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Aprilia città di Fondazione

Aprilia modello di città di Fondazione XXV aprile 1936 – XXIX ottobre 1937 

Raffaele Panico

Aprilia edificata in soli 18 mesi! L’architetto Concezio Petrucci la concepisce e inizia il solco della fondazione il 25 aprile 1936, inaugurata il 29 ottobre 1937. Tracciato secondo l’antica memoria Romana del cardo e decumano, in prossimità dei percorsi dell’Agro pontino, tra la strada Nettunense e la futura strada Mediana – la SS 148: sull’asse di unione tra queste due vie. La viabilità verso la città di fondazione diventa l’asse di penetrazione verso la piazza del Municipio (poi piazza Roma) e assume come fondali la Torre Civica e quella Campanaria – elementi verticali tipici della civiltà italiana medioevale, in chiave moderna, urbana e architettonica. Sintesi perfetta raggiunta da un architetto italiano, il Petrucci, che vince il Concorso per Aprilia. Lo vince grazie all’organicità di elementi della tradizione millenaria della civiltà italiana: assi ortogonali principali di chiara ascendenza Romana cardo-decumano; una piazza foro civico e centro delle attività tanto produttive quanto ricreative, con chiari riferimenti architettonici quali le torri e i giochi metafisici. Ci si è domandati. È l’artista De Chirico che si è ispirato ad Aprilia? I pieni e i vuoti, i corpi lineari degradanti delle residenze sulle vie laterali che non dovevano superare in altezza la possibilità che la luce solare giungesse ai piani bassi delle case dei lavoratori.

Sono state ben quattro le città realizzate in pochi anni, dal 1936 al 1938, da Petrucci con i suoi colleghi architetti e ingegneri, oltre Aprilia e Pomezia nell’Agro romano-pontino, Fertilia in Sardegna, anche questa in una pianura paludosa, e Segezia in Puglia, tutti centri a carattere rurale, della stessa capacità abitativa, circa 3000 abitanti nel centro e 9000 nel territorio limitrofo appoderato: nei poderi. Tra le quattro “città nuove” di Petrucci, Aprilia è la più importante! Città, pensata a misura dei suoi abitanti, finalmente fuori da inutili polemiche post belliche. Inoltre è la città che rappresenta meglio l’identità pontina, vediamone il perché. Anzitutto, è un territorio nato da “genitori diversi” sebbene tutti italiani, dello Stato della Chiesa e del Regno di Napoli, verso sud, dove c’era l’ex Stato napoletano – a Gaeta, e quindi la “Terra di Lavoro; poi, è Municipio “nato” da istituzioni italiane sia monarchiche che repubblicane, che portarono qui – anche con la Cassa per il Mezzogiorno, quasi tutte le etnie d’Italia. Dal punto di vista culturale e storico, un’altra domanda significativa da porre al territorio, è più rivolta a nord, a Roma, come area metropolitana, o più verso sud, all’altra area ad intensità abitativa maggiore, cioè Napoli? È una domanda interessante, che andrebbe posta seriamente, per far sì che il territorio pontino, in primo luogo quello di Aprilia, possa fare da cerniera per incrementare l’economia imprenditoriale e della cultura tra le due città e le rispettive aree metropolitane. È in una posizione strategica importante, sia sul piano economico che amministrativo per favorire la soluzione dei problemi strutturali tra le zone romane, laziali e napoletane. Aprilia dovrebbe così crescere in leadership politica ed economica lungo l’asse Roma-Napoli, aperta a iniziative, sinergie tra i vari Comuni, e proporsi quindi come polo economico trainante, ricoprire un ruolo importante di tutto rispetto.

Una storia ancora non analizzata è la memoria della costruzione della propria identità. Si può fare attraverso le immagini d’epoca, foto, disegni opere figurative, tutti aspetti culturali, anche dalle comunità originarie, cose che vanno tramandare ai giovani oggi, per una città moderna, già polo industriale e ora nell’era post-industriale, dell’innovazione elettronica e informatica. Città ormai che deve ritrovare e sottolineare le sue strutture profonde per la diffusione dell’arte e della cultura. Evidenziare così i nuclei originari di popolazioni locali del Lazio con i gruppi veneti, friulani ed emiliani, insediatisi col Regno d’Italia negli anni Trenta e a guerra finita affiancati da etnie italiane provenienti dalle varie aree del Mediterraneo, e finalmente – dal 2 giugno 1946, cittadini della Repubblica. Il fenomeno delle migrazioni del fu Regno d’Italia e poi d’Italia e d’Albania del resto assunse una importanza rilevante fin dalle prime guerre d’Indipendenza. Poi le grandi bonifiche ad iniziare dalla conca del Fucino prosciugata (1852), zone paludose e malariche dove si crearono superfici idonee al popolamento per ampie zone dello Stato, profondamente trasformate come la regione pontina mutata da terra incolta a nuova provincia del Lazio.

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