDEOS, Tube8 e ha caricato tanti di quei video che per vederli tutti non basterebbe nemmeno 70 anni filati: video gratis per l’utente, che frutta molti soldi con le pubblicità.

Tale mercato è andato a discapito degli attori, produttori e registi del porno che proprio mentre la pornografia cavalca miliardi di dollari  conoscono la crisi per la prima volta, mentre in passato era il contrario. Nascono così porno di nicchia d’autore e i porno femministi. Erika Lust, regista hard svedese di 42 anni, ha iniziato nella sua città adottata, Barcellona, il suo lavoro di porno femminista. Ovvero  esprime attraverso i suoi film il sesso visto dalle donne. In un mondo sempre più paritario e unisex, il porno nella stragrande maggioranza continua a essere un mercato visto principalmente dagli uomini, per i contenuti maschilisti dei suoi video. L’obiettivo di Erika  Lust è quindi esprimere la sessualità e il piacere  femminile. Mario Salieri, regista e produttore pornografico italiano, per rispondere alla crisi dei sex workers ha iniziato una produzioni di film porno d’autore, alcuni persino storici. Uno dei problemi che ha creato la distruzione delle star del porno, fatto eccezione per quelle più famose nel mondo statunitensi, il cui lavoro somiglia molto a una Hollywood di serie B, è il narcisismo in aumento.

La voglia di mostrarsi ha generato una quantità molto alta di filmati amatoriali, pagati poco dai siti che si arricchiscono con pubblicità e visualizzazione. La quantità quindi del porno e la varietà dei generi ha quindi indotto nuove strategie di sopravvivenza per tutti gli attori e attrici pornografici che non sono conosciuti internazionalmente.  

Di media sotto i 18 anni almeno il 70% degli adolescenti si è connesso almeno una volta ai siti pornografici, percentuale più bassa per il pubblico femminile. In definitiva non c’è un dato fisso, un identikit fisso sulle fasce d’età. L’Iraq batte ogni paese tra chi accede alla pornografia via web, buone posizioni per Kuwait e Singapore, l’Italia è al quattordicesimo posto mondiale. Il tabù delle società occidentali riguardo alla pornografia la rendono un mercato fiorente ma segreto e persino sulle dicerie ci sarebbero molti miti da sfatare.

Studi scientifici hanno dimostrato che vedere la pornografia non rende violenti come si pensava. Come dimostrano i dati gli uomini sono più attratti e quindi la vedono di più, confermando la realtà, ma non è assolutamente vero che le donne non provano piacere nell’ osservarla. Il cervello elabora stimoli biologicamente rilevanti che si scatenano automaticamente. Persino la dipendenza non è sicura e non avviene come una droga. Alla base ci sono sempre casi differenti. In linea di massima la negatività per il mercato sessuale più che produrre effetti negativi per la donna li produce per l’uomo. Può causare disfunzione erettile, per competitività e il non sentirsi all’ altezza con gli attori di filmati hard visti. Grande sfiducia nel compiere tali atti,  le attrici pornografiche reagiscono con gioia, mentre  nella realtà ciò potrebbe non avvenire. Come hanno dimostrato le registe porno femministe la maggioranza dei filmati pone la donna in un ruolo di sudditanza rispetto all’ uomo e tali visioni potrebbero incrementare da parte dei visitatori di siti per adulti comportamenti di una minore disponibilità ad accogliere le esigenze dell’altro sesso e sviluppare un forte desiderio di dominio, che se non alimentato potrebbe generare un frustrato desiderio di dominio sessuale.

                                                                                                                                                om Enrico Paniccia

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