Gli Eroi di Dogali nella tela di Michele Cammarano
LA GUERRA COLONIALE DI FINE OTTOCENTO
NEL CORNO D’AFRICA
Il 26 Gennaio del 1887 l’opinione pubblica italiana fu sconvolta da un doloroso e tragico fatto d’armi, l’Eccidio di Dogali.
“Era il 2 di Febbraio, un mercoledì: in Montecitorio, il Parlamento disputava per il fatto di Dogali; le vie e le piazze prossime rigurgitavano di popolo e di soldati … Dalla Piazza di Montecitorio, dalla Piazza Colonna venivano clamori e si propagavano come uno strepito di flutti, aumentavano, cadevano, risorgevano, misti agli squilli delle trombe militari … l’orrore della strage lontana faceva urlare la plebe; uomini in corsa, agitando gran fasci di fogli, fendevano la calca; emergeva distinto su i clamori il nome d’Africa.” (Il Piacere di d’Annunzio pubblicato nel 1889).
Nel pieno della Belle Epoque, del Periodo Umbertino, in un’epoca di bellezza, di frivolezza, di gioia di vivere, di sviluppo industriale, il Giovane Regno d’Italia, da poco raggiunta l’Unificazione con Roma Capitale, si trovò a muovere i primi passi verso quel colonialismo, che già le grandi potenze europee, come l’Inghilterra e la Francia, praticavano da tempo.
Il mito di Roma e la profonda Civiltà Classica avevano guidato e costituito l’elemento collante per tutto il processo di Unificazione Italiano e ora che Roma era tornata a essere Capitale, la lezione di Roma Imperiale si mise subito in pratica, mostrando una forma di colonialismo molto diversa da quella delle altre potenze europee, non di saccheggio di materie prime, ma di portatori di civiltà; dove c’era Roma , non potevano mancare strade, acquedotti, terme, fori, basiliche, templi, archi e soprattutto il diritto romano. Asmara è stata dichiarata recentemente patrimonio dell’Unesco, per la sua bellezza e armonia architettonica.
I rapporti con la Francia e l’Inghilterra entravano in tensione in quanto il 20 Maggio del 1882 l’Italia aveva aderito alla Triplice Alleanza con l’Austria e la Germania; accordo firmato dal Governo Depretis, vicino alla volontà del Re Umberto I e della Regina Margherita. L’ espansione coloniale veniva così orientata verso le coste etiopiche del Mar Rosso, che con l’apertura del Canale di Suez (1869), risultavano valorizzate e ancora libere dalle mire delle altre potenze europee.
Il territorio venne da subito fatto oggetto di audaci spedizioni italiane da parte di importanti esploratori, molti dei quali vi trovarono la morte, come Guglielmo Massaia, Antonio Cecchi, Giuseppe Giulietti e Gustavo Bianchi. E’ importante ricordare anche l’opera dei monaci missionari, che si spinsero in questi luoghi difficili per portare il messaggio cristiano, ma anche per aiutare ed educare quelle popolazioni a sfruttare al meglio le risorse del loro territorio, impedendo così il trasferimento del continente africano nel continente europeo.
Dal Porto di Massaua cominciò la penetrazione verso l’Etiopia o Abissinia, confidando nel fatto che “Le chiavi del Mediterraneo sono nel Mar Rosso”. A sostegno di un presidio venne inviata una colonna di rinforzo di 548 uomini al comando del tenente colonnello Tommaso De Cristoforis, che intercettata da truppe etiopi fu accerchiata e massacrata. La dinamica dell’azione fu studiata e resa con particolari capacità tecniche, ma soprattutto con pathos tragico, dal pittore Michele Cammarano, nella sua monumentale tela, dedicata agli Eroi di Dogali, conservata e visibile nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Al centro del quadro in una posizione di rilievo il tenente colonnello Tommaso De Cristoforis con la sua sciabola e in divisa bianca coloniale, illuminato da un fascio di luce, imprime un andamento circolare e dinamico a tutta l’azione; si erge combattivo alla guida dei suoi uomini, tutt’intorno popolazioni bellicose con abbigliamento selvaggio, nell’atto di circondare e massacrare gli italiani. Ciò che più colpisce sono le armi per nulla rudimentali e locali, ma sofisticate e moderne. In primo piano si nota infatti un abissino con un fucile occidentale, che punta il Comandante direttamente al cuore.
La veridicità e drammaticità della scena, i colori, le luci, l’eroismo e la tragicità del momento sono espressi con attenzione e meticolosità di particolari; pittore-soldato capace di cogliere lo spirito della battaglia e di ricostruire il fatto tenendo conto anche della natura del luogo e degli uomini, seguendo la tradizione artistica di famiglia, basti ricordare che il padre Salvatore era stato librettista di Giuseppe Verdi. La tela è il risultato di anni di ricerca, che Cammarano in prima persona condusse in quei luoghi in Eritrea, stabilendosi a Massaua, per anni. Il quadro gli fu commissionato dal Ministro della Pubblica Istruzione Paolo Boselli con una lettera del 14 Marzo 1888 e venne completato nel 1896.
Come tutti gli anni, anche quest’anno gli Eroi di Dogali sono stati ricordati e onorati con una solenne cerimonia e la deposizione di una corona al Monumento a Dogali, sito in Via Luigi Einaudi, a Roma, con la partecipazione delle Associazioni d’Arma. Il Monumento riporta impresso nel bronzo i nomi dei circa 500 eroi di Dogali e venne eretto subito dopo i fatti nel 1887 davanti alla Stazione Termini, in Piazza dei Cinquecento, a memoria dei caduti di Dogali. Con la risistemazione della piazza e della stazione il Monumento fu spostato dove è ancora oggi visibile, a monito per le nuove generazioni. A Giugno del 1887 venne posta anche una lapide sulla facciata di Palazzo Senatorio, in Piazza del Campidoglio, con queste significative parole, a sottolineare il legame tra le gesta della Roma Classica e quelle della Roma Capitale.
S P Q R
GLORIOSI SOLDATI DI DOGALI
CHE COLL´INSIGNE VALORE SUPERARONO LA LEGGENDA DEI FABI
ROMA INCIDE UNA LAPIDE IN CAMPIDOGLIO
PERCHÉ QUESTO COLLE AUGUSTO
CHE RICORDA AL MONDO LE VIRTÙ MILITARI DEI NOSTRI PADRI
RACCOLGA E CONSACRI
A CONFORTO ED ESEMPIO DELLA GRANDE PATRIA ITALIANA
LE PRIMIZIE DEI MIRACOLI NOVI
XXVI GENNAIO MDCCCLXXXVII
V GIUGNO MDCCCLXXXVII
Vorremmo concludere questo articolo ricordando il valore dell’arte e dei monumenti, espressione di civiltà e di identità. La parola Monumento deriva dal latino Memento, che significa RICORDARE. Nel passato sono presenti le radici del nostro Futuro. L’artista è colui che sa cogliere lo spirito del tempo e ne lascia traccia nell’opera d’arte. Al grande Michele Cammarano il nostro più profondo omaggio non solo per il bellissimo dipinto che ha immortalato gli Eroi di Dogali, ma anche per un’altra tela dedicata alla Breccia di Porta Pia, di cui quest’anno ricorrono i 150 Anni.
E’ interessante ricordare la data di morte del Nostro Pittore-Soldato il 21 Settembre 1920, morì nel giorno del Cinquantenario della Breccia. Quest’anno sarà dunque doveroso unire le celebrazioni di Porta Pia al Centenario della Morte di Michele Cammarano.